Monthly Archives: Gennaio 2012

Strategie di contro-insurrezione: convegno dell’Associazione Italiana esperti in Infrastrutture Critiche

Si è svolto il 22 Novembre a Roma, presso il salone centrale dell’ENEA – Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile, il workshop dal titolo “Considerazioni sull’applicazione operativa della Direttiva 2008/114/CE” (direttiva europea che si occupa della “sicurezza”delle infrastrutture critiche e delle “grandi opere” per gli stati dell’UE).
I lavori hanno posto l’accento sulla necessità, in questo momento di forti tensioni sociali, di innalzare la qualità e l’efficacia delle infrastrutture critiche. A Roma i principali esperti  di aziende pubbliche e private e del mondo accademico hanno approfondito questa tematica (anche alla luce dei momenti di rivolta dell’estate scorsa contro la TAV in Valsusa) e fatto considerazioni sull’applicazione operativa della direttiva UE.
L’ Associazione Italiana esperti in Infrastrutture Critiche (AIIC) ha presentato a questo convegno un modello di “Piano di sicurezza dell’operatore”.
“Il piano sicurezza dell’operatore”, ha detto Roberto Setola, segretario dell’AIIC, “tramite un’accurata attività di analisi di rischio e tenendo conto delle leggi e normative vigenti, stabilisce cosa difendere e come difendersi in una visione complessiva di difesa da tutte le minacce: eventi naturali, attacchi deliberati e sabotaggi. In tale contesto l’argomento è di particolare interesse e attualità per prevenire le conseguenze di attacchi terroristici e sabotaggi a tutte quelle infrastrutture che garantiscono il benessere della società moderna.”


Israele si addestrerà alla guerra con i caccia italiani

di Antonio Mazzeo
 
Saranno molto probabilmente gli M-346 “Master” di Alenia Aermacchi i nuovi aerei d’addestramento dei piloti israeliani. Mentre è in atto una pericolosissima escalation militare nelle acque del Golfo Persico e Washington e Tel Aviv preparano congiuntamente la prossima guerra (Iran o Siria?), il quotidiano “Haaretz” rivela che le forze armate israeliane starebbero per assegnare all’industria bellica italiana la commessa di oltre un miliardo di dollari per la fornitura di 25-30 caccia-addestratori “avanzati”. Gli M-346 sostituiranno i vecchi A-4 “Skyhawk” della statunitense McDonnell Douglas, utilizzati dalle “Tigri volanti” del 102° squadrone dell’aeronautica israeliana come velivolo per formare i nuovi piloti dei cacciabombardieri e come mezzo di supporto alla guerra elettronica.
La comunicazione ufficiale del ministero della Difesa è attesa per i prossimi giorni, ma il direttore generale, Udi Shadi, avrebbe già firmato un accordo preliminare con i manager di Alenia Aermacchi durante una sua recente visita in Italia. Dopo l’acquisizione, le attività di addestramento e la manutenzione dei velivoli saranno affidate ad una società privata (“Tor”), di proprietà dei due colossi Elbit Systems Ltd. e Israel Aerospace Industries Ltd.. I velivoli dovrebbero essere schierati nelle basi aeree di Hatzerim e Ovda.
L’M-346 “Master” è un addestratore al combattimento aereo con licenza d’uccidere: può essere armato infatti con due missili AIM-9L “Sidewinder” e con un cannone da 30 mm ed è configurabile per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. Per le sue caratteristiche tecnico-belliche, il velivolo sarebbe stato preferito ai caccia T-50 “Golden Eagle” prodotti dall’industria sudcoreana. In un primo momento, le autorità di Tel Aviv si erano indirizzate verso il paese asiatico e avevano firmato un accordo di cooperazione per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie militari del valore di 280 milioni di dollari. L’annuncio del possibile contratto con Alenia Aermacchi ha ovviamente irritato Seul che adesso minaccia di rivedere la propria politica commerciale con Israele.
Alcuni analisti internazionali sostengono tuttavia che la Corea del Sud avrebbe ancora qualche possibilità di soffiare l’importante commessa all’industria italiana. A ritenere che la competizione tra il “Master” e il “Golden Eagle” sia ancora aperta è in particolare il quotidiano on line statunitense Defense Industry Daily News. “Militarmente parlando – scrive – per performance e capacità di trasporto delle munizioni, l’M-346 ha caratteristiche più vicine allo “Skyhawk”. Per vincere la commessa, Finmeccanica dovrà però fornire garanzie sulla stabilità politica a lungo termine dell’Italia come fornitore, e la sua stabilità economica a lungo temine come acquirente. Il velivolo supersonico T-50 della Corea del Sud offre più alte performance aerodinamiche, e l’esistente integrazione dei sistemi d’armi consentono di operare come un cacciabombardiere del tipo F-16 oltre che da addestratore”. Tel Aviv, in realtà, punta ad avere un velivolo che, in caso di necessità belliche, possa ripetere le prestazioni del vecchio aereo di produzione USA (gli A-4 sono stati utilizzati massicciamente durante la guerra del Kippur nel 1973 e per l’invasione del Libano nel 1982).
Per la scelta del nuovo “addestratore”, Tel Aviv si baserà però principalmente su valutazioni geo-strategiche ed economiche. “Le imprese israeliane hanno fatto ingresso nel mercato coreano con i loro velivoli senza pilota UAV e con gli aerei radar e un ordine dei T-50 potrebbe rappresentare il prossimo passo per rafforzare l’interscambio tra i due paesi”, scrive il quotidiano USA. L’Italia però, potrebbe essere il trampolino per un maggiore posizionamento israeliano sui mercati europei. “Sotto il Primo ministro Berlusconi, le relazioni sono state amichevoli, e l’Italia è stato un alleato di supporto. Israele ha bisogno di lei in Europa, che non è un grande mercato per il settore della difesa, ma è il suo principale mercato per le esportazioni in genere. L’Europa diventa ancora più importante a seguito della scoperta di enormi riserve di gas a largo delle coste israeliane nel Mediterraneo. Quel gas dovrà essere esportato e l’Europa dovrebbe essere la sua area di destinazione”.
Per Defense Industry Daily News, Israele starebbe seguendo con particolare attenzione l’evolversi della situazione politica in Italia dopo la caduta del governo Berlusconi. “Anche se spodestato, l’ex premier manterrà un’influenza significativa attraverso i media italiani. Israele desidererà che le relazioni a lungo termine con Berlusconi, e l’Italia, rimangano buone. Ciò potrebbe essere difficoltoso, date le crescenti ostilità delle sinistre europee contro Israele e gli Ebrei. Ma non impossibile”.
La stipula del contratto con Alenia Aermacchi potrebbe consentire lo sviluppo di “più stretti legami in ambito economico e della difesa” e d’Israele diventerebbe sia “un cliente d’alto profilo per le esportazioni italiane”, che un “fornitore di importanti componenti militari strategiche”. All’orizzonte, infatti, ci sarebbero multimilionarie commesse per il complesso militare industriale israeliano, a partire dalla fornitura di sistemi per le telecomunicazioni satellitari e di aerei senza pilota. Secondo la stampa israeliana, in cambio degli M-346 “Master”, l’Italia si sarebbe impegnata ad acquistare in particolare due aerei AWACS del tipo “Gulfstream 550” CAEW (Conformal Aerial Early Warning) con relativi centri di comando e controllo. Prodotti da Elta e Israel Aerospace Industries, i velivoli sono già operativi con le forze armate d’Israele e Singapore; una variante dell’aereo radar è stato pure fornito a Cile ed India.
In vista dell’affaire, Alenia avrebbe siglato con Israele un accordo preliminare per lo sviluppo di velivoli a pilotaggio remoto e dell’aereo “multi-sensore e multi-missione JAMMS (Joint airborne multisensor multimission system)”, approvato già due anni fa. Il “JAMMS” è un altro dei costosissimi programmi militari approvati dal Parlamento italiano, con voto bipartisan di centrodestra e centrosinistra. Il 10 marzo 2009, il Ministero della difesa italiano ha spiegato ai parlamentari che il “programma pluriannuale” di acquisizione di due velivoli “JAMMS” “risponde alla necessità operativa di sostituire il velivolo SIGINT G-222VS (G222 Versione Speciale), ancora in servizio ma destinato ad essere prossimamente dismesso, nonché all’esigenza di supportare le operazioni delle forze nazionali e alleate impegnate in operazioni militari in Patria e fuori dai confini nazionali nel controllo e nella sorveglianza dello spazio multidimensionale del conflitto”. I velivoli, caratterizzati “da avanzate capacità di ricognizione”, incrementeranno “i database delle forze nazionali con i relativi ordini di battaglia elettronici dei paesi di interesse” e supporteranno “la predisposizione delle librerie degli apparati di guerra elettronica”.
 Lo “JAMMS” è composto dalla piattaforma aerea, dal sistema di comunicazione e raccolta informazioni SIGINT-ESM (Signal Intelligence – Electronic Support Measures), dai radar di osservazione ad alta quota per l’individuazione di oggetti in movimento e dal segmento di terra per il processamento e l’analisi dei dati. L’integrazione delle differenti componenti consente di “operare nei tre domini del campo di battaglia: aereo, navale e terrestre”.
Nel valutare le possibili soluzioni esistenti sul mercato internazionale, più di tre anni fa gli esperti del Ministero della difesa indicavano il “Gulfstream G550” come il “velivolo più idoneo al soddisfacimento del requisito operativo”. “Il coinvolgimento di industrie nazionali, allo stato non ancora definito, è previsto per i diversi sottosistemi di bordo”, aggiungeva il report della Difesa. “Il costo stimato del programma ammonta a 280 milioni di euro a valere sul bilancio ordinario della difesa e avrà durata di sette anni, con avvio pianificato a partire dal 2009”. La nota aggiuntiva allo stato di previsione del bilancio della Difesa per l’anno 2009 non indicò però lo stanziamento finalizzato all’acquisizione del sistema “JAMMS”, limitandosi a specificare che esso “sarà oggetto di successiva valutazione di compatibilità/percorribilità”. Che nelle intenzioni dello Stato maggiore e del governo ci fosse già l’intenzione di subordinare l’acquisto degli aerei radar alla vendita dei caccia–addestratori di Alenia Aermacchi ad Israele?
Intanto le aeronautiche militari dei due paesi sembrano aver stretto la più solida delle alleanze. Lo scorso mese di ottobre, gli israeliani hanno inviato i propri caccia F-15 ed F-16 a cannoneggiare e bombardare i grandi poligoni terrestri della Sardegna, nel quadro dell’esercitazione multinazionale “Vega 2011”. Due mesi più tardi è stata la volta dei caccia “Tornado” ed “Amx” dell’Aereonautica italiana a sorvolare il deserto del Negev per partecipare ai war games con la forza aerea partner (“Desert Dusk 2011”). Entro la fine del 2013, inoltre, i grandi aerei da trasporto della nostra aeronautica C27J e C130 e gli elicotteri Eh101 cominceranno ad essere equipaggiati con il sistema di contromisure a raggi infrarossi “Dircm” (Directional infrared countermeasures) co-prodotto dalla italiana “Elettronica” e dalla israeliana “Elbit”. Il contratto avrà durata triennale e comporterà una spesa di 25,4 milioni di euro. L’Aeronautica italiana sarà così la prima forza armata europea a dotarsi di un sistema con tecnologia non americana per la difesa dai Manpads (Man-portable air-defense systems), i missili che possono essere lanciati con sistemi a spalla. A danno dei contribuenti e a beneficio dei piazzisti di morte.


Strategie di contro-insurrezione

L’arma dei carabinieri tiene il primo corso di investigazioni per la nuova polizia irachena

Sono rientrati il 24 Novembre a Baghdad dieci appartenenti all’Iraqui Federal Police reduci da un corso intensivo della durata di due settimane svoltosi in Italia presso l’Istituto Superiore di Tecniche Investigative dei carabinieri a Velletri.
I dieci ufficiali e sottufficiali Iracheni sono stati “accompagnati” durante l’intero corso dal colonnello Michele Facciorusso, comandante dei carabinieri della NATO Training Mission Iraq, che dal 2007 ad oggi hanno addestrato oltre 10.000 poliziotti iracheni.
Durante la prima settimana dell’addestramento a Velletri, particolare attenzione è stata posta sulla questione afferente agli IED (ordigni esplosivi artigianali), su come riconoscerli, affrontarli e intervenire nella raccolta delle prove.
Successivamente, l’addestramento si è concentrato sulle modalità di conduzione delle indagini, tra le quali le intercettazioni telefoniche, ambientali, i servizi di pedinamento e la rilevazione di impronte digitali in luoghi chiusi.
Questo corso evidenzia sempre di più il ruolo dell’arma dei carabinieri nell’addestramento delle forze contro-insurrezionali a livello mondiale.


Un anno di guerra

Il 29 dicembre, è stato pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” il Decreto Legge n. 215 sul finanziamento delle missioni militari, approvato nel Consiglio dei Ministri del 23 dicembre 2011. Per la prima volta le missioni militari sono state finanziate per l’intero anno, il 2012, dal 1° gennaio al 31 dicembre, e non per ogni semestre.

La ricetta per uscire dalla “crisi” è molto chiara: la guerra.

In tanto si scopre che per 15 giorni, dal 1° ottobre al 15 ottobre 2011, la missione italiana in Libia (caratterizzata dai maggiori bombardamenti che Lo Stato abbia realizzato dalla Seconda Guerra Mondiale) non era finanziata, il rapporto economico dei militari in missione non in regola, la missione non autorizzata da nessuno, ma, come testimoniano due resoconti settimanali pubblicati dal sito del Ministero della Difesa, il governo ha partecipato alle operazioni militari con personale, mezzi e soprattutto con 7 basi aeree che hanno ospitato 120 aerei stranieri.

Ora questo decreto toglie per 12 mesi ogni problema a un eventuale prossimo governo che potrebbe succedere a Monti. Tutti d’accordo.

Il PD fa finta di scoprire lo “spreco degli F-35” di cui in passato ha sempre sostenuto l’acquisto. Intanto il governo Monti, appoggiato in maniera determinante da parte del centro-sinistra, ha fatto ciò che nessun governo aveva fatto: finanziare le missioni di guerra per l’intero anno.


KEYNESISMO MILITARE?

MENTRE I PROLETARI GRECI TIRANO LA CINGHIA,
I PAPPONI DELL’INDUSTRIA MILITARE FANNO NUOVI AFFARI.

Con buona pace dei redivivi keynesiani, il governo greco non getta tutti i quattrini nel girone infernale della speculazione finanziaria, ma un pochino li destina a un settore produttivo, forse un dei pochi che tira, quello militare.
Circa 3,9 miliardi vanno per 60 Eurofighter, altri 4 miliardi sono per le fregate Made in France e infine 400 milioni per le motovedette, sempre più utili per «scoraggiare» i flussi migratori via mare. Per la modernizzazione della flotta greca, è previsto uno stanziamento altrettanto imponente. Intanto devono arrivare due sottomarini di fabbricazione tedesca.
Per ora, la fanteria si accontenta di poco, chiede solo un po’ di munizioni per i carri pesanti Leopard. Per ora aspetta che arrivino gli elicotteri Apache, di fabbricazione americana.
E intanto, zitta zitta, l’industria bellica tedesca si prepara a far la parte del leone, quando, in marzo, verrà stanziata la seconda tranche di «aiuti» alla Grecia (80 miliardi).


Un antimilitarista in carcere

Da circa un mese Stefano, compagno di Torino molto presente alle iniziative NO TAV in Valsusa, si trova nel carcere di Ivrea, condannato a un anno e mezzo per delle scritte antimilitariste all’Alenia Aeronautica (gruppo Finmeccanica) e attualmente detenuto per “interruzione di pubblico servizio nell’attività aeronautica”.

Non sappiamo in che senso delle scritte possano costituire “interruzione dell’attività aeronautica”. Daremo a breve informazioni più precise. Ciò che sappiamo, invece, è che l’Alenia è una delle aziende più importante del gruppo Finmeccanica, produttore industriale di morte. Se Stefano ha fatto solo delle scritte ha la nostra solidarietà, se ha cercato in qualche altra maniera di ostacolare il funzionamento di una fabbrica di armi ce l’ha ancora di più.

Stefano sarà processato il 24 febbraio alle ore 9,00 presso il tribunale di Torino. Per chi volesse spedirgli telegrammi, lettere o materiale (lui chiede in particolare ospuscoli su CIE, nano- e biotecnologie, lotte nel Delta del Niger), questo è il suo indirizzo:

Stefano Mangione

C.C. Corso Vercelli 165

10015 Ivrea (TO)


Guerra alla Libia con settecento super bombe italiane

di Antonio Mazzeo

“Le operazioni condotte nel 2011 sui cieli libici hanno rappresentato per l’Aeronautica Militare italiana l’impegno più imponente dopo il 2° Conflitto Mondiale”. È orgogliosissimo il Capo di Stato maggiore delle forze aeree, generale Giuseppe Bernardis. L’Italia repubblicana ha conosciuto i teatri di guerra dell’Iraq, della Somalia, del Libano, dei Balcani, dell’Afghanistan e del Pakistan, ma mai avevamo sganciato tante bombe e tanti missili aria-terra come abbiamo fatto in Libia per spodestare e consegnare alla morte l’ex alleato e socio d’affari Muammar Gheddafi. Una guerra record di cui però è meglio non andare fieri: secondo i primi dati ufficiali – ancora parziali – i nostri cacciabombardieri hanno martoriato gli obiettivi libici con 710 tra bombe e missili teleguidati. Cinquecentoventi bombe e trenta missili da crociera a lunga gittata li hanno lanciati i “Tornado” e gli AMX dell’Aeronautica; centosessanta testate gli AV8 “Harrier” della Marina militare. Conti alla mano si tratta di quasi l’80% delle armi di “precisione” a guida laser e GPS in dotazione alle forze armate. Un arsenale semi-azzerato in poco più di centottanta giorni di conflitto; il governo ha infatti autorizzato i bombardamenti solo il 25 aprile 2011 (56° anniversario della Liberazione) e la prima missione di strike in Libia è stata realizzata tre giorni dopo da due caccia “Tornado” decollati dall’aeroporto di Trapani Birgi.
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Asse militare tra Roma e Berlino con missili e droni

di Antonio Mazzeo

Sistemi missilistici e satellitari, apparati per le guerre elettroniche, bombe e munizioni “intelligenti”, aerei e velivoli terrestri senza pilota. Dal prossimo anno, piccole, medie e grandi industrie d’Italia e Germania avvieranno progetti congiunti di sviluppo dei più avanzati strumenti di guerra. Il 16 dicembre, è stato firmato a Berlino un accordo di collaborazione strategica tra la Federazione delle industrie italiane per la difesa e la sicurezza (AIAD) e la BDSV, l’omologa associazione tedesca del comparto militare. L’accordo che punta a promuovere la ricerca, la progettazione e la produzione di tecnologie belliche aerospaziali, navali e terrestri, è stato messo a punto dopo mesi di negoziati fra i rappresentanti dei ministeri della Difesa dei due paesi, con il supporto dei manager delle maggiori holding industriali. E segue di pochi giorni la lettera d’intenti firmata dai ministri della difesa, Giampaolo Di Paola e Thomas de Maizière, che prefigura, insieme ai nuovi progetti dei mercanti d’armi, una più stretta cooperazione operativa tra le forze armate italiane e tedesche.
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