La “privatizzazione” della guerra

La scorsa settimana la deputata del Partito Democratico Federica Mogherini ha diffuso, indignata, la terribile notizia che il governo ha rinunciato al comando della missione NATO in Kosovo (missione nota con la sigla KFOR), dato che la manovra finanziaria non consentirebbe di reperire i fondi necessari neppure per mantenere l’attuale contingente. Un ritiro, parziale o totale, dei militari italiani, per qualsiasi motivo venga deciso, di per sé non sarebbe una di quelle notizie in grado di suscitare particolare dolore; ma il problema è che, come sempre, c’è l’inganno.
Il blog di “Panorama” – periodico guerrafondaio e privatizzatore come tutti gli altri organi d’informazione, ma più sfacciato -, ci ha offerto la spiegazione del mistero, dietro le parole di uno dei soliti “esperti” di cose militari: la soluzione del problema della missione in Kosovo consisterebbe nell’affidarla a ditte private, specializzate in “servizi bellici”, quelli che sono ormai conosciuti con l’eufemismo di “contractor”. La logica di questo suggerimento non appare inattaccabile, poiché, se il problema della missione militare italiana in Kosovo riguarda la mancanza di fondi, allora un appalto a ditte di contractor non lo risolverebbe, dato che non lavorano certo gratis. Ma solo un antimilitarista irriducibile si perderebbe in un dettaglio così trascurabile.
Consideriamo perciò pareri più equanimi e meno prevenuti. Commenti provvidenziali, tanto da apparire pilotati, sono infatti venuti in soccorso dell’opinionista di “Panorama”, affermando che bisognerebbe uscire dal pregiudizio pacifista che mostra i contractor come dei lanzichenecchi assetati di sangue e di sesso, dato che si tratterebbe di professionisti fornitori di servizi. Ma l’immagine dei contractor come semplici mercenari assetati di sangue e di sesso appare alquanto addolcita, molto al di sotto del pericolo reale che essi costituiscono.
Le agenzie private di servizi bellici forniscono in appalto qualcosa che in precedenza lo Stato produceva da sé ed a costi molto inferiori. Se una volta la CIA uccideva persone con propri agenti ed in economia, oggi invece commissiona un appalto a ditte composte da suoi ex agenti, che, per lo stesso “servizio”, si fanno pagare mille volte di più (anche se occorre detrarre dal guadagno la tangente da versare al committente). Due degli agenti CIA uccisi in un attacco della resistenza afgana poco più di sei mesi fa erano in effetti dei dipendenti della ex Blackwater, che oggi si fa chiamare XeServices. L’appalto dei servizi militari a ditte private prevede che queste usino anche infrastrutture pubbliche, come le basi militari USA e NATO. Si tratta perciò di privatizzazione, ma, come sempre, di privatizzazione assistita e sovvenzionata dal denaro pubblico in ogni sua fase.
Si dice spesso che il vantaggio per i governi nell’usare i contractor consisterebbe nel fatto che i mercenari uccisi in azione non risultano nelle statistiche ufficiali dei morti, come invece accade per le forze armate regolari. Può esserci del vero, ma il motivo principale sta nella possibilità per il privato di far lievitare al massimo i costi di gestione, cosa che un funzionario pubblico non potrebbe fare senza infrangere la legge ed incorrere in rischi di sanzioni penali. Sono i vantaggi del diritto privato rispetto al diritto pubblico. Lo si è capito anche in Italia, ed ecco il motivo per il quale tutte le aziende pubbliche sono diventate delle Società per Azioni, anche se a capitale pubblico.
In Iraq la ex Blackwater è stata responsabile di stragi fra i civili, di traffico di armi, e persino di traffico di minorenni per usi sessuali; e per tutto ciò è risultata lo scorso anno imputata presso commissioni del Congresso e presso corti federali statunitensi, anche se oggi non si sa che fine abbiano fatto questi procedimenti. La ex Blackwater è presente anche in Colombia (dove fa traffico di cocaina), in Afghanistan (dove traffica in eroina), ed anche in Pakistan, dove alcuni suoi agenti camuffati sono stati beccati sul fatto mentre stavano per commettere un attentato. La stessa ditta viene utilizzata persino sul territorio USA, come nel caso delle evacuazioni forzate in seguito all’uragano Katrina. La ex Blackwater risulta presente anche in Kosovo, lo Stato fantoccio edificato attorno alla base militare USA di Bondsteel. Si tratta della più grande base militare USA al di fuori del territorio statunitense; una base che, secondo Alvaro Gil-Robles (inviato del Consiglio d’Europa per i Diritti Umani nel 2005), nasconderebbe anche una Guantanamo bis.
Ma, una volta tanto, in Kosovo non è la ex Blackwater a fare la parte del leone negli appalti militari e nei relativi business collaterali. Se l’Iraq, l’Afghanistan e la Colombia sono terreno di caccia di appalti e traffici illegali soprattutto per la ex Blackwater, i Balcani costituiscono invece da venti anni il feudo di un’altra ditta privata, la Military Professional Resources Inc. (MPRI). Fondata nel 1988 da ex militari statunitensi (quindi nove anni prima della Blackwater), la MPRI è stata protagonista nelle guerre dei Balcani, ottenendo nel 1994 dal Pentagono anche l’appalto per l’addestramento e l’armamento del neonato esercito croato. La creatura di cui la MPRI può andare più orgogliosa è però l’UCK, la milizia che ha condotto la “resistenza” anti-serba in Kosovo, divenuta nota per le sue attività nel traffico di armi, di eroina e di organi umani. Mai come in questo caso, la creatura appare ad immagine e somiglianza del creatore.
La MPRI appartiene alla L-3 Communications, una delle più grandi compagnie statunitensi specializzate nella fornitura di software e prodotti elettronici per lo spionaggio. La L-3 Communications rappresenta una gigantesca concentrazione di potere di “intelligence” e di forza militare sul campo, quindi può aggiungere alla coercizione violenta anche l’arma del ricatto sui governi e sui funzionari dei vari Stati “clienti”.
La MPRI, dal canto suo, non si limita a fornire servizi, per quanto sporchi, nelle varie guerre, ma costituisce un’agenzia che prepara ed organizza le guerre e le trasforma in un veicolo per ogni genere di affari criminali. Tra le grandi competenze dimostrate dalla MPRC c’è stata quella di reclutare ed addestrare la criminalità comune del luogo, in modo da farne una forza organizzata e presente in modo capillare sul territorio. Si deve però, almeno in parte, all’addestramento ed all’armamento della MPRI la pessima figura dell’esercito georgiano contro la Russia nella guerra per l’Ossezia del 2008.
Insediatasi in Kosovo da prima della NATO, a cui ha preparato il terreno, oggi la MPRI si configura come un potere superiore alla stessa NATO. MPRI e NATO sono entrambe emanazioni del Pentagono, ma la MPRI ha il vantaggio di non dover accondiscendere a quelle procedure che lasciano spazio ai Paesi satelliti degli USA.
Risulta evidente che oggi i militari italiani cominciano a risultare di troppo in Kosovo, dato che assorbono finanziamenti che potrebbero essere più utilmente versati a ditte private.
Far parte della NATO non deve quindi più consistere nel fornire truppe all’alleanza, ma nel versare una “tassa di alleanza” (o tassa coloniale) per assegnare appalti alle solite ditte private statunitensi. Con l’istituzione, nell’ambito dell’ultima legge finanziaria, della Servizi Difesa SPA (società di diritto privato a capitale pubblico), il governo italiano si sta infatti adeguando a queste nuove direttive del Pentagono. Tali direttive comportano che la spesa militare non si concretizzi più in una Forza Armata nazionale, ma nell’appalto a ditte private di contractor, che, anche se ufficialmente italiane, rappresentino delle filiali delle case madri statunitensi.
La coincidenza della istituzione della Servizi Difesa SPA con la chiusura dei rubinetti finanziari per le truppe italiane in Kosovo, ovviamente è del tutto casuale, e solo degli incorreggibili “cospirazionisti” possono vedere in tale coincidenza delle motivazioni affaristiche, dato che, notoriamente, gli interessi privati non hanno nessuna influenza sulle scelte di governo. Conforta comunque il sapere che per i militari italiani non c’è pericolo di disoccupazione, dato che potranno sempre diventare dipendenti della MPRI o della XeServices.

Comidad (fine luglio 2010)


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