La normalità della guerra e i suoi guastatori

Quest’anno, la fiera di S. Giuseppe a Trento (evento che coinvolge decine di migliaia di visitatori) si è arricchita di una nuova merce: la guerra. Tra le decine e decine di banchetti, infatti, accanto alle mele, alla cioccolata o al vino, ce n’era anche uno organizzato dal Comando militare di Trento per reclutare volontari. Alcuni soldati (due maschi e due femmine, a sottolineare che l’obbedienza assassina non discrimina i sessi) offrivano caramelle ai bambini e spiegavano come entrare nelle forze armate.

Saputa la notizia, domenica 21 marzo una quindicina di anarchici si sono presentati davanti al banchetto dell’esercito con striscioni (contro le guerre e contro la base militare di Mattarello), volantini e megafono. Cosa desiderate, signore e signori, della birra, un wurstel o un bel bombardamento in Afghanistan? A ciascuno il suo, non siamo forse in democrazia?

La reazione della maggior parte dei passanti è stata di un’indifferenza agghiacciante: fiori o figuri in scarponi e mimetica, sembrava tutto uguale. Segno dei tempi, anche questo. E l’esercito – braccio armato dell’ingiustizia e della disuguaglianza – lo sa.

Capire con chi fermare concretamente la propaganda e la pratica del militarismo non è facile. Testardi, continuiamo a batterci per un mondo senza uniformi né basi di guerra. A partire da quella di Mattarello.


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