Yemen, servi e colera

Tratto dal numero 0 della rivista NurKùntra Marzo, 2018

 

 “Ascoltando, infatti, i gridi di allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice.”

La Peste – A. Camus

 

Da marzo 2015 la guerra imperversa sullo Yemen causando decine di migliaia di morti, milioni di sfollati, feriti e distruzioni, devastando in maniera sistematica il paese, già considerato uno dei più poveri del mondo. Il tutto ha inizio con l’intervento dell’Arabia Saudita insieme a una coalizione di stati sunniti, Egitto, Kuwait, Qatar, Sudan e Pakistan, in difesa del governo yemenita di Mansur Hadi contro i ribelli Ansarola, houthi, un gruppo armato sciita nato nel ’92; coalizione capeggiata dai sauditi per il timore che una vittoria degli sciiti nello Yemen potesse creare slancio fra le minoranze anti sunnite, mettendo in pericolo le petromonarchie arabe e quella saudita in primis.

Nel 2014, i ribelli organizzarono delle manifestazioni anche molto partecipate, che accusavano il governo di avere posizioni filo statunitensi, di essere corrotto e di non garantire il pur minimo sostentamento per le famiglie, ridotte in estrema povertà. Il governo iniziò le rappresaglie arrestando migliaia di manifestanti legati al gruppo sciita, ma i rivoltosi sempre più appoggiati dalla popolazione, riuscirono in poco tempo a prendere il controllo della capitale Sana’a, spodestando il presidente Hadi. Il popolo yemenita appoggia nettamente Ansarola, che non fa proselitismo fondamentalista, anzi è in netta contrapposizione a Daesh e Al Qaeda ed in alcune zone sono in pieno conflitto armato. Questo rischia di creare in tutta l’area un esempio non gradito per la sua specificità “democratica”, un’anomalia che preoccupa l’Arabia Saudita, ma anche Israele, per lo sviluppo di uno sciismo democratico con legami con gli Hezbollah e quindi con la resistenza palestinese, e gli stessi americani che non possono permettersi quest’anomalia che già conobbero nel 2003 con l’invasione dell’Irak che gli sciiti di Ansarola condannarono, partecipando attivamente alla resistenza anti Usa e per questo violentemente repressi dal governo dell’allora presidente Saleh. Non possono permettersi di non appoggiare il regime saudita in funzione anti iraniana per ovvi motivi geostrategici e politico economico, in quanto Teheran appoggia i rivoltosi houthi. Da ricordare inoltre le famose mail della “democratica” Clinton sui fiumi di soldi sauditi, si parla di 20 milioni di dollari, per la sua campagna elettorale e l’accordo di Trump sulla vendita di armi sempre con i sauditi, considerato uno degli accordi più grandi nella storia delle vendite di armi: 150 miliardi di dollari. Anche i francesi sono in prima linea sul fronte yemenita in appoggio saudita per gli accordi sul controllo o meno dei radicali sunniti che l’Arabia Saudita “gestisce” a suo piacimento e in cambio di prestazioni mercenarie da utilizzare nelle sue zone strategiche, fra cui appunto lo Yemen.

La guerra nello Yemen passa fra i media come una guerra strana, quasi irreale, senza notizia, perché non ha la copertura necessaria come la guerra ai tagliatori di teste o agli stragisti dei vari Bataclan.

Intanto la guerra semina i suoi danni collaterali come il colera che sta devastando diverse parti dello Yemen, le maggiori colpite dai bombardamenti. Si parla già di 300 mila contagiati con più di mille morti, un’epidemia che può essere controllata con piccoli interventi, bastano 25 euro per un trattamento completo contro la malattia, una cifra irrisoria ma ovviamente non contemplata dalla logica guerrafondaia. I bambini muoiono fra gli spasmi del dolore, rinsecchiti dalla dissenteria, svuotati dalla diarrea, muoiono fra le braccia dei propri cari, che finite le lacrime, urlano l’odio e la rabbia contro il mostro che arriva dal cielo, che distrugge tutto, che alimenta il fango ed i detriti dove il colera costruisce la sua strada e come la peste falcia esistenze soprattutto in mezzo alla miseria e la povertà: vecchi, donne, bambini, senza distinzione, approfittando del silenzio e delle telecamere spente ; nello Yemen il mostro arriva dal cielo, sganciando il suo carico di morte costruito e perfezionato a Domusnovas, dove con 25 euro si pagano due ore di straordinario alle mani operose e alle menti serve del profitto, che preparano con fredda precisione e professionalità le bombe Mk82, di 870 chili di peso e 250 di esplosivo.

Bombe, servi e colera stanno devastando lo Yemen con l’indifferenza, ancora una volta, costruita ad arte dalla guerra imperialista.

 


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