A Camp Darby il Comando italiano delle operazioni speciali e psicologiche

Riceviamo e diffondiamo:

A Camp Darby il Comando italiano delle operazioni speciali e psicologiche

15.06.2020

Martedì 9 giugno è stata issata la bandiera italiana; venerdì 12 l’inaugurazione della nuova sede del Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE), presente il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. L’area a nord della grande base di Camp Darby, in Toscana, è stata presa in consegna dalle forze armate italiane a seguito della decisione del Pentagono di rivedere le modalità organizzative e di gestione di quello che è il principale hub di stoccaggio di mezzi e sistemi d’arma delle forze terrestri Usa nel sud Europa. Con un investimento infrastrutturale plurimilionario, l’Esercito italiano potrà così coronare il sogno di realizzare in provincia di Pisa un centro strategico dove ospitare le forze d’elite destinate alle guerre “non convenzionali” e alle famigerate operazioni psicologiche.

Sono particolarmente lieto di incontrare il personale di questo centro nevralgico di integrazione e coordinamento di tutte le attività di formazione, addestramento e approntamento delle Forze Operative Speciali e delle unità PSYOPS dell’Esercito”, ha dichiarato il ministro Guerini in occasione della sua visita al Comprensorio militare “Tenente Dario Vitali” di Pisa. Ad accoglierlo, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina e il Comandante di COMFOSE, generale Ivan Caruso. “Il nuovo Comprensorio Militare sorge su una vasta area con superficie di 35 ettari, ex sedime di parte della base militare statunitense di Camp Darby, territorio recentemente rientrato nella disponibilità delle Autorità Italiane; la sua riorganizzazione e l’utilizzo di moderni standard infrastrutturali consentirà di incrementare la capacità operativa dei Reparti che saranno ospitati e accrescere le condizioni di vita e il benessere del personale militare e delle proprie famiglie”, riporta la nota del ministero della Difesa. “Il ministro Guarini ha poi visitato le sedi del Centro Addestramento Operazioni Speciali e del Reparto Supporto Operazioni Speciali, articolazioni di recente costituzione deputate alla formazione degli Operatori Base per Operazioni Speciali, il primo, ed al sostegno logistico delle Forze Speciali in operazioni, il secondo”.

Secondo lo Studio progettuale presentato dallo Stato Maggiore dell’Esercito nel dicembre 2018, nell’ambito del programma European Infrastructure Consolidation implementato dal Comando Europeo dell’Esercito statunitense (EUCOM), “in data 28 gennaio 2015 è stata formalizzata dall’Office of Defence Cooperation l’intenzione di restituire al Governo Italiano una porzione del sedime in questione della base di Camp Darby, ed al cui interno sono state realizzate dagli Stati Uniti varie infrastrutture con diversa destinazione d’uso (uffici, alloggi, funzioni logistiche e tempo libero) ancora in buone/ottime condizioni”. “In tale quadro – prosegue lo Stato Maggiore – l’Esercito ha formalizzato l’interesse alla ripresa in consegna dell’aliquota che si renderà disponibile a seguito del rilascio da parte degli USA. L’ipotesi progettuale elaborata ha inteso individuare una possibile razionalizzazione degli spazi interni per la ridislocazione del COMFOSE e del dipendente 9° Reggimento Col Moschin. Il costo complessivo di tale ipotesi ammonta a circa 42 milioni di euro ed è stato stimato sulla base di una prima valutazione che prevede, in particolare, la realizzazione presso il sito di ulteriori strutture per le esigenze delle unità”. Nello specifico per l’area logistica di 15.000 mq è prevista una spesa di 13 milioni; per quella sportiva (8.000 mq), 8,3 milioni; per l’area alloggiativa (20.000 mq) 16 milioni di euro. Il piano per il nuovo comprensorio “italiano” a Camp Darby rientra nell’ambito dell’ambizioso programma di rinnovamento del patrimonio immobiliare e di realizzazione di basi militari di nuova generazione denominato “caserme verdi”, per cui l’Esercito prevede di spendere un miliardo e mezzo di euro da qui ai prossimi dieci anni.

Il Comando di COMFOSE che si è insediato nell’area settentrionale di Camp Darby sovrintende alle attività, all’addestramento e all’acquisizione dei materiali delle unità dell’Esercito assegnate alle cosiddette “operazioni speciali”. Istituito il 19 settembre 2014 all’interno della più ampia riforma dello strumento militare del 2012 voluta dall’allora ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, COMFOSE ha avuto il suo quartier generale prima nella Caserma “Gamerra” a Pisa e poi presso il Centro Interforze Studi e Applicazioni Militari (CISAM) di San Piero a Grado. Come ricorda lo studioso Manlio Dinucci de Il Manifesto, questo Comando italiano “mantiene un collegamento costante con lo U.S. Army Special Operation Command, il più importante comando statunitense per le operazioni speciali formato da circa 30 mila specialisti impiegati soprattutto in Medio Oriente”.

Dal COMFOSE dipende innanzitutto il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, il reparto di incursori composto da personale addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro delle operazioni speciali. Sino ad oggi è stato ospitato nella caserma “Vannucci” di Livorno; quando tutti i suoi uomini saranno trasferiti a Camp Darby, l’immobile sarà riassegnato al Reparto comando supporto tattici della “Folgore” di stanza nella caserma “Rugiadi”, anch’essa a Livorno. Altro reparto delle forze speciali dell’Esercito è il 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione e Acquisizione Obiettivi “Folgore” di Livorno con funzioni spiccatamente d’intelligence, d’ingaggio di “obiettivi a distanza” e di penetrazione e infiltrazione in territorio “nemico”. Ci sono poi il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti “Ranger” di Verona, designato per condurre operazioni in ambiente montano e artico e il 28° Reggimento “Pavia”, l’unica unità delle forze armate italiane che si occupa di “comunicazioni operative”, quelle cioè finalizzate “a creare, consolidare o incrementare il consenso della popolazione locale nei confronti dei contingenti militari impiegati in missione di pace all’estero”.

Di stanza nella caserma “Del Monte” di Pesaro, il 28° Reggimento “Pavia” rappresenta la componente di COMFOSE che più interpreta le nuove frontiere della guerra moderna globale. Non è infatti casuale che i militari del “Pavia” siano intervenuti in tutti gli scacchieri bellici internazionali: dall’Iraq all’Afghanistan, dal Kosovo al Libano e in Libia. “Le unità specialistiche del 28° Reggimento usano mezzi di comunicazione di massa per diffondere messaggi alla popolazione: si spazia dai tradizionali volantini e poster, efficaci in aree a elevato tasso di analfabetismo e basso sviluppo tecnologico, fino ai più complessi prodotti multimediali, compresi i new e social media nelle aree più progredite”, riferisce lo Stato Maggiore. “Inoltre il personale studia e analizza la realtà socio-antropologica delle aree di missione in modo da comunicare in modo idoneo ed efficace con la popolazione nel rispetto di usi, costumi e tradizioni locali”.

Quelli che a prima vista potrebbero sembrare interventi di natura meramente politico-diplomatico-sociale s’inquadrano invece nelle cosiddette “guerre psicologiche”, note in ambito militare come “operazioni psicologiche” o “PSYOPS” come le ha invece chiamate in lingua inglese il ministro Guerini all’inaugurazione della nuova sede di COMFOSE a Camp Darby.

Sulle finalità e le modalità delle “operazioni PSYOPS” si è soffermata la ricercatrice Francesca Angius dell’Archivio Disarmo di Roma. “Si tratta del complesso delle attività psicologiche pianificate in tempo di pace, crisi o guerra, dirette verso gruppi obiettivo nemici, amici o neutrali, al fine di influenzarne gli atteggiamenti ed i comportamenti che incidono sul conseguimento di obiettivi prefissati di natura politica e militare”, spiega Francesca Angius. “Le PSYOPS sono, quindi, finalizzate alla conquista delle menti attraverso la gestione ad arte delle informazioni e delle verità e costituiscono uno strumento di strategia militare (…) il cui scopo principale consiste nell’influenzare le percezioni, gli atteggiamenti ed il comportamento di un determinato gruppo obiettivo. L’esigenza di dotarsi di un’unità PSYOPS è nata, in seno alla NATO, dalla convinzione che l’uso programmato delle comunicazioni di massa possa influenzare, anche in modo decisivo, l’esito di un conflitto. Il dominio delle informazioni è sempre più una dimensione fondamentale del moderno campo di battaglia, dove propaganda, disinformazione e manipolazione delle informazioni ne rappresentano una parte essenziale”.

Nel 2006, l’allora tenente colonnello Luca Fontana (poi generale di brigata e vice capo divisone presso la NATO Rapid Deproyable Corps Italy di Solbiate Olona, Varese”), ha pubblicato per conto dello Stato Maggiore della Difesa un rapporto intitolato significativamente Le Operazioni Psicologiche Militari (PSYOP). La “Conquista” delle menti. “E’ opinione diffusa che l’importanza delle PSYOP stia costantemente crescendo a garanzia del successo di ogni azione che si debba intraprende ovunque nel mondo, sia essa di carattere diplomatico o militare”, affermava l’alto ufficiale. “L’ormai costante e significativa partecipazione di forze occidentali, spesso con preponderanza – almeno iniziale – degli USA, alle operazioni di Peacekeeping, dove l’uso della forza è rigidamente prescritto da dettagliate regole d’ingaggio, ha ulteriormente enfatizzato la necessità di mettere in atto efficaci attività informative. Nell’effettuazione di tali operazioni, le Unità militari di PSYOP possono ragionevolmente pensare di essere chiamate ad operare per un lungo periodo di tempo in un’area dove, talvolta, sussiste la presenza di strumenti mediatici significativi e penetranti, i cui messaggi competono con quelli lanciati dagli operatori militari alleati”.

Nel futuro, il valore delle PSYOP continuerà ad essere utilizzato al meglio prima e dopo un conflitto”, concludeva profeticamente Luca Fontana. “Le operazioni psicologiche messe in atto prima aiuteranno a preparare il contesto operativo nel quale le truppe si troveranno ad operare e talvolta, se opportunamente combinate con qualche altro tipo di intervento, potranno anche prevenire lo scoppio delle ostilità. Mentre, negli anni a venire, saranno comunque le bombe, i missili e l’occupazione del territorio con truppe di terra a determinare sul piano militare il vincitore ed il perdente, le operazioni psicologiche, in misura sempre maggiore, determineranno la durata dei conflitti e l’impatto dello sforzo militare sugli interessi strategici di lungo termine…”.

di Antonio Mazzeo

 

Intervista sull’articolo fatta su radio Blackout il 16.06.2020:

https://radioblackout.org/2020/06/a-camp-darby-le-forze-speciali-italiane/


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