MUOS

Il MUOS (Mobile User Objective System), la cui costruzione è cominciata a Niscemi (Caltanisetta) e sta incontrando le prime forme di resistenza pratica, è uno dei quattro terminali terrestri USA per il controllo dei droni Global Hawk. Si tratta di una megarete di antenne e di satelliti per la telecomunicazione globale, “perfetta” non solo per azionare e controllare gli aerei senza pilota, ma anche missili all’uranio impoverito e armi atomiche in miniatura.
Il MUOS, collegato con la base militare di Sigonella da cui partono già i droni Predator e Reaper, è allo stesso tempo una calamità locale e un flagello globale. Propaggine della base militare di Niscemi (attiva dal 1991), non solo devasterebbe la “zona protetta” della “Sughereta”; non solo estenderebbe la colonizzazione di terreno agricolo a 1 milione e 660 mila metri quadrati; non solo esporrebbe la popolazione, per 20 km di raggio, al rischio di malattie gravi e permanenti, compresa la necrosi dei tessuti, per via delle onde elettromagnetiche; non solo rischierebbe, per via delle interferenze generate dalle antenne, di innescare accidentalmente gli ordigni trasportati dai velivoli (come è già successo il 29 luglio 1967 nel Golfo del Tonchino), motivo per cui il Pentagono ha scelto Niscemi e non Sigonella, troppo vicina all’aeroporto; non solo aggraverebbe la militarizzazione della Sicilia e il potere della cricca politico-affaristico-mafiosa cresciuta su di essa; ma farebbe di Niscemi uno dei quattro terminali della cyber-guerra mondiale (gli altri sono nelle Hawaii, in Virginia e in Australia). In simili strutture, seduto davanti a qualche schermo e qualche lucetta, un burocrate del Pentagono può portare distruzione e morte in ogni parte del pianeta, senza combattere, senza agire, con un semplice “azionare” privo di alcun riflesso sulla propria coscienza (e su quella della cosiddetta opinione pubblica, altrettanto lontana degli “obiettivi” visibili sul monitor).
La documentazione relativa al MUOS è quasi fantascientifica. Il progetto di Niscemi sembrerebbe collegato all’HAARP (High frequency Active Auroral Research Program), il programma segreto USA, avviato in una base militare dell’Alaska nel 1994, che può interferire su fenomeni naturali come gli uragani, i terremoti, le inondazioni indirizzando le emissioni sul nucleo della terra e sulla ionosfera. Ciò che è sicuro, invece, è che antenne e satelliti del MUOS – parte del NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) – potenziano la comunicazione con i sommergibili nucleari e possono ostacolare le altrui comunicazioni per far arrivare a destinazione le proprie. Il controllo della comunicazione globale, si sa, è uno degli aspetti fondamentali della guerra contemporanea.

Chi vuole il MUOS?

A parte il Pentagono, ovviamente, l’intero sistema di potere sviluppatosi sotto la sua ombra. In particolare, a livello locale, l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo (MPA) con l’appoggio di un ingegnere ex ricercatrice per Finmeccanica, Livia Livreri.
L’Università di Catania ha ricevuto 475 mila dollari dal Pentagono attraverso lo SPAWAR (Space and Naval Warfare Systems Center Pacific), direttamente legato al MUOS.
L’Università di Palermo collabora con il Dipartimento della Difesa USA nella “produzione elettronica di materiale nano-strutturati per applicazioni di conversione energetica” (70 mila dollari di finanziamento).

Chi lo costruisce?

Il programma (da almeno 6 miliardi di dollari) è affidato alla Lockeed Martin, produttrice degli F-35. Con i suoi 126 mila addetti e i suoi 45,7 miliardi di dollari di fatturato all’anno, si tratta della più grande impresa di produzione bellica USA.
A guidare i lavori di costruzioni a Niscemi, la Gemmo S.p.A. di Arcugnano (Vicenza), impresa che figura tra i finanziatori di Lombardo.

(i dati di questo articolo sono ripresi da Antonio Mazzeo, Un Eco Muostro a Niscemi. L’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo, edito nel 2012 da Sicilia Punto L)


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