Mentre nei mari a sud della Sicilia il rovesciamento di un’ imbarcazione di immigrati provoca tra i 700 e 900 morti, la più grande tragedia degli ultimi anni (a detta dei media), nei giornali e sul web si scatena ovviamente il rigurgito dei politici e del papa in una sequela di opinioni, speculando sulla morte degli ennesimi clandestini in cerca di una vita migliore.
Si parla di nuovi modi e strategie da pianificare per impedire questo scempio. Chi parla di intesa fra parti politiche europee, dialogo e accordi con i paesi da cui partono le imbarcazioni per impedire che queste salpino. Un politologo americano, Edward Luttwar, suggerisce addirittura di mandare droni sulle coste libiche per distruggere i barconi che servono ai trafficanti di esseri umani. Basta buonismo, bombardate gli scafisti! Mentre da noi, in un paesino del nord Italia, un sindaco leghista si vanta di dormire abbracciato al suo fucile pronto a sparare contro i criminali stranieri, invogliando così i suoi fedeli elettori a prendere esempio da lui, e in un altro comune in provincia di Padova un altro sindaco, stavolta Pd, si oppone fermamente all’apertura di un centro d’accoglienza per profughi, raccogliendo consensi e complimenti tra le file leghiste.
Un continuo chiacchiericcio che da un lato svela l’ipocrisia di alcune fazioni sinistre e che dall’altro dà libero sfogo ai commenti xenofobi dei fascisti di ogni sorta. Così, mentre attendiamo il Santo giorno della liberazione d’Italia dal fascismo di Mussolini, se ne continua a praticare uno più “velato”, mai scomparso ma solo trasformatosi nei termini e decisamente mai cambiato nei modi.
Partendo dall’emergenza delle stragi nei mari del nostro paese e della clandestinità fino ad arrivare al pericolo terroristico, i governanti giustificano l’intensificarsi delle operazioni di “sicurezza” nelle strade e nei punti sensibili delle città.
A Firenze, sulla scia delle maggiori città italiane, recentemente sono state implementate le figure in divisa ed è stato dato il via libera ai militari che ora, mitra alla mano, possono fare le ronde nelle vie del centro. Sempre a Firenze, per indottrinare meglio i ragazzini in età scolastica, lo Stato Maggiore della difesa promuove la “ Cultura della Difesa”, all’interno del Festival del bambino, che prevede la partecipazione di esercito, marina, aeronautica e carabinieri. Attirando i bambini con giochini elettronici li hanno fatti diventare cartografi, hanno mostrato all’opera un’unità cinofila, hanno fatto loro sperimentare strumenti del mestiere e simulare l’atterraggio di un elicottero su un portale virtuale. Cercano così di abituarli fin da piccoli a riconoscere gli uomini e le donne in divisa senza averne paura ma anzi a provarne ammirazione e ad imparare che la guerra, pur brutta che sia, è indispensabile per portare la pace e proteggere gli indifesi che la subiscono.
Così diventano sempre più soggette a controllo pure le più piccole dimostrazioni di vitalità, come ad esempio una semplice partitella a pallone in quartiere; in alcuni comuni è stato vietato ai più grandi di 11 anni di poterci giocare, perché con la loro forza o tono di voce troppo alto, disturbano il quieto vivere dei commercianti e dei morti viventi. Una serata passata all’aria aperta con un bicchiere in mano diventa indecenza e una scritta sul muro diventa vandalismo. Insomma tutta una serie di atti che esprimono semplicemente voglia di vivere, di mischiarsi e scambiarsi opinioni o più semplicemente di divertirsi si trasformano nel capro espiatorio su cui concentrare attenzioni e distoglierle dalle vere crudeltà, giustificando la presenza dei militari nel nostro quotidiano come protezione necessaria contro la microcriminalità e il terrorismo internazionale.
Ancora una volta le brutture dei potenti vengono camuffate coi falsi problemi e ancora una volta ne subiamo la repressione senza rispondere.
Cos’altro dobbiamo aspettarci ancora per poter dire che il fascismo non è mai morto? Nemmeno i carri armati in strada faranno scandalo in nome dell’antiterrorismo? Ogni mezzo è necessario e giustificato dal fatto che un qualsivoglia immigrato può appartenere o simpatizzare con l’ISIS?
Non diamo più ascolto alla retorica ipocrita di chi da un lato si scandalizza per la tragedia umanitaria in corso invocando più finanziamenti Ue da potersi intascare e dall’altro costringe migliaia di immigrati e di richiedenti asilo a marcire nei democratici lager di Stato.
Non fidiamoci di chi chiama “accoglienza” la reclusione coatta e le deportazioni, “operazione umanitaria” la guerra coloniale che provoca l’emigrazione dei disperati che trovano la morte per colpa della nostra economia e della nostra indifferenza.
Riprendiamoci le nostre vite, le nostre coscienze valutando chi è davvero il nostro nemico.
Basta con la guerra fra poveri, riconosciamo nuovamente l’oppressore arricchito dalle nostre fatiche.
I nostri veri nemici non sono gli uomini provenienti da altri paesi, ma chi ne sfrutta i territori per il proprio tornaconto, e l’esercito, schierato all’estero come nei possibili focolai conflittuali interni, è un tassello indispensabile a far sì che tutto ciò sia possibile.
Non lasciamo che i militari pattuglino indisturbati le strade e i quartieri, ricordiamogli costantemente di aver scelto di essere degli assassini, opponiamoci alla loro presenza prima di ritrovarci a convivere con un’occupazione militare senza essercene nemmeno resi conto.