Governo e Provincia di Trento vorrebbero costruire, tra la concessionaria Dorigoni a sud di Trento e l’aeroporto di Mattarello, una base militare in grado di ospitare 1600 soldati di professione. Una base estesa su circa 30 ettari di campagna, un vero e proprio paese nel paese con alloggi, sala convegni, cinema, campi sportivi, officine, armerie, poligono di tiro, ecc., più un’area consistente (superiore al 30%) sottoposta a segreto militare.
Per via del rischio di esondazioni dell’Adige, la cittadella militare verrebbe rialzata con migliaia di metri cubi di porfido, causa di emissioni nocive di radon: possiamo renderci conto dell’impatto ambientale di un simile progetto, calato sulla testa della popolazione.
Ma senza trascurare l’aggressione al territorio (tutte le basi militari inquinano con solventi e metalli pesanti), i costi (si parla di 400 milioni di euro) e i forti disagi creati ai suoi abitanti (convivere con 1600 soldati non è uno scherzo), il punto fondamentale è che una simile installazione serve ad uno scopo ben preciso: la guerra.
Finanziando interamente la costruzione della base militare di Mattarello, la Provincia di Trento è l’unica Provincia italiana ad avere a bilancio una spesa di guerra.
Per ampiezza, costi e caratteristiche (un villaggio militare di tipo americano), la base di Mattarello è uno dei progetti italiani più importanti sostenuti dall’esercito.
Teniamo presente che i soldati di stanza nelle attuali caserme di Trento hanno già partecipato a diverse operazioni di guerra (in particolare nella ex Jugoslavia). Inoltre, le truppe degli Alpini hanno e avranno un ruolo strategico in diversi conflitti che vedono o vedranno presente l’esercito italiano (pensiamo all’Afghanistan). Queste truppe trovano in Trentino un terreno ideale di addestramento.
Benché l’accordo tra governo e Provincia di Trento risalga al 2002, solo nell’autunno del 2007 si è cominciato a saperne qualcosa di più. Come nel caso di altre grandi opere (ad esempio il TAV), si è aggirata ogni discussione persino nell’ambito formale del consiglio comunale e provinciale di Trento.
Il contesto in cui si inserisce
Siamo un po’ tutti abituati a considerare il Trentino una provincia sorniona e periferica rispetto ai grandi progetti tecnologico-militari. Ebbene, il futuro prossimo ci costringerà a modificare radicalmente la nostra percezione.
Siamo convinti che si stiano progettando e in parte già realizzando delle trasformazioni profonde delle nostre valli.
Da una parte, le nuove e gigantesche infrastrutture. La linea ferroviaria ad Alta Velocità Verona-Monaco, l’inceneritore di Ischia Podetti, la base di Mattarello, “metroland” (180 km di gallerie per una rete di metropolitane di superficie). Dall’altra parte, gli intrecci tra l’esercito, la ricerca tecnoscientifica e la produzione industriale. Che rapporti esistono – tanto per fare un esempio – tra la cittadella militare di Mattarello (che vorrebbero costruire a fianco di un aeroporto civile), il progetto di un centro di ricerca in Trentino della Finmeccanica (il più grande produttore italiano di armi, in particolare aerospaziali) e un nuovo stabilimento a Grigno della Forgital (ditta vicentina specializzata nella produzione di componenti aerospaziali, per lo più a scopo militare)? E ancora, che rapporti esistono tra la base di Mattarello, quella vicentina al Dal Molin e la Pi.ru.bi (l’autostrada Schio-Trento)? Senza contare che rimane aperto il progetto di un centro turistico per Marines nel Tesino e che una delle tratte all’aperto del TAV (la sola, tra l’altro, in cui è progetta l’interconnessione con la linea ferroviara attuale) in provincia di Trento è prevista proprio di fronte alla zona individuata per costruire la base di Mattarello. Come si può notare, siamo di fronte a qualcosa di ben più ampio e inquietante di una semplice “razionalizzazione urbanistica”, come continuano a sostenere in modo grottesco sindaco e assessori di Trento a proposito delle “caserme di Mattarello”.
Finmeccanica in Trentino?
È di qualche mese fa la notizia di un dialogo per un accordo tra la Provincia di Trento e Finmeccanica (colosso italiano dell’industria militare). Si tratta di un progetto di ricerca, in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler, nel campo delle cosiddette “energie alternative” e dei satelliti. Ma perché aprire una sede proprio in Trentino? Perché, come afferma il presidente di Finmeccanica, “qui le leggi potete farvele voi e questa è una sicurezza per le imprese interessate a svilupparsi”. E Finmeccanica di affari e di sviluppo se ne intende.
Posseduto per il 32, 45 % dallo Stato, questo gigante industriale è il primo produttore italiano di armi e il settimo a livello internazionale, con sedi in tutto il mondo, un organico di circa 60.000 addetti e un fatturato annuo che si aggira sui 15 miliardi di euro. Il gruppo è costituito da 19 imprese, tra cui spiccano leader europei nel campo della produzione di velivoli militari, come l’Alenia Aermacchi; di missili, come la MBDA; di artiglieria navale e terrestre, come la OTOMELARA; di aerei militari, come la Alenia Aeronautica. Il peso di questa multinazionale italiana è tale da aver condizionato tutte le manovre finanziarie in fatto di spese militari. La ragione non è poi così misteriosa. Un produttore di armi ha costantemente bisogno di nuove commesse e di nuovi campi di ricerca. Un produttore di armi ha bisogno di guerre per vendere i propri prodotti, di usare gli armamenti per rilanciare la produzione. E il mercato funziona, come dimostra il coinvolgimento di tutte le più grosse banche italiane e internazionali. Proprio di recente, in un elenco di vendite tanto angosciante quanto freddo, figurano 18 elicotteri forniti alle forze armate del Qatar.
Con l’investimento annuo di 1,836 miliardi di euro nella ricerca e nello sviluppo, Finmeccanica è all’avanguardia nelle tecnologie belliche e di controllo, specie quelle aerospaziali. Non solo. Assieme alla canadese Bombardier (un nome, un programma), Finemeccanica si è aggiudicata un’importante commessa per la costruzione di treni ad alta velocità. Guarda caso in Trentino vorrebbero costruire una nuova linea del TAV.
I confini tra la ricerca civile e quella militare (pensiamo proprio ai satelliti, o anche alle nuove fonti di energia) sono estremamente labili. Nei laboratori high tech, d’altronde, chi controlla chi?
Per questo viene automatico collegare un centro di ricerca di una società che fa della sperimentazione militare il proprio cavallo di battaglia (pensiamo alla costruzione di velivoli di attacco), con l’aeroporto di Mattarello e la base militare che vorrebbero costruirgli davanti.
La Forgital ha vinto qualche mese fa, assieme alla torinese TCS Group, un appalto per produrre componenti per i cacciabombardieri F-135. Si tratta di cacciabombardieri concepiti apposta per poter decollare e atterrare anche su piccole superfici (proprio come l’aeroporto civile di Mattarello).
Per quanto riguarda la ricerca tecno-scientifica, il Trentino sta diventando un importante terreno di conquista. Stanno assemblando i vari pezzi delle cosiddette tecnologie convergenti (facoltà di scienze cognitive a Rovereto, il centro Microsoft più importante d’Europa sulla bio-informatica vicino a Trento, nuova facoltà di biotecnologia e, da poco, un laboratorio di nanotecnologie – settore, questo, in cui è ben presente Finmeccanica). Sembra un mosaico degli orrori. Un ultimo esempio è che l’ex IRST (oggi Fondazione Bruno Kessler) sta lavorando, in accordo con l’università di Gerusalemme, alla creazione di un computer atomico le cui applicazioni sarebbero principalmente militari (dai vari ministeri della Difesa arrivano infatti i finanziamenti maggiori). Trentino: terra delle mele e dell’uva?
A che punto siamo?
Per il momento, i lavori veri e propri per costruire la base non sono ancora cominciati: si parla del 2010 (da concludere entro il 2015). Sono però già cominciati alcuni lavori preliminari (sbancameto di una parte di meleti, costruzione di un terrapieno). Entro l’autunno del 2009 vorrebbero completare la recinzione dell’area (che costerebbe, da sola, più di 360 mila euro e che è stata assegnata alla ditta di Trento e Verona Nuova Bitumi s.r.l.). Si è conclusa di recente la gara di appalto per l’assegnazione dei lavori veri e propri della base, ma non sono ancora stati resi pubblici i risultati.
La mobilitazione contro la base
Sarebbe piuttosto lungo raccontare cosa è stato fatto finora. Ci limiteremo a sottolineare alcuni passaggi.
Nel novembre del 2007 si sono svolte, ad opera di alcuni abitanti, le prime serate pubbliche a Mattarello sulla questione della cittadella militare. La buona partecipazione spinge gli organizzatori a dare vita ad un comitato. Fin da subito partecipiamo alle iniziative (non al comitato) portando un chiaro contenuto antimilitarista e il metodo dell’azione diretta.
A giugno del 2008 le prime ruspe vengono fermate a Mattarello e nell’area agricola nasce un piccolo presidio. Qualche giorno dopo il presidio viene sgomberato con la forza da polizia e carabinieri. In una quarantina finiamo in Questura, denunciati per una serie di reati. La sera stessa nasce a Mattarello un’assemblea contro la base autonoma da partiti e sindacati, a cui partecipano circa 150 persone. Alcuni del comitato esprimono già le loro perplessità sulla pratica dei blocchi. Il giorno dopo viene di nuovo bloccata la strada davanti al cantiere e poi si susseguono per diverse settimane varie iniziative (affissioni di manifesti, presìdi, biciclettate, incursioni in “convegni sulla pace”, ecc.). L’assemblea è fin da subito una spina nel fianco di disobbedienti e altri politicanti, che fanno di tutto per farla fallire (il motivo è presto detto: il metodo dell’unanimità non permette loro di far passare proposte semi-istituzionali a nome dell’assemblea). Si arriva comunque alla manifestazione del 4 ottobre a Trento, a cui partecipano circa 800 persone. Dopo averne parlato anche in assemblea, distribuiamo un volantino che invita, per il lunedì dopo, a bloccare i lavori a Mattarello. L’esplosione di qualche petardo durante il corteo è il pretesto per attaccare gli anarchici. Il lunedì dopo il cantiere viene comunque bloccato per l’intera giornata da una cinquantina di persone (compagni ma anche studenti e altre persone conosciute al corteo). Sia il comitato che i disobbedienti si dissociano dal blocco. La rottura avviene sul terreno della lotta.
Apriamo un’assemblea antimilitarista settimanale a Rovereto con cui continuiamo, pressoché da soli, la mobilitazione (contestazione di convegni, un corteo organizzato assieme agli studenti medi, incontri pubblici, presìdi davanti alla Nuova Bitumi, partecipazione alle manifestazioni contro i massacri di Gaza con contenuti antimilitaristi e contro la base, il convegno antimilitarista del 2 maggio a Trento, ecc.).
Pubblichiamo da giugno 2008 un foglio antimilitarista (“Rompere le righe”) che distribuiamo in ogni occasione favorevole.
Il nostro progetto
È, come abbiamo sempre sostenuto pubblicamente, impedire la costruzione della base militare. I mesi a venire saranno molto importanti. L’agitazione permanente sul problema della base, l’opposizione pratica a chi si vuole arricchire grazie alla sua costruzione, l’allargamento e l’affinamento di una rete di contatti tra persone disposte a battersi.
Un appuntamento importante sarà il campeggio di lotta contro la base militare che si terrà dal 25 al 28 giugno nei dintorni di Trento. Sarà un’occasione per discutere e muoversi in città, allo scopo di affermare con forza: la partita non è chiusa. Pubblicheremo al più presto il luogo e il programma dell’iniziativa.