Lecce: Lacrime selettive

Tratto dal numero 4 di Brecce foglio aperiodico murale di Lecce.

Tanta gente si è riversata per le strade, la domenica del 15 novembre, per esprimere solidarietà alla Francia, scioccata dalla furia terroristica di fondamentalisti islamici, e Lecce non ha fatto eccezione, portando in piazza alcune centinaia di persone in una manifestazione organizzata dal PD, dai maggiori sindacati e dalle amministrazioni comunali. Circondati da gente sensibile, gli organizzatori non avranno mancato di condannare la strage e commuoversi per le vittime, tutte cose degne se non fosse che hanno perso di vista un fatto. Che i morti, per loro, non sono tutti uguali.
Non li abbiamo visti in piazza, per esempio, quando un bombardamento della NATO in Afghanistan ha distrutto un ospedale e, con esso, la vita di alcune decine di persone tra medici, infermieri e ricoverati, né li abbiamo visti quando le bombe e i proiettili degli islamisti hanno fatto strage in un’altra regione del mondo, lontano dall’Occidente, e neanche li abbiamo visti, questi sensibilissimi esponenti del Partito Democratico, quando il loro ex leader D’Alema – sono passati poco più di 15 anni – decideva di fare strage di civili dall’altra parte del mare Adriatico, inaugurando la stagione delle “guerre umanitarie”. Giusto per fare alcuni esempi.
In tutti questi casi, compresi gli ultimi attentati di Parigi, la morte è stata distribuita indiscriminatamente, terrorizzando le popolazioni. È l’essenza del terrorismo. Cosa significa? Significa che il terrorismo è arma comune, e privilegiata, di tutti gli Stati, sia che si tratti di Stati democratici che intendono esportare la democrazia, sia che si tratti di Stati islamici che intendono imporre la sharia. Che venga praticato da generali “che si fregiarono delle battaglie con cimiteri di croci sul petto”, come da combattenti che si vantano di quanti infedeli siano riusciti ad ammazzare, l’essenza dei loro atti è esattamente la stessa. Che il terrore venga dal cielo, tramite un missile sganciato da un drone su un villaggio, come che venga dalla terra, da un’auto riempita di esplosivo in mezzo ad un mercato, lo scopo è sempre lo stesso: incutere timore.
Violenza statale e fondamentalismo religioso non si combattono tra loro perché sono nemici, ma perché sono concorrenti; sono due facce di una stessa medaglia, che cercano di imporre le loro scelte adoperando lo stesso metodo. Ciò che cambia è unicamente la percezione che ognuno, nel posto in cui vive, ha di un certo schieramento; una percezione frutto di anni di propaganda dell’una o dell’altra parte, con conseguente perdita della capacità di guardare, pensare, ragionare e capire soggettivamente il mondo che ci circonda, senza inquinamenti di sorta.
Se fossimo capaci di farlo, ci renderemmo conto chiaramente di quanto sta accadendo in questi giorni; sfruttando l’onda emotiva, e col pretesto di tutelare la nostra libertà, si cerca di applicare provvedimenti liberticidi. È in questo senso che vanno interpretate le chiacchiere sull’arrivo di “agenti antiterrorismo” a Lecce, e sulla dichiarata intenzione di estendere ulteriormente la videosorveglianza: rappresentano solo un ulteriore passo in avanti finalizzati ad un maggiore controllo statale.


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