Monthly Archives: Aprile 2013

La multinazionale della morte

Napoli sin dalla sua fondazione è stata considerata un sito strategico di vitale importanza per gli equilibri politico-militari dell’area del Mediterraneo. Non a caso, nei suoi 2500 anni di vita, la città ha visto l’avvicendarsi di decine di eserciti invasori che hanno lasciato tracce indelebili nel tessuto urbano e sociale. Ultimi in ordine cronologico gli Americani, che già dal primo dopoguerra vi si sono installati con varie basi militari.
Nel quartiere di Bagnoli, agli inizi degli anni 50, è stata costruita una cittadella che ospitava il comando delle forze alleate del sud Europa (AFSOUTH) e sull’isolotto di Nisida nel 1971, a poca distanza in linea d’area da Bagnoli, ha trovato posto la base navale del Comando Marittimo Alleato (NAVSOUTH).
Vogliamo ricordare che da questi due siti sono state pianificate e coordinate “importanti” azioni militari come l’invasione dell’Iraq, l’operazione “Unified Protector” in Libia e la missione “Active Endeavour” per il contrasto al terrorismo e al traffico d’armi.
Da qualche mese a questa parte queste due aree sono state dismesse e trasferite nel nuovo comando della NATO denominato JFC Naples (Joint Force Command) che si trova nella località di Lago Patria a poche decine di chilometri da Napoli. Una megastruttura che ospita 2300 tra militari e civili di 22 paesi della NATO. Ha un’estensione di 33 ettari e ospita 9 corpi di fabbrica con una stazione satellitare e un centro operativo ad alta tecnologia che gestisce il funzionamento dell’intera struttura e non solo, come vedremo in seguito. Continue reading


Antimilitarismo a Lecce

Il 19 aprile 2013 è stato emesso il giudizio di Appello presso il Tribunale di Lecce per alcuni anarchici salentini che nel 2010, in primo grado, erano stati condannati a un anno di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale. Avevano rimediato tale accusa per aver esposto uno striscione antimilitarista durante un concerto, difendendolo dal tentativo della Digos di strapparlo via. Il verdetto di Appello è stato di assoluzione per tutti.

Segnaliamo che l’11 aprile 2013 un gruppo di antimilitaristi ha contestato in piazza Sant’Oronzo a Lecce, con uno striscione, volantini e interventi al megafono, una manifestazione di alcune associazioni a favore dei marò Girone e Latorre. Negli interventi, è stata anche ricordata la vicenda che ha portato al processo per lo striscione.
Il giorno prima, c’è stato un intervento di contestazione al Festival del Cinema Europeo a Lecce, nella sezione dedicata ai “Rapporti fra Puglia e Israele”, dove era ospite, fra gli altri, la responsabile alla cultura dell’ambasciata israeliana in Italia: con megafono, striscione e volantini è stata espressa solidarietà ai palestinesi oppressi da Israele (che, tra l’altro, pare non esistano per i documentari proiettati nella rassegna), e ricordato che a Gagliano del Capo (LE) si progetta l’installazione di una antenna radar anti-migranti di fabbricazione israeliana (testata da Israele nel controllo dei territori occupati in Palestina e poi esportata nel resto del mondo). Qui da noi dovrebbe intercettare le imbarcazioni, anche piccole, per gli sbarchi dei “clandestini”.

Un nemico del militarismo


Mostra contro i marò

Mostra marò


Volantino distribuito durante il presidio antinazionalista a Trento il 6 aprile

Volantino marò Trento-[06.04.2013]

 

MARÒ: MERCENARI ASSASSINI

 Il 15 febbraio 2012, due marò erano imbarcati con altri quattro fucilieri del Battaglione San Marco della Marina Militare Italiana sulla petroliera Enrica Lexie, in rotta verso l’Egitto al largo della costa Sud-Occidentale dell’India. La petroliera si trovava a 20,5 miglia nautiche dalla costa indiana (cioè in acque territoriali). Il peschereccio St. Antony, avvicinatosi alla petroliera, viene fatto oggetto di colpi di arma da fuoco e vengono uccisi a sangue freddo due pescatori: Ajesh Pinky (25 anni) Selestian Valentine (45 anni). Sedici fori di proiettili Beretta, in dotazione ai marò, sono stati rinvenuti sul St. Antony. Gli unici fucili con il caricatore non pieno, fra tutti i fucilieri imbarcati sull’Enrica Lexie, sono quelli dei due marò accusati di omicidio. Il fatto che ci troviamo davanti a due assassini che hanno ucciso brutalmente due pescatori è talmente evidente che perfino la difesa dei due militari italiani non mette in discussione la ricostruzione della vicenda. Questi due militari sono stati, in questo lasso di tempo, portati in palmo di mano da varie autorità. In primis quella indiana che ha trattato i due come dei bravi italiani: i due non hanno mai passato un giorno nelle carceri indiane, bensì erano ospitati in hotel di lusso con tv satellitare e cibo italiano! L’Italia non è stata in silenzio rispetto a questa faccenda, anzi. Visto che sia la famiglia degli assassini che quella degli assassinati sono cattoliche, la Chiesa ha ben pensato di avvicinarle entrambe nella fede, per far ritirare la denuncia alle famiglie dei pescatori. Questa mossa, spinta dal sottosegretario agli Esteri italiano De Mistura, è fallita. Si è quindi provato con un altro tentativo di corruzione, questa volta riuscito. Il 24 aprile 2012 il Governo italiano, per mano del Ministro della Difesa Di Paola, versa ai parenti dei pescatori 300.000. Nell’ottobre 2012 è il tempo del GP automobilistico in India, dove la Ferrari espone sulle monoposto lo stemma della Marina Militare Italiana, rispondendo all’appello in solidarietà ai marò portato avanti dalla testata “Il Giornale”, con il plauso del Ministro degli Esteri Terzi. Sotto natale il governo italiano, per portare a casa i due militari durante le feste, sborsa 826.000allo Stato indiano come garanzia del ritorno in India dei due assassini. Per salvare la pellaccia ai due, il 21 dicembre La Russa dichiara di volerli candidare nella formazione neofascista Fratelli d’Italia poiché, se eletti, godrebbero dell’immunità parlamentare. Ma lo sciovinismo italico non finisce qui. Il curatore della contro perizia della vicenda per conto del Governo italiano è Luigi Di Stefano, dirigente di CasaPound e animatore di un comitato pro-marò. La retorica nazionale che presenta questi mercenari come “eroi” d’Italia è la stessa che ha descritto i paracadutisti della Folgore come italiani brava gente dopo gli stupri in Somalia nel 1995, i bombardamenti su Belgrado nel 1999 e Tripoli nel 2011 come “interventi umanitari” o le guerre in Afghanistan e Iraq – che proseguono tuttora – come missioni di pace. Tutte le testate giornalistiche e tutti i partiti politici di sinistra e destra hanno fatto quadrato attorno ai due ed alle forze armate che rappresentano. È necessario rompere le righe di tutta questa schifosa propaganda nazionalista, è necessario mettersi al di fuori del calderone in cui tutti, in quanto “italiani”, ci dovremmo riconoscere. Il nazionalismo, che nei periodi di “crisi” rifiorisce sempre, è un germe pericoloso perché divide i popoli e unisce le classi. Noi non ci riconosciamo sotto nessuna bandiera, andiamo oltre ogni confine che sia stato disegnato sulle carte, quindi non ci interessa se le acque in cui sono stati assassinati i due pescatori erano internazionali o no; il punto è che i due marò sono dei militari e come tali hanno ucciso perché è l’unica cosa che gli sia stata insegnata nelle caserme d’Italia e di tutto il mondo. Questi sono i loro “eroi”, mercenari pagati per difendere i privilegi, le ricchezze del padrone di turno. Non ci interessano le questioni legate al diritto internazionale o alle varie giurisdizioni di competenza, ci interessa la sostanza della questione che dimostra come la giustizia sia una questione di classe e che la violenza non sia solo monopolio dello Stato: le bastonate che si sono presi quattro paracadutisti a Livorno lo scorso 9 marzo sono uno dei modi di fare giustizia.

NOI STIAMO DALLA PARTE DEI PESCATORI INDIANI

CHI SONO MASSIMILIANO LATORRE E SALVATORE GIRONE? SONO DUE ASSASSINI

Anarchici, Antimilitaristi, Antinazionalisti 


Presidio antinazionalista il 6 aprile 2013 a Trento

Cattura


Opuscolo: “Abbasso gli eserciti! Abbasso le guerre!”

È uscito l’opuscolo “Abbasso gli l’eserciti! Abbasso le guerre

A cura del Circolo Anarchico di Lecce

Edizioni Massetti

C’è stato un tempo, alla fine dell’Ottocento, in cui urlare “Abbasso l’esercito!” era considerato reato.

Si veniva incriminati per “grida sediziose”, si veniva condannati, si finiva in galera. 

È trascorso un secolo, e non si viene più incriminati e condannati per questo: oggi basta molto meno.

È sufficiente esibire uno striscione su cui sia scritto: «Da Otranto a Vicenza, NO alle basi militari». 

Anche un gesto semplice, come l’esposizione di uno striscione antimilitarista, deve essere represso, al fine di non instillare neanche un briciolo di riflessione o di contestazione.

The show must go on, la dittatura del pensiero anche! 

La repressione si manifesta per ciò che realmente è: uno degli aspetti della guerra in “tempo di pace”.

Ha bisogno del consenso, del silenzio complice, dell’assuefazione di tutti.

 

Per contatti:

Circolo Anarchico
Via Massaglia 62/b
73100 Lecce
peggio2008@yahoo.it
Aperto ogni martedì dalle 21 e venerdì dalle 20

Per scaricare l’opuscolo premere qui


Locandina iniziative di aprile a Lecce

Locandina