I fiammiferi e le idee

 Al termine di una delle decine di perquisizioni eseguite in tutta Italia, il 6 aprile, su di un tavolo c’era il materiale sequestrato dalla Digos: una pila di giornali e volantini anarchici con sopra una scatola di fiammiferi. Una metafora variamente interpretabile.

Bruciamo le idee sovversive? Oppure le idee sovversive sono come il proverbiale fiammifero che può incendiare la prateria?

L’operazione repressiva che ha colpito le compagne e i compagni di Fuoriluogo, e che si è estesa a varie delle loro “frequentazioni non occasionali”, è indicativa dei tempi in cui viviamo.

Anni di iniziative, di assemblee, di presìdi, di manifestazioni, di occupazioni, di scontri con la polizia, di blocchi e diverse azioni anonime contro le strutture del dominio, della segregazione, della guerra diventano un’“associazione a delinquere” con tanto di capi e di sottoposti. Con l’arresto di sei compagni (uno poi rilasciato), le misure restrittive applicate ad altri sette e il sequestro di uno spazio di documentazione, la procura di Bologna non vuole solo far terra bruciata attorno ad alcuni anarchici, ma cancellarne la presenza e la minaccia.   

Preparata da una settimana di articoli e servizi televisivi locali, l’operazione che ha sguinzagliato 300 agenti in giro per l’Italia riproduce il solito schema: visto che non so chi ha compiuto una serie di attacchi notturni, arresto chi li difende pubblicamente. Visto che l’“associazione sovversiva” è un reato difficile da contestare a degli anarchici (nemici di ogni struttura “formalmente distinta dai singoli partecipanti”), proviamo con quella a delinquere.

Cosa dà fastidio a lorsignori? Dà fastidio che delle donne e degli uomini siano da anni un bastone fra le ruote nella macchina delle espulsioni. Dà fastidio che a Bologna fascisti e leghisti non abbiano vita facile. Dà fastidio che i padroni e i loro servi politici e sindacali vengano trattati per tali. Dà fastidio che potenze economiche apparentemente intoccabili come Ibm e Eni conoscano la critica del cerino. Dà fastidio che i bancomat – complici di un’esistenza di guerra e di rate – vengano aperti con i botti o a mazzate, e non con le carte di credito. Dà fastidio che l’insurrezione sia una possibilità non più relegata nei libri di storia. Dà fastidio… che nel luogo in cui nulla deve accadere, accada il fuoriluogo della libertà e della rivolta.

Questi nostri compagni si sono sempre battuti con bontà e coraggio.

I nostri cuori e le nostre lotte hanno bisogno di loro.

Stefi, Martino, Nicu, Anna, Roby liberi! liberi tutti!

anarchiche e anarchici di Rovereto e Trento             


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