Il 2020 si avvicina

Alcuni lettori si ricorderanno del Rapporto “Operazioni Urbane nell’anno 2020” elaborato dalla NATO nel 2003. Sulla base della pesante batosta subita a Mogadiscio, gli strateghi dell’Alleanza Atlantica avevano dovuto ripensare logica e modalità degli interventi militari.

Ciò da cui sono partiti, è l’analisi di una condizione tanto presente nelle vite di milioni di sfruttati quanto assente dalle categorie con cui il carrozzone della sinistra e della sua sinistra interpreta il mondo.

La maggior parte della popolazione mondiale vive in città; un terzo di questa (vale a dire un miliardo di persone) vive nelle bidonville. Una simile urbanizzazione della povertà, unita agli spasmi di penuria della società del petrolio, fa delle metropoli e delle megalopoli – del “primo”, del “secondo” e del “terzo” mondo – delle vere e proprie polveriere sociali pronte a esplodere. Le sommosse nelle banlieues francesi, il fuoco greco e quanto sta accadendo in tutta la sponda sud del Mare Nostrum, lasciano intravvedere che le teste d’uovo della NATO sono sì delle carogne, ma non degli imbecilli. Il nemico che più temono non sono gli eserciti di altri Stati, bensì le popolazioni in rivolta.

A fine gennaio, per alcuni giorni, i rivoltosi del Cairo sono stati isolati dal punto di vista comunicativo dal resto dell’Egitto e del mondo: internet, telefoni fissi e cellulari (persino per gli sms) erano inutilizzabili. Come hanno notato molti giornalisti, un simile “blocco” avveniva per la prima volta nella storia.

Uno dei cinque punti programmatici attorno ai quali si snoda la strategia elaborata dal Rapporto NATO di cui sopra s’intitola Shape (cioè “modellare”). Ebbene, uno dei modi suggeriti per modellare un territorio urbano in rivolta è l'”isolamento informativo” dei rivoltosi, anche attraverso il controllo delle onde elettromagnetiche. Ipotesi strampalate?

Nel Dipartimento di Ingegneria e Scienze Informatiche dell’Università di Trento esistono cinque laboratori di ricerca e un corso di studio denominati insieme Eledia group, un gruppo specializzato nel settore delle telecomunicazioni applicate alla “sicurezza nazionale” (Homeland Securety, come si dice in gergo accademico-militare dal 2003). A coordinarlo sono un uomo di Finmeccanica e uno dell’Eni.

Oltre a progetti sul dominio delle frequenze per ricostruire e localizzare bersagli al di là dei muri di case e palazzi; a studi sulle intercettazioni radar e sull’uso delle radiofrequenze e dei satelliti per il controllo e l’intervento militare nelle città; alle ricerche nanotecnologiche per costruire dei “robot cooperativi” grandi come orecchini e adatti all’esplorazione di “ambienti ostili”, Eledia group studia come “oscurare” i flussi d’informazione.

Stando ai giornali, per un certo periodo dal Cairo partivano solo messaggi a favore di Mubarak, mentre tutte le altre comunicazioni erano bloccate. Possibile?

Quando ci siamo imbattuti in un progetto di ricerca sul “web semantico” applicato all’Homeland Securety, progetto che dovrebbe prendere corpo all’ex Manifattura Tabacchi di Rovereto, ci siamo chiesti cosa diavolo fosse. Ad esso collaborano un centro di studi sul cervello (che sperimenta sui primati), un laboratorio di bio-informatica di Microsoft, il Dipartimento di Scienze Informatiche dell’Università di Trento, l’Istituto Trentino di Cultura (che ha un rapporto privilegiato con l’università di Haifa, all’avanguardia nelle ricerche sull'”intelligenza artificiale” nonché strettamente legata al complesso militare-industriale israeliano) ed Eurotech, una controllata di Finmeccanica che realizza il “cervello elettronico” dei velivoli senza pilota “Predator” (quelli che bombardano in Afghanistan).

Se la selezione dei flussi informatici egiziani attraverso le parole-chiave in essi contenute ci ha forse fornito un barlume di risposta sui “web semantici” studiati in Trentino, non è certo stata in grado di fermare i rivoltosi egiziani, e nemmeno di isolarli dai loro compagni di collera.

A dispetto di tutti i racket politici e religiosi, e in barba agli equipaggiamenti tecnologici del potere, l’evangelo delle rivolte – il non-detto dei Rapporti ufficiali – annuncia una dolce verità a tutti gli sfruttati mossi da cattive intenzioni: l’Apparato non è invincibile.


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