Saronno: Presidio antimilitarista

Non è forse guerra?
L’ISIS sarà presto solo un ricordo , come sostenuto anche nel Forum “La situazione attuale in Iraq e nell’area del
Medio Oriente allargato”, organizzato dall’ANSA e dal Centro Studi Internazionali con esperti iracheni e italiani.
Eppure la pace nel mondo rimane comunque il sogno di qualche ingenuo: sempre nuovi fronti sono pronti a
incendiarsi; perché si sa, la guerra in questo sistema basato su sfruttamento e dominio non finisce mai.


Da mesi ormai continuano esercitazioni e provocazioni tra Corea del Nord e Corea del Sud, legata agli Stati Uniti
d’America. Al confine con la Russia proseguono gli attriti e i conflitti con i paesi che orbitano intorno alla NATO,
principalmente in Polonia e in Ucraina. In Libia lo Stato Italiano finanzia le milizie locali per pattugliare le coste del
Mediterraneo, costruire un muro nel deserto lungo il confine con Niger, Ciad e Mali e gestire i campi di
concentramento dove avvengono quotidianamente torture, violenze e stupri a danno di migranti provenienti da tutta
l’Africa e diretti in Europa. Queste sono le stesse milizie che si sono arricchite per mesi con i viaggi della
disperazione e ora vengono pagate per impedirli. Le stesse a cui l’ENI delega la difesa armata dei propri pozzi di
petrolio.
Perché la guerra sembra essere un treno inarrestabile? Chi ha interesse ad alimentare e perpetuare la sua corsa?
Chi progetta, produce e vende armi; chi ha bisogno di materie prime e forza lavoro a basso costo; chi ha bisogno di
luoghi dove vendere la merce ad alto prezzo; chi fa il militare di professione; chi ricostruirà ciò che è stato
bombardato; chi vuole aumentare il prestigio e l’influenza del proprio Stato.
Quando parliamo di guerra non paliamo solo di tal bombardamento o di tal massacro, ciò significa che la guerra non
è soltanto un qualcosa di lontano, percepito come distante, visibile solo nel TG della sera. La guerra parte da qui.
Sapevi che a Solbiate Olona c’è una base NATO? E che a Saronno ci sono gli uffici dell’azienda Rotodyne S.r.l che
fabbrica elicotteri e cacciabombardieri? E che a Turate Aerea S.p.a costruisce i lanciarazzi e sistemi di puntamento?
E che ad Arsago Seprio la Merletti S.r.l produce torrette per carri armati e artiglierie di piccolo calibro? Hai mai
sentito parlare dell’Augusta Westland e dell’Aermacchi?
Queste sono solo alcune delle aziende che attorno a noi, ogni giorno, indisturbate, continuano a produrre armi.
Ma non percepiamo essa solo in basi militari, addestramenti ai poligoni, fabbriche di armi, frontiere e laboratori di
ricerca. Il nostro sforzo di azione e critica radicale è rivolto alle fondamenta di un mondo che fa della guerra il suo
carburante, che vive grazie ad essa e che su di essa basa la propria possibilità di persistere. Parlare della guerra
significa parlare della nostra quotidianità. È impossibile tirarsene fuori, abbandonare l’indifferenza è un primo passo
per capire che la guerra è la normalità in cui siamo inseriti.
Non è forse guerra la polizia che controlla e reprime chiunque si ribelli?
Non è forse guerra la videosorveglianza che ha appestato le città?
Non è forse guerra la paura per il “diverso”?
Non è forse guerra la continua devastazione ambientale?
Non è forse guerra morire per strada perché non si ha un tetto sopra la testa?
Non è forse guerra il lavoro che logora le nostre vite?

Non lasciamo in pace chi fa la guerra.


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