Monthly Archives: Aprile 2018

Brescia: Leonardo specializzati in pulizie etniche

Tratto da earthriot.altervista.org
La guerra è senza dubbio il primo tra gli strumenti utilizzati da stati e multinazionali per ottenere il dominio sulle terre, il controllo e la prevaricazione dei popoli e del vivente in generale.

Un processo che storicamente vede le banche rivestire una parte da protagonista, sia come finanziatrici e sostenitrici dei conflitti bellici che come prime beneficiarie di quello che è un business condotto sulla pelle delle persone.
Tra le più conosciute Unicredit e Deutsche Bank, si fa spazio la banca Valsabbina (presente sopratutto in Lombardia e Veneto) che veste un ruolo centrale nell’esportazione di armi all’estero, in buona parte destinate ad armare le milizie di Erdogan.

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Yemen, servi e colera

Tratto dal numero 0 della rivista NurKùntra Marzo, 2018

 

 “Ascoltando, infatti, i gridi di allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice.”

La Peste – A. Camus

 

Da marzo 2015 la guerra imperversa sullo Yemen causando decine di migliaia di morti, milioni di sfollati, feriti e distruzioni, devastando in maniera sistematica il paese, già considerato uno dei più poveri del mondo. Il tutto ha inizio con l’intervento dell’Arabia Saudita insieme a una coalizione di stati sunniti, Egitto, Kuwait, Qatar, Sudan e Pakistan, in difesa del governo yemenita di Mansur Hadi contro i ribelli Ansarola, houthi, un gruppo armato sciita nato nel ’92; coalizione capeggiata dai sauditi per il timore che una vittoria degli sciiti nello Yemen potesse creare slancio fra le minoranze anti sunnite, mettendo in pericolo le petromonarchie arabe e quella saudita in primis. Continue reading


I bulloni di Domusnovas

Antonio ha due figli meravigliosi, vanno a scuola e sono i primi della classe, li ama e tutte le mattine, prima di andare a lavorare, il suo cuore, quando li accarezza, palpita di un qualcosa di bellissimo e indescrivibile, prima che loro vadano a scuola, dove sono i primi della classe; Antonio mentre percorre la strada che lo accompagna alla fabbrica, sorride, è felice, ha un lavoro sicuro e due figli amorevoli. Ahmed è sempre triste, il suo viso non conosce il sorriso e i suoi occhi sono sempre gonfi di lacrime, ha quattro figli, di cui due dal fisico martoriato, ad uno manca una gamba da sopra il ginocchio e l’altro ha il viso sfregiato da diverse schegge di un bullone, è ceco e la faccia fa ribrezzo a vederla, anzi fa quasi schifo.

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Francia: Senza riparo

Tratto da finimondo.org

Più nulla sembra poter fermare la corsa bellica. Da quando la rivolta popolare in Siria si è trasformata in guerra civile di lungo corso, i massacri, le distruzioni e gli esodi hanno superato di gran lunga ciò che riusciamo semplicemente a concepire. I bollettini di morte hanno da tempo rinunciato a fare gli aggiornamenti quotidiani. Cento, duecento, quattrocento, settecentomila morti… Tre, quattro, sei milioni di rifugiati. Mille, quindicimila, trentamila attacchi aerei. I massacri avvengono su una scala fuori dalla portata del nostro cervello. Eppure, sono fin troppo reali.

Genova: ENI è un ottimo affare!

Eni è un ottimo affare! Questo dicono gli analisti di Deutsche Bank. Il perché lo sappiamo: il supergiant a gas egiziano, Zohr, è entrato in produzione da alcuni mesi, forte di un potenziale di risorse di gas di 850 miliardi di metri cubi. Entro il 2019 perforerà 20 pozzi e potrebbe portare a breve l’Egitto all’autosufficienza se non all’esportazione.

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E’ uscito l’opuscolo “Dietro le Quinte. Appunti sulla guerra e lo sviluppo tecno-scientifico”

Nota introduttiva

Questo lavoro nasce dall’esigenza di sviluppare, seppur con un taglio diverso, gli studi approfonditi nell’opuscolo del 2011 L’Università in guerra e quella di mettere nero su bianco alcuni spunti emersi dal ciclo di iniziative “La società della dismisura” tenutosi a Trento nel maggio del 2017. Il nostro è un tentativo di inquadrare il ruolo della Ricerca all’interno del mondo bellico-industriale. Cercando di capire come funziona il sistema organizzativo della ricerca militare in Italia e in Europa – e come si inserisce in un processo globale dei conflitti –, l’analisi vorrebbe evidenziare come i finanziamenti nella ricerca pubblica e privata (soprattutto nell’ambito denominato “Ricerca e Sviluppo”) e le “priorità” nelle innovazioni tecnologiche seguano il corso di decisioni e necessità politiche e militari. Il cambiamento della guerra – nelle sue maniere di essere concepita e compiuta – ha come causa ed effetto anche l’insieme dei “lavori” e delle operazioni aziendali che compongono l’odierno Sistema tecnico-industriale. L’Università è una delle colonne portanti di questo processo. Sfatare il mito della “libertà di ricerca” è uno dei passi che dobbiamo fare per capire la composizione di questo apparato, per disarticolarne la struttura e vederlo nella sua realtà. Per capire che oggi la guerra non è esclusivamente forza dello Stato ma anche, e forse soprattutto, potenza tecnica. Una potenza che trova le sue radici nel rapporto fra l’essere umano e i prodotti che fabbrica. In questo quadro la Ricerca è uno degli elementi principali della guerra. Nel lavoro che stiamo proponendo abbiamo cercato di trovare un metodo di studio che possa essere utile per ricostruire la ramificazione dei progetti di ricerca – quanto più nel dettaglio – legati al mondo militare e alle scelte politico-militari che ne determinano la produzione. Per questo ci è sembrato utile spiegarne il metodo attraverso un esempio specifico. I lavori che le compagne e i compagni stanno facendo in questo senso sono ormai numerosi. Il nostro augurio è che la conoscenza critica possa servire ad alimentare l’attività pratica perché, come diceva qualcuno, “ogni tempo perso per la scienza è tempo guadagnato per la coscienza”.

Trento, Aprile 2018

Per scaricare il testo e la copertina dell’opuscolo:

Dietro le Quinte – copertina

Dietro le Quinte

Per richiedere copie scrivere a romperelerighe08@gmail.com


Trento: 2 maggio presentazione del corteo di Milano al “El Tavan”


Germania: Nessuna pace per i complici con la guerra contro Afrin

Tratto da roundrobin.info

Francoforte sul Meno (Frankfurt am Main), 16 marzo 2018

Nella notte dal 15/03 al 16/03 abbiamo marchiato con bottiglie alla vernice e abbellito con gli slogan „Fermate la guerra NATO ad Afrin“ e „Biji YPG/YPJ“ la casa del dr. Berndt Crüwell a Francoforte, Eichendorffstr. 61.

Crüwell è un interlocutore della „Deutsche Atlantische Gesellschaft“ per Francoforte. A questo testo abbiamo aggiunto i nomi dex altrx interlocutrix. Già a Stoccarda fu interpellato un altro rappresentante dell’organizzazione lobbistica Nato. Che ha il compito di „informare sulla politica della NATO e di pubblicizzarla.“1 Politica attuale della NATO è il sostegno e l’attuazione della guerra offensiva in violazione del diritto internazionale della Turchia contro l’enclave curda Afrin in Siria. Con l’aiuto di milizie islamiche sono sotto attacco le forze in Siria che s’impegnano di più per una società democratica e multietnica.

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Appennini: Vel-ENI di Guerra

Tratto da roundrobin.info

La multinazionale Eni da sempre nel mondo è il simbolo dell’imperialismo italiano: stavano a difendere i pozzi dell’Eni i carabinieri a Nassiriya, stanno proteggendo un grosso affare Eni i militari a difesa della diga di Mousul, stanno tutulando gli interessi dell’Eni le truppe inviate poche settimane fa in Niger. E per tutelare gli interessi dell’Eni, che partecipa al Tap in Salento, polizia e carabinieri non hanno esitato a costruire recinzioni, manganellare, denunciare chi si oppone. Il 31 gennaio l’ad di Eni Desclazi ha inaugurato un nuovo impianto di gas in Egitto in compagnia del dittatore Al Sisi, il quale ha affermato che l’omicidio di Giulio Regeni è stato architettato per rovinare gli affari italiani in Egitto. (nella foto Descalzi e Al Sisi)
Insomma, come minimo, l’Eni porta sfiga.
E siccome da questa estate la Snam e l’Eni vogliono costruire un gasdotto lungo l’Appennino, non è che arrivano le truppe anche qui?

Difendiamo l’Appennino
Prepariamo la Resistenza


Bologna: “Erdogan Boia”, ordigno contro Unicredit collaborazionista con il regime dell’AKP

Tratto da roundrobin.info

Apprendiamo dai giornali locali che verso le 4 del mattino dell’ 11 Aprile davanti alla sede Unicredit di via della Barca è esplosa “bomba rudimentale […] realizzata con quattro bombolette di gas, di quelle da campeggio, avvolte in una stoffa imbevuta di liquido infiammabile, con una miccia alla quale è stato appiccato il fuoco”. L’esplosione ha “infranto e danneggiato parte della vetrata e annerito gran parte del muro” e che “dopo l’esplosione, l’ingresso della filiale è stato presidiato fino al mattino dalla vigilanza privata della filiale”.

Unicredit ha molti investimenti in Turchia e stretti legami con il regime di Recep Tayyip Erdogan. Inoltre a Bologna ha vissuto a lungo il figlio Bilal Erdogan, che ha seguito un master presso l’università americana John Hopkins. Durante la sua permanenza in città il figlio di Erdogan ha stretto contatti con il mondo bancario e i suoi movimenti finanziari riconducibili a “fondi neri  dell’AKP” attirano addirittura l’attenzione dei media.