Oltre alle navi gialle occhio alla nave rossa

Tratto da nobordersard

Oltre alle note navi gialle Maior e Altinia che trasportano armi e morte in tutto il mondo e soprattutto traportano mezzi militari che fanno la spola tra il porto di Sant’Antioco e il poligono di Teulada . Occorre tenere sotto controllo la Jolly Cobalto la nave ro-ro che il 12 maggio 2015 ha trasportato un carico di bombe prodotte a Domusnovas , dal porto di Genova a Dubai . Le bombe sono servite all’Arabia Saudita per bombardare civili inermi in Yemen . La stessa cosa doveva avvenire verso metà novembre 2015 dal porto di Sant’Antioco , poi si è preferito il trasporto aereo dall’aeroporto civile di Elmas .

La Jolly Cobalto ha preso per la prima volta  il mare il 25 febbraio 2015, è  la più grande nave ro-ro (roll on – roll off) porta container del mondo, costruita, come la gemella Jolly Titanio  nel cantiere coreano STX Offshore and Shipbuilding di Jinhae per conto della Ignazio Messina & C. di Genova. Entrambi battono bandiera italiana , è stata  immediatamente inserita nei servizi regolari di linea gestiti dal Gruppo armatoriale genovese, dai porti del Mediterraneo a quelli del Mar Rosso e del Medio Oriente. la Jolly Cobalto, è il traghetto porta container , che ha trasportato un carico di bombe prodotte a Domusnovas in Sardegna e dirette in Arabia Saudita che le ha usate per bombardare civili in Yemen . La Jolly Cobalto  è partita da Genova il 12 maggio ed è arrivata a Dubai il 5 giugno. Le informazioni sul contenuto del carico parlano di sei container da 12 metri con all’interno componenti delle bombe MK82 e MK84 prodotte da RWM Italia. Il comunicato stampa dice che il carico conteneva componenti per bombe, e non ordigni veri e propri.
Burkan promuove le sua serie di bombe MK80 – di cui fanno parte le MK 82, 83 e 84 – come “perfette per situazioni in cui è necessaria la massima esplosione e deflagrazione”. Mark Hiznay, esperto di armi di Human Rights Watch, ha spiegato a Reported.ly che la bomba MK83 da 450 chilogrammi trovata in Yemen è stata realizzata “per causare danni, morti e lesioni grazie alla deflagrazione e all’effetto di frammentazione”.

Il 18 novembre 2015 un carico di ordigni fabbricati dalla RWM Italia S.p.a. di Domusnovas, nel Sulcis, era decollato sempre da Cagliari lo scorso  alla volta della base aera saudita di Taif.

Inizialmente la consegna era prevista via mare a bordo della portacontainer Jolly Cobalto attesa al porto di Sant’Antioco, è stata velocizzata per l’urgenza di rifornimento del committente saudita”.

Urgenza più che comprensibile, vista la valanga di bombe che da otto mesi i cacciabombardieri Sauditi stanno sganciando quotidianamente contro i ribelli sciiti in Yemen, senza alcun riguardo per i danni collaterali inflitti alla popolazione civile: le Nazioni Unite denunciano che da fine marzo sono almeno 2.600 i morti civili, due terzi dei quali uccisi nei raid aerei  a guida saudita.

Un’inchiesta esclusiva di Reported.ly ha ricostruito e document

ato la costruzione e la spedizione dei componenti di alcune bombe prodotte da costruttori europei e destinate agli Emirati Arabi Uniti, uno degli stati che fanno parte della coalizione che sta bombardando lo Yemen. L’inchiesta ha scoperto che le bombe costruite con questi componenti sono state usate in Yemen, dove potrebbero anche essere stati compiuti attacchi contrari alle norme del diritto internazionale

Reported.ly ha verificato in maniera indipendente la notizia, incrociando i dati a disposizione con quelli di un video di un bombardamento avvenuto nello stesso posto in aprile.

Affari con le esportazioni
Reported.ly ha studiato i permessi per l’esportazione dal valore di più di 100 milioni di euro che sono stati concessi a RWM Italia dal 2012: i permessi riguardano l’esportazione di bombe MK82, 83 e 84 e di altre munizioni. Armi dal valore di diversi milioni di euro sono state spedite in Australia e Arabia Saudita nel 2012. I documenti in possesso di Reported.ly provano anche una fornitura d’armi per gli Emirati Arabi Uniti. Nel 2013 e nel 2014 l’Italia ha concesso licenze per l’esportazione di grandi quantità di componenti per bombe MK83, alcune delle quali sono state poi trovate da Human Rights Watch sul terreno in Yemen. Tra le licenze c’è anche un contratto di 62 milioni di euro per 3.650 bombe. Nelle licenze del 2013 e del 2014 la destinazione non è specificata.


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