Monthly Archives: Novembre 2020

Finite l’esercitazioni della Brigata Julia in Carnia

Qualcuno in buona fede potrebbe pensare che in questo periodo tutta una serie di attività presumibilmente inutili, come per esempio le esercitazioni militari, siano ferme, che le zone rosse o arancioni valgano un po’ per tutti e tutte i cosidetti cittadini di questo paese. I DPCM varati nelle ultime settimane costringono milioni di persone a non potersi muoversi liberamente, ad essere multate, segnalate, osservate dalle forze dell’ordine. I media di Stato fanno la morale per chiunque si trovi collettivamente in luoghi chiusi o anche aperti, oppure si multa chi osa superare i confini delle varie zone colorate, scelte dai tecnici di Stato che non tengono conto delle vere necessità delle persone. Mentre sempre più persone si chiedono cosa hanno fatto i governanti con i soldi che dovrebbero essere stati investiti nel potenziare la sanità pubblica in previsione del ritorno del virus nelle stagioni fredde, oppure che le persone che hanno perso lavoro ricevessero contributi per sopravvivere, ecco che con una “piccola” notizia si può capire cosa può andare avanti e cosa no in questo periodo, o dove vanno investiti i soldi e dove non vanno investiti.

Le esercitazioni militari sono sempre andate avanti, anche questa primavera, non si sono mai fermate, sia in questo paese che in tutti i continenti, senza contare lo scoppio di nuovi conflitti come in Armenia. I militari di tutti i paesi, compresa l’Italia non hanno mai smesso di sparare, cannoneggiare, distruggere, consumare, inquinare, esercitare uomini e donne a fare quello che deve fare un militare: uccidere.

L’addestramento ed i mezzi tecnologici di un esercito devono sempre essere lubrificati sia con l’indottrinamento, con lo studio, ma sopratutto con il grasso per mortai e cannoni che consumano già tonnellante di acciao e non solo. Tutto questa macchina fa ricchi gli industriali delle fabbriche di armamenti.

In questi giorni si è conclusa al poligono del Monte Bivera l’esercitazione della Brigata Alpina “Julia” di Udine. A questa esercitazione hanno preso parte anche gli alpini del 7° Reggimento di Belluno, gli artiglieri del 3° Reggimento artiglieria terrestre (da montagna) di Remanzacco, oltre al personale del 5° Reggimento alpini di Vipiteno, del Reparto Comando e Supporti Tattici “Julia” di Udine, del 2° Reggimento genio guastatori di Trento e del reggimento Logistico “Julia” di Merano. Inoltre è’ anche avvenuta la sperimentazione del veicolo cingolato per il movimento su terreni innevati BV 206.

Mentre in molti fan sempre più fatica a campare, mentre a milioni di persone vengono rinviate visite mediche importanti, mentre i detenuti e i reclusi nei CPR vengono contagiati nelle carceri, mentre il Presidente della Repubblica Mattarella minaccia chi si rivolta in strada di mandere le esercito al fianco delle Forze dell’Ordine per reprimere chi si ribella, i militari si esercitano. Queste zucche vuote saranno quelle che alla bisogna si schiereranno contro chi vorrà ribaltare questa situazione che sta prendendo una brutta piega. La mimetica sarà ancora una volta dall’altra parte della barricata, e non di certo dalla parte nostra.

Qui sotto un video dell’esercitazione:

https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2020/11/fvg-esercitazione-alpini-julia-83377f2c-d59b-4c27-a09a-02ac84db8501.html


La salute, signorsì!


Esercitazione militare top secret in Nord Africa della nuova task force USA ospitata in Italia

Riceviamo e pubblichiamo:

 

Esercitazione militare top secret in Nord Africa della nuova task force USA ospitata in Italia

 


Una maxi-esercitazione militare delle forze di pronto intervento USA di stanza nelle basi italiane si è tenuta segretamente dal 6 al 9 novembre in Nord Africa. A renderlo noto, una settimana dopo, il Comando di U.S. Africom di Stoccarda che sovrintende a tutte le operazioni delle forze armate degli Stati uniti d’America nel continente africano.

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Navi da guerra Fincantieri prodotte in USA per evitare l’embargo ad Arabia Saudita

Riceviamo e pubblichiamo:

Navi da guerra Fincantieri prodotte in USA per evitare l’embargo ad Arabia Saudita

 


L’Europa chiede di non vendere più armi all’Arabia Saudita per i suoi crimini in Yemen? Nessun problema: si può andare a produrle negli Stati Uniti d’America e da lì inviarle poi al regime di Riyad.

Da tempo pacifisti e difensori dei diritti umani invocano l’embargo militare nei confronti dei paesi più coinvolti nella carneficina yemenita, mentre il 17 settembre 2020 una risoluzione del Parlamento europeo ha esortato i paesi membri Ue “ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto”. E cosa fanno allora le aziende leader del complesso militare-industriale italiano? Esternalizzano la produzione di sistemi di morte utilizzando i cantieri d’oltreoceano in mano alle proprie società controllate.

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Solo l’inizio

Come dopotutto poteva essere prevedibile, la rabbia è esplosa e sta esplodendo in tante piazze italiane ed europee. Se fino ad ora Stato e classi dirigenti (capitanati da Confindustria) hanno determinato le condizioni di reclusione differenziata e controllo poliziesco più o meno incontestati da una sorta di obbedienza rassegnata, adesso le strade hanno iniziato a parlare un altro linguaggio. “È solo l’inizio” si sente urlare più o meno ovunque. Forse qualche voce ancora timida tra il marasma delle piazze riempitesi velocemente una influenzata dall’altra; forse l’idea che le misure coercitive saranno inevitabilmente sempre più stringenti; forse l’impressione crescente di non essere affatto tutti sulla stessa barca; forse le contraddizioni sociali che si fanno semplicemente più esplicite, rendendo più chiaro chi da sempre può morire e chi no, lasciando piccole brecce al sentimento vivo di un conflitto che non ha più pazienza di attendere. Forse.

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Assumere più personale sanitario? No, meglio le forze armate contro il Covid-19

Assumere più personale sanitario? No, meglio le forze armate contro il Covid-19

Al di là del riferimento a Vittorio Agnoletto, di cui nessuno si è scordato il ruolo di poliziotto sociale durante il G8 del 2001 a Genova, vi consigliamo la lettura di questo testo uscito di recente sul blog di Antonio Mazzeo.

 

Assumere più personale sanitario? No, meglio le forze armate contro il Covid-19

In un post di ieri 22 ottobre 2020, il medico ed ex europarlamentare Vittorio Agnoletto, uno degli esperti più accreditati nel campo delle politiche sanitarie pubbliche, ci fa sapere di una riunione organizzata a Roma tra alcuni Ministeri e le Regioni per valutare l’opportunità di lanciare un bando della Protezione Civile per l’assunzione di 2.000 persone per potenziare l’esecuzione dei tamponi. Giustamente Agnoletto rileva e lamenta come “nessuno abbia ragionato su queste assunzioni e su quelle di medici e infermieri assolutamente necessarie (ed in numero ben maggiore di 2.000) qualche mese fa per prepararsi all’autunno”.

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