Il risultato di una delega

Qualche giorno fa la terza commissione del consiglio provinciale di Trento ha discusso a proposito della petizione contro la base militare di Mattarello, petizione inviata tempo addietro dal comitato di Mattarello e presentata dal presidente della commissione, il Verde Bombarda.

 

Nel documento conclusivo della commissione si è preso atto “che il consiglio provinciale ha le mani legate perché ormai c’è l’accordo tra la Provincia e il ministero della Difesa e soprattutto non può far nulla perché non c’è neppure una volontà politica visto che molti consiglieri sono favorevoli alla cittadella militare”. Il presidente si raccomanda quindi “di realizzare le opere con il minor impatto possibile e tenendo conto dell’efficienza energetica”.

Come volevasi dimostrare.

Accettare una base militare da cui i soldati partirebbero per portare la “pace” con le bombe, purché limitata nell’impatto ambientale ed efficiente dal punto di vista energetico, è “politicamente realistico”, ma eticamente aberrante.

La delega alle istituzioni non poteva d’altronde portare ad altri risultati.

Se la protesta contro una determinata opera è sufficientemente estesa e rumorosa (cioè elettoralmente appetibile) ci sono delle forze politiche che si dichiarano per il “NO”, salvo poi negoziare un “Sì” (“almeno abbiamo ottenuto di farla un po’ più piccola, l’abbiamo spostata di qualche chilometro”, ecc.). Se la protesta invece rimane circoscritta, la delega alle istituzioni è ancora più derisoria: chi se ne fa “interprete” (in questo caso…Bombarda: un nome, un programma…) punta subito alle mitigazioni. Il che vuol dire che non si otterranno nemmeno quelle (è nota la tattica sindacale: se chiedi 10 ottieni forse 2, se chiedi 2 ottieni… uno sberleffo).

Il primo caso è quello della protesta contro la base USA al Dal Molin di Vicenza: il sindaco Variati (PD) ha ottenuto i voti promettendo di battersi per il “NO”, poi ha chiesto come compensazione per la base – di cui sono ben avviati i lavori – la fermata del TAV a Vicenza…

Il secondo caso è quello del comitato di Mattarello (non abbiamo capito se defunto o meno): si è dissociato dai blocchi del cantiere preliminare, non ha mai voluto proporre nulla di concreto – e ora si trova con le brillanti conclusioni della terza commissione.

Per quanto ci riguarda, nessuna sorpresa.

I lavori veri e propri per la base non sono ancora cominciati.

Battersi per impedire la costruzione di questo avamposto di guerra è possibile.

 


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