Il 21 ed il 26 marzo sono state bloccate le entrate della Novartis a Basilea, vero e proprio feudo di questo colosso mondiale dell’industria farmaceutica. Di seguito i comunicati:
Blocco presso Novartis. Niente retroterra tranquillo alla guerra!
21.03.2018
Il 19 marzo abbiamo bloccato l’entrata di Novartis a Basilea. Con questo denunciamo il sostegno della multinazionale al regime Erdogan.
Da quasi due mesi lo Stato turco, insieme a delle milizie islamiste alleate, attacca Afrin. Sono mortx già centinaia di civili, centinaia di migliaia rinchiusx nell’accerchiamento della città – il massacro è imminente. L’obiettivo della dittatura turca è di annientare un progetto progressista iniziato ai suoi confini dal movimento curdo.
Questa guerra d’aggressione si svolge con il sostegno della Nato e dell’UE. La Germania sostiene attivamente la guerra aumentando la fornitura d’armi alla Turchia. Ma anche la Svizzera è implicata come guerrafondaia. Anche lei esporta del materiale bellico, approfitta dell’affare con lx profughx e intrattiene dei stretti rapporti economici. Numerose imprese come Nestle, ABB, UBS, Credit Suisse oppure Novartis hanno i loro impianti in Turchia e approfittano pure delle cattive condizioni di lavoro e finanziano così il regime turco, la sua repressione e le sue guerre.
L’impresa Novartis gestisce due luoghi di produzione in Turchia e impiega 2400 persone. Fino nel 2016 ha investito in questo sito 225 milioni di dollari USA e guadagnato oltre 1 miliardo di dollari USA.
Ma le attività di Novartis non si riducono allo sfruttamento economico. In aprile 2017, Novartis con 15 altre grandi imprese partecipava a una campagna per l’immagine della Turchia organizzata dall’unione esportatori Turchia TIM. Nella campagna si reclamizzava il sito di produzione in Turchia e la stabilità del paese. E questo giusto prima della votazione sul sistema presidenziale in Turchia, cioè in un momento nel quale il paese scivolava definitivamente in una dittatura e la repressione contro attivistx curdx e di sinistra aumentava enormemente.
La dittatura in Turchia può esistere solo grazie al sostegno finanziario e politico che ottiene dalle grandi imprese e dai governi. Perciò la guerra ad Afrin ha la sua origine anche qui in Europa Occidentale. Perciò dobbiamo resistere anche qui! Incitiamo a rafforzare lo smascheramento e la denuncia delle imprese e dei governi qui.
Niente retroterra tranquillo alla guerra!