Per quanto riguarda, invece, il mio intervento sull’impatto delle guerre neoliberiste sulle vite delle donne, potete ascoltarlo in podcast:
A fronte di questo ‘bel’ quadretto, mi chiedo come si possa ancora pensare di chiedere allo Stato con l’elmetto di garantire alle donne la – testuale – “giustizia riproduttiva”.
Ci siamo forse dimenticate che l’obiezione di coscienza sull’interruzione volontaria di gravidanza è garantita dall’art. 9 della legge 194/78?
A quarant’anni dalla promulgazione di questa legge, c’è ben poco da commemorare. Assai diverso sarebbe superare, su tale questione, le leggi fasciste sulla “integrità e sanità della stirpe” (e dell’onore patriarcale…) rilanciando la depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza (anche dal punto di vista delle sanzioni amministrative!), come volevano le femministe radicali già negli anni ’70.
Che alle donne ci pensino le donne stesse, autodeterminandosi; non lo Stato!
Sulla proposta di inserire l’educazione sessuale nelle scuole, sempre più legate a doppio filo con l’apparato militare, non sto nemmeno a fare commenti.
D’altra parte, non dobbiamo sorprenderci che certo femminismo ammaestrato, suprematista e collaborazionista non spenda mezza parola sulla crescente militarizzazione né si schieri fattivamente al fianco delle dannate della guerra…