Livorno: i portuali si sono rifiutati di caricare armi su una nave diretta in Palestina

Segnaliamo per conoscenza questa notizia sul rifiuto dei portuali livornesi a caricare armi dirette in Israele:

Tratto da https://www.lavocedellelotte.it/2021/05/15/livorno-i-portuali-si-sono-rifiutati-di-caricare-armi-su-una-nave-diretta-in-palestina/

Livorno: i portuali si sono rifiutati di caricare armi su una nave diretta in Palestina

Un settore dei portuali di Livorno, su segnalazione dei loro compagni del CALP di Genova, si è rifiutato di caricare materiali militari sulla “Asiatic Island” diretta verso il porto di Ashdod e che farà tappa oggi a Napoli.


Un settore dei lavoratori del porto di Livorno, organizzati con il sindacato USB, hanno denunciato l’arrivo di una nave contenente materiali militari destinati a Israele, ai quali se ne sarebbero dovuti aggiungere altri durante la tappa toscana del viaggio della “Asiatic Island”. I portuali hanno così diffuso la notizia e hanno allertato le autorità competenti su questo traffico, volto a rifornire le forze armate di Israele proprio nel momento della brutale aggressione al popolo palestinese.

I portuali, informati dai loro colleghi del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova, hanno indetto uno sciopero per oggi e così anche questo settore operaio si unisce con protagonismo all’ondata di indignazione e di mobilitazioni di piazza in tutto il mondo che stanno attraversando anche il nostro paese: a Milano già migliaia di persone hanno riempito piazza Duomo, e oggi parteciperanno alla giornata nazionale di solidarietà al popolo palestinese, che vedrà manifestazioni in decine di città italiane, convocate dalle associazioni palestinesi in Italia e da settori del movimento operaio e della sinistra.

Il Weapon Watch, l’osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, ha segnalato in un comunicato stampa la presenza di una nave, battente la bandiera di Singapore, proveniente da Marsiglia e Genova, diretta poi a Livorno e Napoli, carica di “proiettili di alta precisione”, che dovrebbe imbarcarsi per Ashdod e Haifa, due porti israeliani. Secondo queste associazioni, le operazioni d’imbarco sono state effettuate senza che la nave attraccasse, come avrebbe dovuto, nell’area destinata alle merci pericolose. La nave è un tipico “feeder”, cioè una nave container di piccole dimensioni, che fornisce il servizio di linea della ZIM (compagnia di navigazione statale israeliana), che, secondo The Weapon Watch, carica regolarmente nel porto di Genova.

In un comunicato stampa, l’Unione Sinsdacale di Base, allertata da queste associazioni e dal Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali di Genova sul contenuto di questa nave, denuncia la destinazione a cui dovrebbe andare, il porto israeliano di Ashdod: sono stati chiesti controlli urgenti da parte dell’Autorità Portuale, della Capitaneria di Porto e della ASL sul contenuto di questa nave, così come la destinazione delle decine di veicoli militari blindati pronti per essere caricati presenti su una banchina.

Nel loro comunicato stampa, l’Unione Sindacale di Base e il CALP (Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali) hanno annunciato l’indizione di uno sciopero oggi a Livorno

in solidarietà con la popolazione palestinese e per chiedere la cessazione immediata dei bombardamenti su Gaza, così come la cessazione dell’”espropriazione” delle case palestinesi che vivono da anni sotto occupazione militare.

Una dimostrazione di solidarietà di classe, come i recenti blocchi dei porti e scioperi dei portuali che hanno già avuto luogo per dire no all’esportazione di armi in altri paesi, che vengono utilizzate per fare la guerra e compiere massacri come avviene oggi in Palestina. Se si rivelano utili le segnalazioni e le denunce delle associazioni indipendenti di controllo sul contenuto di navi di questo tipo, è attraverso lo sciopero dei lavoratori portuali che sarà possibile fare una dimostrazione di forza, contro l’uso che ne farà certamente lo Stato d’Israele, ma anche contro l’industria europea delle armi, che è uno dei principali produttori di armi in tutto il mondo, e i metodi e i mezzi di repressione dei popoli oppressi. Altrimenti, questi carichi di morte non incontreranno una resistenza materiale, concreta, nel loro viaggio verso gli scenari di guerra.


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