Appello agli anarchici, ai libertari, agli antimilitaristi (ita-ing-deu)

Appello agli anarchici, ai libertari, agli antimilitaristi

Introduzione

Sull’importanza e la necessità di rilanciare la lotta
antimilitarista in Italia non crediamo ci siano dubbi. L’esercito
italiano ha le proprie truppe dislocate in ventuno paesi del mondo, il
territorio in cui viviamo è letteralmente cosparso di servitù militari
(basi NATO, USA, europee, italiane, postazioni radar, sottomarini
nucleari, centri di ricerca, fabbriche di armamenti, ecc.), l’industria
bellica italiana (Finmeccanica in testa) fornisce le proprie micidiali
armi agli eserciti e alle polizie di mezzo mondo, e ci stanno abituando
ad una crescente presenza di militari nelle città. Alla guerra esterna
corrisponde (economicamente e socialmente) la guerra interna:
condizioni di vita e di lavoro imposte sempre più con il terrore,
militarizzazione preventiva dei territori, repressione del dissenso.
Gli stessi dispositivi razzisti (deportazione di migranti, lager,
aumento delle pene per i clandestini, legalizzazione delle ronde, ecc.)
non sono separabili dal fatto che siamo in guerra. Operazioni
neocoloniali, propaganda nazionalista, aggressioni fasciste, razzismo
democratico, esercito nelle strade e rilancio del programma nucleare
sono le meraviglie prodotte da un mondo che ci vuole portare – in righe
ben allineate – verso l’abisso. Sappiamo tutti quali sono stati i
limiti delle mobilitazioni contro le varie guerre (pensiamo anche alle
recenti manifestazioni contro i massacri di Gaza): la macchina bellica
non è stata inceppata. Avvicinare geograficamente e socialmente il
problema della guerra, dando al militarismo nome, cognome e indirizzo
(e agendo di conseguenza), è il solo modo per spezzare la complicità
con i signori dello sfruttamento e della morte. Il progetto di
costruire una base militare a sud di Trento è, da questo punto di
vista, una iattura ma anche un’occasione: quella di una lotta senza
compromessi contro gli ingranaggi della guerra. Riuscire ad impedire la
costruzione di una base di morte (o, più modestamente, provarci con
tutte le proprie possibilità) avrebbe una ricaduta positiva per tutti i
compagni, non solo per noi. La china istituzionale del movimento di
Vicenza – che ha portato quella che poteva essere forse la lotta più
importante che c’era in Italia ad arrancare, dopo le manifestazioni
internazionali, in una protesta democratica locale che, così com’è, non
può avere sbocchi – è lì a dimostrare almeno due cose. Primo, che
collaborando con le istituzioni non si ferma nessuna base. Secondo, che
una critica pratica ai metodi istituzionali (intendendo per critica
pratica la volontà caparbia di provare ad inceppare concretamente il
militarismo, con altre prospettive e altri mezzi) dovrebbe essere un
desiderio e un impegno per chiunque si batta contro lo Stato e il
capitale. Siamo convinti che il movimento anarchico, libertario e
antimilitarista reale abbia potenzialità inespresse. Che non stiamo
facendo, per dirla più semplicemente, tutto quello che potremmo. Nelle
note che seguono illustreremo il progetto della base militare di
Mattarello, racconteremo quello che abbiamo fatto finora e quello che
vorremmo fare in futuro. Diciamo fin da subito che le condizioni in
Trentino per una lotta di massa contro la base di Mattarello non sono
granché favorevoli, per ragioni che spiegheremo. Non ci facciamo
illusioni al riguardo. Pensiamo però che, quale che sia il
coinvolgimento raggiunto, sia necessario farsi carico in prima persona
di ciò che si sostiene. Chissà poi che, vedendo degli individui che si
battono con un minimo di capacità, anche chi è stato alla finestra
finora non decida di partecipare alla lotta. Provare ad impedire la
costruzione di una base militare è probabilmente il progetto più
ambizioso e difficile con cui ci siamo confrontati. Per questo è molto
prezioso il contributo (di critica, stimolo, suggerimento) di altri
compagni. Questa avventura non la possiamo tentare da soli. Come
chiariremo meglio più avanti, siamo disponibili a presentare questa
lotta nelle varie città e situazioni in cui siano presenti compagni
interessati: per riflettere assieme, per costruire una solidarietà
attiva, per capire come intrecciare le varie lotte locali con la
questione della base di Mattarello e della guerra. Non vogliamo essere
complici di strutture di repressione e di morte: ecco tutto. Non
abbiamo garanzie, pronti a ripetere a fine partita ciò che un ribelle
francese disse ai propri giudici: “Le nostre disfatte non provano
niente se non il fatto che eravamo troppo pochi per resistere
all’infamia”.

La base militare di Mattarello

Governo e Provincia di Trento vorrebbero costruire, tra la
concessionaria Dorigoni a sud di Trento e l’aeroporto di Mattarello,
una base militare in grado di ospitare 1600 soldati di professione. Una
base estesa su circa 30 ettari di campagna, un vero e proprio paese nel
paese con alloggi, sala convegni, cinema, campi sportivi, officine,
armerie, poligono di tiro, ecc., più un’area consistente (superiore al
30%) sottoposta a segreto militare. Per via del rischio di esondazioni
dell’Adige, la cittadella militare verrebbe rialzata con migliaia di
metri cubi di porfido, causa di emissioni nocive di radon: possiamo
renderci conto dell’impatto ambientale di un simile progetto, calato
sulla testa della popolazione. Ma senza trascurare l’aggressione al
territorio (tutte le basi militari inquinano con solventi e metalli
pesanti), i costi (si parla di almeno 400 milioni di euro) e i forti
disagi creati ai suoi abitanti (convivere con 1600 soldati non è uno
scherzo per via del controllo nel quotidiano, dei continui abusi,
ecc.), il punto fondamentale è che una simile installazione serve ad
uno scopo ben preciso: la guerra. Finanziando interamente la
costruzione della base militare di Mattarello, la Provincia di Trento è
l’unica Provincia italiana ad avere a bilancio una spesa di guerra. Per
ampiezza, costi e caratteristiche (simili a quelle di un villaggio
militare di tipo americano), la base di Mattarello è uno dei progetti
italiani più importanti sostenuti dall’esercito. Teniamo presente che i
soldati di stanza nelle attuali caserme di Trento hanno già partecipato
a diverse operazioni di guerra (in particolare nella ex Jugoslavia).
Inoltre, le truppe degli Alpini hanno e avranno un ruolo strategico in
diversi conflitti che vedono o vedranno presente l’esercito italiano
(pensiamo all’Afghanistan). Queste truppe trovano in Trentino un
terreno ideale di addestramento. Benché l’accordo tra governo e
Provincia di Trento risalga al 2002, solo nell’autunno del 2007 si è
cominciato a saperne qualcosa di più. Come nel caso di altre grandi
opere (ad esempio il TAV), si è aggirata ogni discussione persino
nell’ambito formale del consiglio comunale e provinciale di Trento.
Nessuna sorpresa.

Il contesto in cui si inserisce

Siamo un po’ tutti abituati a considerare il Trentino una provincia
sorniona e periferica rispetto ai grandi progetti tecnologico-militari.
Ebbene, il futuro prossimo ci costringerà a modificare radicalmente la
nostra percezione. Siamo convinti che si stiano progettando e in parte
già realizzando delle trasformazioni profonde delle nostre valli. Da
una parte, le nuove e gigantesche infrastrutture. La linea ferroviaria
ad Alta Velocità Verona-Monaco, l’inceneritore di Ischia Podetti, la
base di Mattarello, “metroland” (180 km di gallerie per una rete di
metropolitane di superficie). Dall’altra parte, gli intrecci tra
l’esercito, la ricerca tecno-scientifica e la produzione industriale.
Che rapporti esistono – ad esempio – tra la cittadella militare di
Mattarello (che vorrebbero costruire a fianco di un aeroporto civile),
il progetto di un centro di ricerca in Trentino della Finmeccanica (il
più grande produttore italiano di armi, in particolare aerospaziali) e
un nuovo stabilimento a Grigno della Forgital (ditta vicentina
specializzata nella produzione di componenti aerospaziali, per lo più a
scopo militare)? E ancora, che rapporti esistono tra la base di
Mattarello, quella vicentina al Dal Molin e la Pi.ru.bi (l’autostrada
Schio-Trento)? Senza contare che rimane aperto il progetto di un centro
turistico per Marines nel Tesino e che una delle tratte all’aperto del
TAV in provincia di Trento (la sola tratta, tra l’altro, in cui è
progettata l’interconnessione con la linea ferroviara attuale) è
prevista proprio di fronte alla zona individuata per costruire la base
di Mattarello. Come si può notare, siamo di fronte a qualcosa di ben
più ampio e inquietante di una semplice “razionalizzazione
urbanistica”, come continuano a sostenere in modo grottesco sindaco e
assessori di Trento a proposito delle “caserme di Mattarello”. Per
quanto riguarda la ricerca tecno-scientifica, il Trentino sta
diventando un importante terreno di conquista. Stanno assemblando i
vari pezzi delle cosiddette tecnologie convergenti (facoltà di scienze
cognitive a Rovereto, il centro Microsoft più importante d’Europa sulla
bio-informatica vicino a Trento, nuova facoltà di biotecnologia e, da
poco, un laboratorio di nanotecnologie – settore, questo, in cui è ben
presente Finmeccanica). Sembra un mosaico degli orrori. Un ultimo
esempio è che l’ex IRST (oggi Fondazione Bruno Kessler) sta lavorando,
in accordo con l’università di Gerusalemme, alla creazione di un
computer atomico le cui applicazioni sarebbero principalmente militari
(dai vari ministeri della Difesa arrivano infatti i finanziamenti
maggiori). Trentino: terra delle mele e dell’uva?

Finmeccanica in Trentino?

È di qualche mese fa la notizia di un dialogo per un accordo tra la
Provincia di Trento e Finmeccanica (colosso italiano dell’industria
militare). Si tratta di un progetto di ricerca, in collaborazione con
la Fondazione Bruno Kessler, nel campo delle cosiddette “energie
alternative” e dei satelliti. Ma perché aprire una sede proprio in
Trentino? Perché, come afferma il presidente di Finmeccanica, “qui le
leggi potete farvele voi [il Trentino-Alto Adige è una regione a
statuto speciale] e questa è una sicurezza per le imprese interessate a
svilupparsi”. E Finmeccanica di affari e di sviluppo se ne intende.
Posseduto per il 32, 45 % dallo Stato, questo gigante industriale è il
primo produttore italiano di armi e il settimo a livello
internazionale, con sedi in tutto il mondo, un organico di circa 60.000
addetti e un fatturato annuo che si aggira sui 15 miliardi di euro. Il
gruppo è costituito da 19 imprese, tra cui spiccano leader europei nel
campo della produzione di velivoli militari, come l’Alenia Aermacchi;
di missili, come la MBDA; di artiglieria navale e terrestre, come la
OTO MELARA; di aerei militari, come la Alenia Aeronautica. Il peso di
questa multinazionale italiana è tale da aver condizionato tutte le
manovre finanziarie in fatto di spese militari. La ragione non è poi
così misteriosa. Un produttore di armi ha costantemente bisogno di
nuove commesse e di nuovi campi di ricerca. Un produttore di armi ha
bisogno di guerre per vendere i propri prodotti, di usare gli armamenti
per rilanciare la produzione. E il mercato funziona, come dimostra il
coinvolgimento di tutte le più grosse banche italiane e internazionali.
Con l’investimento annuo di 1,836 miliardi di euro nella ricerca e
nello sviluppo, Finmeccanica è all’avanguardia nelle tecnologie
belliche e di controllo, specie quelle aerospaziali. Non solo. Assieme
alla canadese Bombardier (un nome, un programma), Finemeccanica si è
aggiudicata un’importante commessa per la costruzione di treni ad alta
velocità. Guarda caso in Trentino vorrebbero costruire una nuova linea
del TAV. I confini tra la ricerca civile e quella militare (pensiamo
proprio ai satelliti, o anche alle nuove fonti di energia) sono
estremamente labili. Nei laboratori high tech, d’altronde, chi
controlla chi? Per questo viene automatico collegare un centro di
ricerca di una società che fa della sperimentazione militare il proprio
cavallo di battaglia (pensiamo alla costruzione di velivoli di
attacco), con l’aeroporto di Mattarello e la base militare che
vorrebbero costruirgli davanti. Teniamo presente che la Forgital ha
vinto qualche mese fa, assieme alla torinese TCS Group, un appalto per
produrre componenti per i cacciabombardieri F-135. Si tratta di
cacciabombardieri concepiti apposta per poter decollare e atterrare
anche su piccole superfici (proprio come l’aeroporto civile di
Mattarello…).

A che punto siamo?

Per il momento, i lavori veri e propri per costruire la base non
sono ancora cominciati: si parla del 2010 (da concludere entro il
2015). Sono però già cominciati alcuni lavori preliminari (sbancamento
di una parte di meleti, costruzione di un terrapieno). Entro l’autunno
del 2009 vorrebbero completare la recinzione dell’area (che costerebbe,
da sola, più di 360 mila euro e che è stata assegnata alla ditta di
Trento e Verona Nuova Bitumi s.r.l.). Non si è ancora conclusa la gara
di appalto per l’assegnazione dei lavori veri e propri della base.

La mobilitazione contro la base

Sarebbe piuttosto lungo raccontare cosa è stato fatto finora. Ci
limiteremo a sottolineare alcuni passaggi. Nel novembre del 2007 si
svolgono, ad opera di alcuni abitanti, le prime serate pubbliche a
Mattarello sulla questione della cittadella militare. La buona
partecipazione spinge gli organizzatori a dare vita ad un comitato. Fin
da subito partecipiamo alle iniziative (non al comitato) portando un
chiaro contenuto antimilitarista e sostenendo la necessità dell’azione
diretta. A giugno del 2008 le prime ruspe vengono fermate a Mattarello
da un gruppo di oppositori e nell’area agricola nasce un piccolo
presidio. Qualche giorno dopo il presidio viene sgomberato con la forza
da polizia e carabinieri. In una quarantina finiamo in Questura,
denunciati per una serie di reati. La sera stessa nasce a Mattarello
un’assemblea contro la base militare, autonoma da partiti e sindacati,
a cui partecipano circa 150 persone. Alcuni del comitato esprimono già
le loro perplessità sulla pratica dei blocchi. Il giorno dopo viene di
nuovo bloccata la strada davanti al cantiere in costruzione e poi si
susseguono per diverse settimane varie iniziative (affissioni di
manifesti, striscioni, presìdi, biciclettate di disturbo, incursioni in
“convegni sulla pace”, ecc.). L’assemblea è fin da subito una spina nel
fianco di disobbedienti e altri politicanti, che fanno di tutto per
farla fallire (il motivo è presto detto: il metodo dell’unanimità non
permette loro di far passare proposte semi-istituzionali a nome
dell’assemblea). Si arriva comunque, non senza difficoltà, alla
manifestazione del 4 ottobre a Trento, a cui partecipano circa 800
persone. Dopo averne parlato anche in assemblea, distribuiamo al corteo
un volantino che invita, per il lunedì dopo, a bloccare i lavori a
Mattarello. L’accordo è che nessuno si deve dissociare dalle iniziative
altrui, anche se decide di non parteciparvi. L’esplosione di qualche
petardo durante la manifestazione è il pretesto per attaccare gli
anarchici. Il lunedì dopo il cantiere viene comunque bloccato per
l’intera giornata da una cinquantina di persone (compagni ma anche
studenti e altre persone conosciute al corteo). Sia il comitato che i
disobbedienti si dissociano dal blocco. La rottura (che sapevamo
inevitabile e salutare) avviene sul terreno della lotta. Apriamo
un’assemblea antimilitarista settimanale a Rovereto con cui
continuiamo, pressoché da soli, la mobilitazione (contestazione di
convegni, un corteo organizzato assieme agli studenti medi, incontri
pubblici, presìdi davanti alla Nuova Bitumi, partecipazione alle
manifestazioni contro i massacri di Gaza con contenuti antimilitaristi
e contro la base, ecc.). Pubblichiamo da giugno 2008 un foglio
antimilitarista (“Rompere le righe”) che distribuiamo in ogni occasione
utile.

La risposta sociale

Come già detto nell’introduzione, la risposta della “gente” alle
varie iniziative di lotta non è stata ampia. Il terreno più favorevole
è stato ed è senz’altro quello degli studenti medi. Il Trentino, come
noto, non è una terra di grandi resistenze né di forti contraddizioni
sociali. Aggiungiamo a questo il fatto che la vendita dei terreni a
Mattarello (pagati profumatamente ai contadini) ha steso un forte velo
di complicità tra gli abitanti del sobborgo e le istituzioni (quando il
padre o lo zio o il cugino hanno intascato dei soldi in cambio del
silenzio, è difficile che qualcuno, in un piccolo paese, alzi poi la
voce contro un’opera che è stata fonte indiretta di guadagno). Le
serate informative erano partecipate, ma con quest’umore di fondo:
ormai è tardi. Le posizioni ambigue del comitato non hanno certo
aiutato. La nota subalternità delle varie associazioni per la pace
finanziate dalla Provincia ha fatto il resto (si può andare alla marcia
Perugia-Assisi, ma è meglio non ricordarsi che un progetto di guerra…
ce l’abbiamo in casa). Senza una comprensione più ampia, l’impatto
ambientale della base tocca una popolazione molto più limitata
rispetto, poniamo, al TAV (e infatti su quest’ultimo problema la
risposta nei paesi è più significativa). Anche per questo abbiamo fin
da subito insistito sull’aspetto etico (una struttura di morte) e
sociale (militarizzazione del territorio, uso dei soldati anche per
difendere le altre nocività, economia di guerra, ecc.), lasciando in
secondo piano quello ambientale. Avendo sempre sostenuto che le azioni
in piccoli gruppi e le lotte di massa non si escludono, ma, al
contrario, si intrecciano, è logico che per noi la partita non sia
affatto chiusa. I movimenti specifici (in questo caso quello anarchico
e libertario) possono esercitare fino in fondo la propria spinta
propulsiva, mantenendo il coraggio delle proprie idee e affinando le
proprie forze. La lotta contro la base di Mattarello è in tal senso,
per noi, un’occasione notevole.

Il nostro progetto

È, come abbiamo sempre sostenuto pubblicamente, impedire la
costruzione della base militare. I mesi a venire saranno molto
importanti. L’agitazione permanente sul problema della base,
l’opposizione pratica a chi si vuole arricchire grazie alla sua
costruzione (diffonderemo l’elenco delle ditte appena noto),
l’allargamento e l’affinamento di una rete di contatti tra persone
disposte a battersi. In particolare, stiamo pensando a due scadenze
grazie alle quali valutare e verificare possibilità e prospettive
pratiche: – un convegno antimilitarista internazionale a Trento per
sabato 2 maggio – un campeggio di lotta in provincia di Trento per fine
giugno. Nel corso del primo appuntamento vorremmo confrontare analisi
ed esperienze tra lotte (italiane e non solo) contro la guerra esterna
e contro la guerra interna. Nel secondo vorremmo rilanciare con forza
l’opposizione senza compromessi alla base militare. Soprattutto in
vista del secondo appuntamento, è importante per noi discutere nelle
varie città con tutti i compagni interessati, di modo da oltrepassare
l’ambito della solidarietà e della partecipazione ad iniziative già
decise, per sperimentare insieme un progetto di lotta antiautoritaria
contro l’esercito, braccio armato dello Stato e del capitale. La
presenza di compagni solidali in alcuni momenti darebbe maggior forza
alla nostra “propaganda antimilitarista”, mentre in altri sarà
addirittura decisiva. La posta in gioco, come si vede, è alta. Faremo
del nostro meglio per esserne all’altezza. D’altronde, senza progetti
apparentemente “folli”, la vita e la lotta non ci appassionano.

febbraio 2009

anarchici di Rovereto e di Trento

 

 

Appeal to anarchists, libertarians, antimilitarists

Introduction

We have no doubts on the
importance and need to revive the antimilitarist struggle in Italy. The
Italian army has its troops dislocated in twenty-one countries in the
world; the territory we live in is literally scattered with military
servitudes (NATO, US, European and Italian bases, radar posts, nuclear
submarines, research centres, armament factories, etc.); the Italian
war industry (Finmeccanica above all) provides its lethal weapons to
the armies and police-forces of half the world, while they are getting
us used to an increasing military presence in the cities. The external
war corresponds (economically and socially) to internal war: life and
work-conditions imposed each time with more terror, preventive
militarization of our territories, repression of any form of
disagreement. The very same racist provisions (migrants’ deportation,
lagers, increase of penalties for irregular migrants, legalization of
citizens’ patrols, etc.) cannot be separated from the fact that we are
at war. Neo-colonial operations, nationalist propaganda, fascist
aggressions, democratic racism, the army in the streets and revival of
the nuclear programme are the wonders produced by a world that wants to
bring us into line, towards the abysm.

What have been the limits
of the various no-war mobilizations (let’s think about the recent
manifestations against the Gaza massacres), we all know: the war
machine has not been jammed. To approach geographically and socially
the problem of war – giving to militarism name and address (and acting
consequently) – is the only way of breaking the complicity with the
masters of exploitation and death.

The project of the
construction of a military base in the south of Trento, from this point
of view, is a misfortune but also a chance: the chance of a struggle
without compromises against the gears of war. Succeeding in impeding
the construction of a base of death (or, more modestly, trying to, with
all one’s own possibilities) would have a positive relapse for all
comrades, not only for us. The institutional slope of the “No Dal
Molin” movement in Vicenza – that brought what could have been the most
important struggle in Italy to trudge, after the international
manifestations, into a local democratic protest without any exit –
stands there demonstrating two things at least. First, that no military
base can be stopped collaborating with institutions. Second, that a
practical critic of institutional methods (meaning with practical
critic, the obstinate will to try to jam militarism concretely, with
other perspectives and other means) should be a wish and a commitment
for anybody who is fighting State and capitalism.

We believe that the
anarchist, libertarian and antimilitarist real movement has unexpressed
potentialities. To say it straight out, we believe that we are not
doing all we could do. In the following notes, we will illustrate the
project of the military base of Mattarello, recall what has been done
up until now and what we would like to do in the future.

Let’s say at once that, in
Trentino, conditions for a mass struggle against the base of Mattarello
are not that favourable, due to reasons that we will explain. We do not
deceive ourselves in this respect. But we think as well that it is
necessary – be the involvement reached what it be – that everyone
carries on the burden of what she or he maintains. Who knows: seeing
some individuals fighting with a bit of capacity, it may be that also
who has stayed at the window until now, may decide to participate in
the struggle.

Trying to impede the
construction of a military base is probably the most ambitious and hard
project we have faced until this moment. For this very reason, the
contributions (critics, encouragement, suggestions) of other comrades
are precious. We cannot face this adventure alone. As we will clearly
explain later, we are willing to go and present this struggle where
there are interested groups of people and comrades, to discuss possible
initiatives for the construction of an active solidarity, understanding
how to interlace different local struggles with the matter of the base
of Mattarello and of the war.

We do not want to be silent
parties to these structures of repression and death: that is all. We do
not have guarantees either, ready to repeat at the end of the game what
a French rebel said to his judges: “Our defeats do not prove anything
but the fact we were too few to resist at the infamy”.

 

The military base of Mattarello

Italian government and
local institutions would like to build, at the south of Trento, a
military base which will accomodate up to 1600 professional soldiers. A
base extended on about 30 hectares of land, a real town inside the
town, with billets, conference hall, cinema, sports grounds, workshops,
armouries, shooting-range, etc. plus a considerable area (more than the
30%) subject to military secret.

Due to the risk of flooding
from the local river (Adige), the military citadel would be raised with
thousands of cubic meters of porphyry,a cause of harmful emissions of
radon.

We can realize the environmental impact of such a project, imposed on the population.

Without disregarding the
aggression to the territory (all military bases contaminate with
solvents and heavy metals), the costs (they talk of about 400 million
euros at least) and the difficulties brought to its inhabitants (it is
not a joke living together with 1600 soldiers, due to daily controls,
continual abuses, etc.), the fundamental point is that such an
installation serves a clear purpose: WAR.

The province of Trento
finances completely the construction of the military base of
Mattarello,this makes it the only Italian province to have in its
budget military expenses.

For width, costs and
characteristics (similar to those of an American-style military
village), the base of Mattarello is one of Italy’s most important
projects supported by the army.

Let’s keep in mind that the
soldiers stationed in the actual barracks of Trento have already
participated in various war operations (particularly in ex-Yugoslavia).
Moreover, the Alpini troops have and will have a strategic role in the
different conflicts that involve or will involve the Italian army (for
example, in Afghanistan). These troops have found in Trentino an ideal
terrain for training.

Although the agreement
between the government and the province of Trento dates back to
2002,only in autumn 2007 has this been common knowledege. As in the
case of other big infrastructures (for example, the high-speed railway
line), no discussion has taken place, not even inside the formal
frameworks of the town and provincial councils of Trento. No surprise.

 

The context in which the project takes place

In Italy we are all a
bit used to consider Trentino as a sly and peripheral province in
regards of the big technological-military projects. Well, the near
future will oblige us to modify radically our perception. As a matter
of fact, we believe that deep transformations of our valleys are being
projected and partly already in the make. New and gigantic
infrastructures: the high-speed railway line from Verona to Monaco, the incinerator

of Trento, the base of Mattarello, “metroland” (180 km of tunnels for a
light surface-railway net). On the other side, there are connections
between the army, the techno-scientific research and the industrial
production.

What relationship exists
between the military citadel of Mattarello (that would be constructed
next to a small civil airport), the project of a research centre of
Finmeccanica (the biggest Italian weapons’ producer, particularly
aero-spatial) in Trentino and a new factory of Forgital (a company from
Vicenza specialized in the production of aero-spatial components,
mainly for military purpose)? Moreover, what relationship exists
between the base of Mattarello, the base Dal Molin in Vicenza and the
Pi.ru.bi (the motorway between Schio and Trento )? It is not all. In
Trentino there is also a project of a holyday tourist-centre for US
marines. It must also be considered that in the province of Trento, one
of the very few outdoor sections of the high-speed railway line would
be realised just in front of the area identified for the construction
of the military base.

As it can be noted, we are
facing something much broader and more disturbing than a simple
“town-planning rationalisation”, as the mayor and the chairmen of
Trento keep on asserting about the “barracks of Mattarello”.

Regarding the
techno-scientific research, the region of Trentino is becoming an
important land of conquest. They are putting together the different
pieces of the so-called converging technologies (faculty of cognitive
sciences in Rovereto, the European most important Microsoft centre on
bio-informatics near to Trento, a new faculty of biotechnology and,
last but not least, a laboratory of nanotechnologies – sector in which
Finmeccanica is deeply implicated). To us it seems like a mosaic of
horrors. Another fact is that the ex-IRST (actually Bruno Kessler
Foundation) is working, in accordance with the University of Jerusalem,
on the creation of an atomic computer whose application would be mainly
military (the larger fundings arrive from the Ministries of Defence).

Trentino: the land of apples and grapes?

 

Finmeccanica in Trentino?

It dates back a few months
the notice of a dialogue between the province of Trento and
Finmeccanica (the Italian military industry’s colossus) in order to
achieve an agreement about a research project, in collaboration with
the Bruno Kessler Foundation, in the fields of so-called “alternative
energies” and satellites. But why open a centre in Trentino? Because,
as the president of Finmeccanica maintains, “here you legislate for
yourselves (Trentino-Alto Adige is a special-statute region) and this
is a guarantee for companies interested in their own development”.

When it is about affairs
and development, Finmeccanica is a good judge.Owned for the 32,45% by
the State, this industrial giant is the first producer of weapons in
Italy and the seventh in the world, with factories all over the globe,
a staff of about 60,000 employees and an annual turnover reaching 15
billion euros. Between the 19 companies that form the group, some stand
out as European leaders in their respective fields of production:
Alenia Aermacchi and Alenia Aeronautica (military airplanes), MBDA
(missiles), Oto Melara (naval and land artillery).

Such is the weight of
this Italian trans-national, that it has conditioned all the financial
manoeuvres regarding military expenses.
The reason is not mysterious, an
arms’ producer needs constantly new purchases and new fields of
research. An arms’ producer needs wars to sell its products, it needs
the use of armaments to revive the production, and the market works, as
the implication of all Italian and international biggest banks
demonstrates.

With an annual investment
of 1,836 billion euros in research and development, Finmeccanica stands
in the forefront of war and control technologies, particularly the
aero-spatial ones. This is not all. W+ith the Canadian Bombardier (a
name, a programme), Finmeccanica has been assigned an important
off-shore purchase for the construction of the high-speed railway
lines. What a coincidence: in Trentino they would like to realize a new
high-speed railway line.

The limits between
civil and military research (let’s think about the satellites, or also
the new sources of energy) are extremely failing. In the high-tech
laboratories, on the other hand, who controls who? For this reason it
comes automatic to connect the research centre of a company that has
military experimentation as its favourite piece (let’s think about the
construction of airplanes of attack) with the airport of Mattarello and
the military base they would like to construct just in front of it.
Let’s keep in mind that a few months ago Forgital as been allocated,
together with the TCS Group from Torino, a contract for the production
of components of bombfighter
F-135.
These are conceived for the purpose of taking off and landing on small
areas (exactly as the civil airport of Mattarello is…).

 

At what point are we?

 

At the moment, the real and
proper works for the construction of the base have still not begun: it
has been said it will begin circa 2010 (to be finished by 2015). Some
preliminary works have started (excavation of part of the
apple-orchard, construction of a terra-plain). By the autumn of 2009
they would like to complete the enclosure of the area (that alone would
cost more than 360,000 euros and that has been assigned to the firm of
Trento and Verona Nuova Bitumi Ltd.). It still has not completed the
tender for the allotment of the base’s real and proper works.

 

The mobilization against the base

It would be quite long to state what has been done up until now. We will confine ourselves to underline some steps.

In November 2007 the first
informative meetings on the question of the military citadel took
place, organized by a group of residents. The good number of
participants to those events convinced the organizers to create a
committee. We participated from the beginning to the initiatives (but
not the committee), bringing a clear antimilitarist content and backing
up the need of direct action.

In June 2008 a group of opposers stopped the first bulldozers in Mattarello; in the agricultural area a small sit-in arose. A few days later the sit-in was
cleared by means of force by the police. About forty of us were brought
to the police-head-quarters, and denounced for a series of crimes. The
same evening in Mattarello an assembly against the military base was
born, autonomous from parties and trade unions, to which about 150
persons took part. Some participants to the committee expressed
immediately their perplexities on the practice of the blockades. The
following day the road in front of the building site was blocked again,
and in the following weeks different initiatives followed one another
(poster-sticking, streamers,sit-in
, critical mass, raids to “meetings on the peace”, etc.). The assembly represents from the beginning a thorn in the side of disobbedienti
and other petty politicians, that try everything in order to make it
fail (the reason is easy to say: the method of unanimity does not
permit them to let pass semi-institutional proposals in the name of the
assembly).

So, not without difficulties, we arrive to the 4th
of October’s manifestation in Trento, to which about 800 persons took
part. After having talked about it in the assembly, during the
demonstration we handed out a leaflet inviting people to block the
works in Mattarello the following Monday. The agreement was that nobody
must dissociate from the others’ initiatives, even if he or she decides
not to participate in them. The explosion of a few fire crackers
during
the manifestation represents the pretext for attacking the anarchists.
The following Monday the building site was however blocked during the
whole working day by about fifty persons (comrades but also students
and other persons known at the demonstration). Both the committee and
the
disobbedienti dissociated from the blockade. The rupture ,that we knew was unavoidable and salutary, takes place.

We started a weekly
antimilitarist assembly in Rovereto with which we kept on, almost
alone, the mobilization (institutional conferences’ disturbance, a
manifestation organized with high-school students, public meetings,
rallies in front of Nuova Bitumi Ltd., participation to the
manifestations against the Gaza massacres with antimilitarist and
no-base contents, etc.).

Since June of 2008, we’ve
been publishing an antimilitarist paper (called “Breaking files”) that
we distribute in every useful occasion.

 

The social response

As already said in the
introduction, “people’s” response to different initiatives of struggle
mostly has not been wide. The more favourable ground has been, and
surely still is, the one of high-school students. The region of
Trentino is not a land of great resistances nor strong social
contradictions. To this we add the fact that the land selling in
Mattarello (paid dearly to the farmers) has laid a veil of complicity
between the inhabitants of the suburb and the institutions (when the
father or uncle or cousin have pocketed a considerable amount of money
as exchange of silence, it is difficult that someone,especially in a
small town, shall raise their voice against a work that has been
indirectly a source of profits). The informative meetings were
participated, but with this background it was too late. The ambiguity
of the committee’s positions surely has not helped. The well known
obedience of the various peace associations financed by the province
has done the rest: one can go to the Perugia-Assisi peace march , but
it is better not to remember that we have in our own home a war project.

Without a wider
understanding, the environmental impact of the base would touch a much
more limited population compared with, for example, the high-speed
railway line (as a matter of fact on the latter problem the response in
the villages has been more significant). For this reason, too, we have
insisted since the beginning more on the ethical and social aspects(a
death infrastructure, militarization of the territory, use of the
soldiers also for the defence of other infrastructure of dubious
utility, economy of war, etc.), than on the environmental ones.

Having always maintained
that small group actions and mass struggles do not exclude each other,
but, on the contrary, are plaited together, it is consistent that for
us thestory is not concluded. The specific movements (in this case, the
anarchist and libertarian ones) can exercise their propulsive imput
until the end , keeping the courage of their own ideas and sharpening
forces. In this sense, the struggle against the base of Mattarello
represents, for us, a remarkable chance.

 

Our project

We intend, as we have always declared publicly, to prevent the construction of the military base. The forthcoming months will be very important.Our project is the
permanent mobilitation on the problem, the practical opposition to
those who want to enrich themselves with its realization (we will issue
and circulate the list of the firms implicated as soon as known), the
widening and refining of a net of contacts between persons willing to
fight.

In particular, we are
thinking of two appointments in the course of wich evaluate and verify
together possibilities and practical perspectives:

an antimilitarist international meeting in Trento on Saturday May the 2nd

– a camp somewhere in the province of Trento at the end of June.

 

During the first
appointment we would like to compare analysis and experiences between
different struggles (in Italy and elsewhere) against external and
internal war. During the second we would like to revive with strenght
the opposition without compromise to the base .

Especially in view of the
second appointment, it is important for us to discuss in various towns
with the comrades that may be interested, in order to go beyond the
precincts of solidarity and participation to initiatives already
decided. The idea is to experiment together a project of an
antiauthoritarian fight against the army: the armed hand of State and
capitalism.

The presence of comrades
accomplice with us ,in some moments would give more strength to our
“antimilitarist propaganda”,in others it will be downright decisive.

There is much at stake, as
it can be noted. We will do our best to act appropriatly to the
situation.Still, we believe that without projects,even those to all
appearances “silly”, life does not move us.

February 2009
Anarchists from Rovereto and Trento

Appello in tedesco.doc

Appello in inglese.doc


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