Apprendiamo dal giornale locale “L’Adige” di qualche giorno fa che il sottopasso della stazione ferroviaria di Povo-Mesiano è stata affrescata di manifesti e scritte contro la partecipazione dell’Università di Trento in progetti di guerra. Una della scritte apparse recita: “Disi, Eledia, FBK: ricerca per la guerra”. Secondo il giornalista il fatto che esista una collaborazione di varie aziende trentine, e non solo, e la guerra è solo una supposizione, anche se poi cita testualmente alcuni brani usciti negli ultimi anni da parti di chi cerca di denunciare questa effettiva collaborazione. Poi lo scribacchino si spinge a fare una breve cronologia incompleta delle proteste antimilitariste su questo tema e conclude definendo questa nuova azione come un “salto di qualità” ed “è la prima volta che si spingono fino in collina”. È evidente che non è bene aggiornato sulla storia delle proteste ai vari laboratori negli ultimi 5 anni e non sa cosa si fa “lassù” in collina.
Ma noi lo sappiamo bene cosa si fa “lassù”. Le ditte citate dalla scritte sono quelle che senza nascondersi promuovono, studiano e vendono nuovi prodotti per la guerra.
Eledia produce componenti elettroniche degli UAV, i famosi droni, Disi collabora con Finmeccanica, ed FBK collabora con l’Università di Haifa nel settore dell’intelligenza artificiale all’interno di un accordo scientifico-militare tra Italia e Israele per lo sviluppo di tecnologie di interdizione, sorveglianza e guerra elettronica. E questi fatti e tanti altri se li possono ricavare semplicemente dai giornali locali o dai siti. Tutto è palese nel democratico Trentino dell’ “accoglienza” e della “pace tra i popoli”.
Il punto è oltre ad apparecchiarci un mondo fatto di guerre e controllo, il guadagno reale per il Trentino degli anni del 2000 non sono più le mele ed il vino, ma i laboratori, le loro tecnologie e le loro guerre, che vengono fomentate con i loro nuovi prodotti e tesi di non si sa quale libertà e pace.