4 Novembre 2018
ore 15 Piazza del Grano – Bolzano
Il 4 Novembre 1918 entrò in vigore l’armistizio che sancì per l’Italia la fine della prima guerra mondiale. Erano passati circa tre anni e mezzo dal 24 maggio 1915, data di entrata in guerra dell’Italia.
A 100 anni dalla fine della “Grande guerra”, le celebrazioni pubbliche di quella immane tragedia che portò, solo in Italia, alla strage di oltre 600.000 proletari italiani, nonché il ferimento o la mutilazione di un altro milione di uomini, vengono ridotte ad aride parate militari e sterili discorsi retorici che nulla hanno a che vedere con la realtà che milioni di uomini di tutta Europa furono costretti a vivere nel fango delle trincee, mandati a morire in assalti senza senso e sottoposti alle angherie di generali e ufficiali aguzzini come Cadorna o Cantore, a cui sono state intitolate vie e piazze in tutta Italia, che non risparmiarono fucilazioni e decimazioni per i propri soldati.
Oggi più che mai, in un mondo segnato sempre più da guerre determinate dalle scelte dei governi occidentali (Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, per ricordarne alcune) e da milioni di profughi in fuga da bombe, persecuzioni e miseria, il minimo che possiamo fare è riprendere la memoria degli oppressi e delle vittime di quel massacro per smascherare una mummificata propaganda di Stato che riduce questa giornata all’esibizione in piazza di armi e mezzi militari.
Per riaffermare la nostra solidarietà a chi resiste alla violenza degli eserciti, in Palestina come nei vari territori del Kurdistan.
Per denunciare le responsabilità dell’industria bellica italiana che vende armi e mezzi militari ad eserciti come quello della Turchia, responsabile della pulizia etnica ad Afrin e delle violenze ai danni della popolazione curda.
Ricordiamo gli innumerevoli episodi di fratellanza fra “soldati nemici”, i disertori, i renitenti, gli ammutinati che si ribellarono agli ordini, gli operai e operaie che scioperarono contro quell’immane massacro, voluto dagli industriali e da ristretti circoli interventisti.
Perché oggi, come cento anni fa, il nemico è chi promuove e finanzia le guerre e fomenta odio razzista e nazionalista, non chi scappa da bombardamenti e povertà.
Perché gli sfruttati sono la nostra patria, i nostri stranieri sono gli sfruttatori.
CONTRO OGNI GUERRA, CONTRO OGNI NAZIONALISMO
Letture di lettere di soldati dal fronte. Interventi contro la guerra. Testimonianze.