Codice di pace? Codice di guerra?

I 2800 soldati italiani presenti in Afghanistan partecipano ad operazioni di guerra. I loro interventi armati, vista la resistenza della popolazione, devono essere sempre più protetti da elicotteri e aerei da guerra. L’Italia è costantemente in guerra – regnante il centro-sinistra, regnante il centro-destra – dal 1991. Tutte queste cose non sono previste dalla Costituzione. La guerra, naturalmente, continua. Non potendo cambiare la realtà dei fatti, il governo deve cambiare quella delle parole. Il ministro della guerra La Russa dice – giustamente – che quella in Afghanistan è una missione di guerra e che quindi non può essere regolamentata da un codice di pace. Il codice di guerra non è però previsto (la Costituzione, ricordate). Ci vuole allora un terzo codice: “né di pace né di guerra”. L’opposizione (PD in testa) si dichiara ovviamente “aperta al dialogo”. D’altronde tutti i partiti (anche l’Italia dei valori, che valorosamente si annunciava contro la guerra “senza se e senza ma”) hanno votato il rifinanziamento della missione in Afghanistan. Il balletto immobile della democrazia. La democrazia del “popolo dei signori”. Intanto continua un’altra guerra – quella contro i poveri. Nei quartieri delle città o al largo delle coste. I morti si contano a decine (nelle carceri, nelle caserme, nei CIE, nei cantieri, in mare). E questi morti, in quale codice rientrano?

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