Testo distribuito a Trento Sabato 10 Ottobre durante un presidio in piazza contro la guerra in Afghanistan, per il ritiro delle truppe italiane e contro la base militare di Mattarello:
Da Trento all’Afghanistan
8 anni fa, il 7 ottobre 2001, con il bombardamento aereo anglo-statunitense su Kabul, iniziò la guerra all’Afghanistan. Una sporca guerra di occupazione che ha finora causato circa 100.000 vittime (in gran parte civili).
Una sporca guerra che la Nato e gli Usa stanno perdendo ma che vogliono continuare ad alimentare chiedendo un maggiore sforzo bellico e più truppe agli altri paesi alleati.
La più grande coalizione militare della storia sta arrancando sotto i colpi della resistenza sostenuta da larghe fasce di popolazione afghana.
Per quanto riguarda l’Italia, il governo di centrodestra, in accordo politico con il centrosinistra, accresce i finanziamenti a sostegno della missione militare e dell’intervento neocoloniale (impegnando nella regione più di 3000 soldati), nonostante ci sia una consolidata opinione della maggioranza degli italiani che chiede il rientro delle truppe e la fine del massacro.
La guerra compare su televisioni e giornali di casa nostra solo quando a morirvi sono dei soldati italiani. Ma tutta la retorica nazionalista, con i suoi funerali di Stato e i suoi minuti di silenzio, non riesce a nascondere l’evidenza: i militari italiani sono in Afghanistan per il controllo geopolitico di quella regione e per alimentare un mercato delle armi sempre più assassino. I generali italiani sono corresponsabili dei bombardamenti della NATO su città e villaggi. Altro che “missione umanitaria”.
La guerra non è un tragico quanto lontano evento. Le sue ricadute economiche e sociali pesano su di noi (precarietà, militarizzazione del territorio, repressione del dissenso). Ma soprattutto la guerra si prepara qui. Qui sono i laboratori in cui si progettano e sperimentano le nuove tecnologie belliche. Qui sono le fabbriche di armi. Qui sono le banche che ne finanziano il commercio. Qui sono le forze politiche che la guerra la vogliono, la giustificano, la votano.
Ancora più vicino a noi. I mezzi blindati “Lince” in dotazione all’esercito italiano vengono prodotti nello stabilimento Iveco di Bolzano. I reparti militari di stanza a Trento – il 2° reggimento artiglieria terrestre “Vicenza” della caserma Pizzolato e il 2° reggimento genio guastatori Alpini della Battisti – stanno partecipando attivamente alla guerra in Afghanistan. (Già, gli Alpini non si limitano a fare opere di beneficenza e a mangiare crauti e mortadella…).
Infine, la base militare che governo e Provincia di Trento vorrebbero costruire a Mattarello dovrebbe ospitare 1600 soldati di professione. 1600 mercenari pagati per fare la guerra in giro per il mondo e, se del caso, per reprimere qui le rivolte della gente.
La continuazione della guerra dipende anche da noi (da me e da te). Rimanere indifferenti è indegno. Lamentarsi non basta.
Fermarla è possibile.
FUORI LE TRUPPE ITALIANE DALL’AFGHANISTAN!
NO ALLA BASE MILITARE DI MATTARELLO!
anarchici contro la base di Mattarello (romperelerighe.noblogs.org)