Monthly Archives: Aprile 2018

I moderni guerrieri dell’Aosta: “Fate che i bambini vengano a Noi!!!”

Pubblichiamo questo testo di Antonio Mazzeo sulla presenza della Brigata “Aosta” nelle scuole di Messina, testo interessante per capire come il mondo militare si fa sempre più presente nelle aule delle scuole italiane.

Nei giorni in cui si moltiplicano nelle scuole di ogni ordine e grado di Messina le iniziative del progetto “Esercito e Studenti Uniti nel Tricolore”, voluto dalla Brigata “Aosta” in collaborazione con tanti dirigenti e fortunatamente pochi insegnanti per presentare il volto buono e ludico di uno dei reparti da guerra d’élite delle forze armate italiane, il 5° Reggimento Fanteria “Aosta” di stanza nel capoluogo dello Stretto si addestra con i propri mezzi pesanti nel martoriato poligono di Punta Bianca (Agrigento). Scopo dell’esercitazione quello di completare la formazione di “perfezionamento delle procedure di reparto mediante l’esecuzione di atti tattici con particolare riferimento al combattimento offensivo”.

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Berlino: Incendiati cavi di rete contro il controllo tecnologico e la guerra ad Afrin

Tratto da roundrobin.info

Berlino (Berlin), 26 marzo 2018

Con una dichiarazione pubblicata addirittura su vari „Paste-Bins“ (dove si può diffondere anonimamente dei testi), un cd Gruppo Vulcano rivendica di nuovo un attentato all’infrastruttura di comunicazione: Il „Gruppo Vulcano Spezzare ilDominiodellaRete“ dice di avere incendiato una grossa quantità di cavi sotto il ponte Mörsch a Berlino. Secondo la dichiarazione pubblicata (i link vedi in basso) furono tranciati in modo specifico dei cavi usati „dai militari e i loro prestatori di servizi, dal picchetto aereo del governo federale, dall’amministrazione del Land Berlino, da grandi imprese, da gestori di nodi Internet e dall’aeroporto Tegel“.

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Sbarchi militari a Sant’Antioco, L’ESERCITO STA USANDO UNA NUOVA NAVE

Tratto da nobordersard

La parte interessante di questa notizia non è il consueto sbarco di brigate corazzate al porto di Sant’antioco, ma bensì il fatto che a portare qui i militari non sia stata la Maior o l’Altinia ma una nave chiamata CAPUCCINE.

Questa può sembrare una cosa da poco ma in realtà rappresenta una novità assoluta, infatti negli ultimi quattro anni i trasporti dei mezzi dell’esercito italiano sono stati sempre effettuati dalle navi dell’armatore Visentini di Rovigo, che di anno in anno rinnova l’appalto con il ministero della guerra. Non sappiamo se si tratti di un nuovo acquisto di Visentini o se di un nuovo appalto dello stato. Ci aggiorneremo e vi faremo sapere, nel frattempo vi offriamo le foto dello sbarco.


Torino: Antimilitarist day, controinformazione lotte in Sardegna

Il 28 Aprile all’Edera Squat si terrà una giornata di dibattito, controinformazione e proiezioni sul tema dell’Anti-militarismo Sardo.

Il ricavato di cena e bar andranno a sostegno della Cassa Antirepressione sarda e del collettivo A Foras

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Trento: …il tricolore ingoiatelo…

 


Non me ne frega un cazzo del tuo tricolore io non ne posso più, non ne sopporto l’odore
Non mi sento più uomo con in mano una bandiera il tricolore ingoiatelo.

Testo “Il Tricolore” de I Fichissimi

 

Tra 11 e il 13 maggio a Trento si svolgerà l’annuale Adunata Nazionale degli alpini. Per chi non l’ha mai vissuta sono tre giorni in cui centinaia di migliaia di uomini ubriachi, maneschi e sessisti se ne vanno per le strade della città che subisce la loro calata. Canti, striscioni, punti di raccolta, tricolori ovunque, retorica nazionalista, punti vendita di cianfrusaglie di colore verde, penne nere, insomma tutto il carrozzone che ruota attorno agli alpini ed all’Italia viene pompato ai massimi livelli.

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Spezzone femminista al corteo contro Eni, devastazioni e guerre

Tratto da roundrobin.info


Guerra tecnica

Tratto dal foglio anarchico “Frangenti” n°23

La contemporaneità ha prodotto un’altra idea di guerra: quella vissuta come minaccia, fatta a grappoli e usata, come inizio, per intimidire. Una guerra del tutto tecnologica. Senza l’elemento tecnico non si potrebbe pensarla e attuarla nei termini del mordi e fuggi, come abbiamo visto pochi giorni fa in Siria. Una guerra di precisione: dal giardino guerrafondaio di Washington, di Parigi e di Londra si possono sterminare migliaia di vite e devastare luoghi. La forza monolitica di informatizzare gli strumenti di guerra, attraverso la proliferazione dell’informatica e dell’elettronica, è un passo che ormai dalla guerra in Iraq e in Afghanistan non detta più i tempi degli eserciti, ma l’azionamento di un pulsante. A pulsante, si risponde morte. Continue reading


Francia: Diario di bordo

Tratto da finimondo.org
Una progettualità per far fronte alla guerra (e alla pace)
Sulla necessità di bussole
Troppo spesso pensiamo alle nostre idee come a pilastri conficcati in un terreno inamovibile. Ma il terreno il più delle volte è solido solo in apparenza. Basta che cambino le condizioni, che la terra diventi melmosa o che l’acqua salga, perché il terreno solido si riveli mobile e i nostri amati pilastri si affloscino come castelli di carta. A quel punto il panico ci assale, e noi cominciamo a correre da un’alleanza indigesta ad un’altra ancora più improbabile, mentre i nostri concetti che reputavamo tanto solidi si fanno gelatinosi, trasformandosi in pasta da modellare, e in poco tempo anche noi diventiamo ciò di cui abbiamo sempre avuto orrore: semplici pedine su una scacchiera che non comprendiamo. È successo a numerosi anarchici quando è scoppiata la Prima Guerra mondiale, è successo agli anarchici spagnoli trascinati da una situazione rivoluzionaria ad una guerra in piena regola, è successo a tantissimi rivoluzionari coinvolti nei giochi geopolitici della Guerra Fredda, e succederà lo stesso anche domani.
Allora, piuttosto che pilastri in un terreno per nulla stabile, consideriamo le nostre idee come bussole che ci consentano di orientarci. Da anarchici, lottiamo contro ogni potere, sia esso sanguinario o tollerante, democratico o dittatoriale, senza cercare di associarci a nessuna delle parti di un potere contro un altro. Una barricata ha solo due lati, e quando non è la nostra non c’è un lato dove possiamo stare. Ecco perché è fondamentale disporre di queste bussole-idee, e anche approfondirle, perché è proprio in situazioni particolarmente tese che occorre utilizzarle. Certamente è più facile rifiutare ogni rapporto con gli autoritari quando la morte o la prigione non sono in agguato (per quanto gli opportunisti non lo disdegnino affatto), piuttosto che rifiutare in una situazione di guerra un’alleanza militare con un esercito quando le persone cadono attorno a noi sotto le bombe di un’aviazione spietata. Una situazione di guerra può mettere il nostro anarchismo a dura prova, e proprio come tanti compagni (spesso minoritari) non hanno rinunciato né alla propria etica né alle proprie idee nelle peggiori condizioni, è necessario oggi ricominciare ad approfondire quello che è il nostro anarchismo, se non vogliamo ritrovarci a naufragare… molto presto.

4 maggio 2018, Giornata pro – forze armate nelle scuole del Veneto

Riceviamo e diffondiamo:

Si intensifica la campagna di “occupazione militare” delle scuole italiane. Il prossimo 4 maggio, 157° anniversario della nascita dell’Esercito italiano, in tutti gli istituti scolastici della regione Veneto si terrà una “giornata di riflessione e sensibilizzazione sul ruolo delle forze armate nel nostro Paese”. Lo ha annunciato l’assessora regionale alla scuola e alla formazione Elena Donazzan, a conclusione di un incontro a Padova con il gen. Paolo Serra, a capo del Comando Forze Operative Nord (COMFOPNORD) dell’Esercito.

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Robot militari, la faccia nera del “progresso tecnologico”

Pubblichiamo questo articolo apparso su contropiano.org.

I temi trattati sono una parte importante della critica alla guerra e ad una sua opposizione concreta, anche se troviamo limitata la critica alla tecnologia e sull’opposizione alla guerra. Allo stesso tempo ci fa capire un po meglio alcuni processi dell’avanzamento della tecnologia militare e delle opposizioni etiche da parte di migliaia di lavoratori e studiosi.

 

La paradisiaca strada della tecnologia può condurre facilmente all’inferno. Soprattutto quando si tratta di automazione.

L’interesse fondativo di ogni ricerca in questo caso è di una semplicità assoluta: risparmiare lavoro umano, trasferendo una serie crescente di competenze (il termine è un mantra della “buona scuola” e dovrebbe far riflettere sul punto d’approdo di quella riforma) dal corpo umano alle macchine.

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