Il 18 dicembre scorso, a Torino, sette parcheggiatori abusivi sono stati identificati e sanzionati dagli sbirri della polizia municipale di fronte agli ospedali nelle aree di Regina Margherita e del Koelliker, dopo che i droni in utilizzo al “Servizio di sicurezza urbana” del comune di Torino avevano tenuto sorvegliata la zona antistante agli ospedali della città per giorni.
Questo è l’ultimo utilizzo in ordine di tempo dei droni con compiti di controllo e di repressione in italia da parte delle forze di polizia. Se la prima sperimentazione di questi occhi volanti è stata effettuata in una provincia periferica rispetto alle zone di maggior intensità conflittuale, e cioè a Ravenna, il loro impiego più sistematico (anche se ancora in fase sperimentale), viene portato avanti negli ultimi mesi in una città nel cuore del conflitto sociale in corso, e cioè a Torino.
I droni sono già stati utilizzati in supporto all’operazione di rastrellamento nel quartiere di S. Salvario il 28 novembre scorso e, stando alle dichiarazioni di Paola Loiacono (coordinatrice del “Servizio di sicurezza urbana” del comune di Torino), verranno utilizzati a breve per il controllo dei campi nomadi. Immaginiamo che il loro utilizzo contro le lotte a Torino sarà solo questione di tempo.
Gli UAV in questione sono microelicotteri telecomandati a propulsione elettrica con quattro rotori dotati di telecamera ad alta definizione, relativamente minuscoli e silenziosi, guidati da un operatore a terra o in grado di compiere percorsi di ricognizione programmati grazie al sistema GPS incorporato e possono operare anche di notte con telecamere ad infrarossi, con un’autonomia di 25 minuti e la possibilità di volare fino a 150 metri di altezza con venti fino a 50 km/h. Un aspetto da evidenziare: possono svolgere il loro ruolo di spioni volanti del potere anche in ambienti chiusi come capannoni o grossi fabbricati. Come tutti i dispositivi predisposti al controllo hanno anche i loro punti deboli: in condizione di pioggia fitta o di neve non sono in grado di funzionare. Tutti i micro-Uav utilizzati a Torino e a Ravenna non sono ancora in dotazione organica alle forze della repressione (ma è solo quesione di tempo), ma sono “noleggiati”presso ditte compiacenti che sviluppano sistemi di “fotografia aerea”ed affittati alle forze di polizia in attesa che si aprano i primi bandi ufficiali del gigantesco mercato della repressione.
Per quanto riguarda la città di Torino, la collaborazione fra la polizia municipale e la società “Aerialview”, ditta realizzatrice del drone chiamato “Flycam”, è iniziata per il monitoraggio della “Turin marathon” e, successivamente, si è estesa nel campo della repressione. “Flycam” non è noleggiato, ma è utilizzato gratuitamente dal “Servizio di sicurezza urbana”. Visitando il sito di questa piccola ditta così solerte a collaborare con le solite merde in divisa per il proprio tornaconto, capiamo che l’azienda opera nel settore della “produzione televisiva, spot, eventi sportivi, promozione immobiliare e sicurezza pubblica”. Una caratteristica comune a tutte le piccole ditte che stanno nascendo negli ultimi anni in Italia è questa: i droni che realizzano e vendono sono indifferentemente sponsorizzati ed utilizzati sia per l’attività giornalistica che per la repressione… Un’ennesima conferma delle infinite connessioni fra l’attività giornalistica e quella sbirresca. Trovare le differenze fra l’una e l’altra è praticamente impossibile.
Il 20 novembre del 2012 si è costituita “ASSORPAS”, associazione nata per aggregare le imprese operanti nel settore dei droni, tra cui troviamo “Italdron”(l’azienda dell’UAV di Ravenna) con il compito di incentivare all’utilizzo dei velivoli senza pilota sul suolo italiano sia i clienti privati che le istituzioni. Questa associazione ha avviato i contatti con ENAC (cioè l’ente preposto a definire la normativa che regolarizzerà l’utilizzo degli UAV in Italia) con l’obiettivo di rendere l’utilizzo di questi dispositivi di controllo sempre più diffusi, sulla falsariga di quanto avviene negli Stati Uniti, dove a febbraio del 2012 il Congresso ha approvato una legge che dà il via all’impiego fino a trentamila droni negli USA entro il 2020, principalmente con funzioni di sorveglianza. Già utilizzati per la repressione dei migranti lungo il confine messicano e dalle polizie di California, North Dakota, Maryland, Florida e Nebraska, il drone rappresenta un’arma fondamentale per la classe padronale per fronteggiare l’aumento delle rivolte e delle tensioni sociali. Non è casuale che, a meno di un mese dalla nascita di “ASSORPAS”, l’ “ENAC” pubblichi la bozza del “regolamento mezzi aerei a pilotaggio remoto”, normativa apripista per l’utilizzo su larga scala degli UAV sulle nostre teste.
Le ditte pronte a lucrare nel settore del controllo e della repressione sono, già da ora, molte: fra le più importanti troviamo l’”Aermatica spa”di Varese che produce piccoli aereomobili a pilotaggio remoto, gli unici ad essere in possesso di autorizzazione al volo in “spazio aereo non segregato”, cioè in grado di spiare ovunque senza aver bisogno di particolari autorizzazioni. Una parte consistente del loro sito aziendale è dedicata alla “sorveglianza e sicurezza”
Un’altra ditta di guardoni volanti è la “Pitom” di Pisa che, grazie alla collaborazione dell’ateneo locale tramite la ditta “Skybox Engineering”, sviluppa l’UAV “Prandtlplane”, che sarà utilizzato in un futuro prossimo anche per il “supporto in operazioni di polizia”e per il “pattugliamento dei confini”. La “Pitom” ha una storia particolare che evidenza bene l’importanza per i produttori di strumenti di morte e di dispositivi contro-insurrezionali come i droni della collaborazione con le strutture universitarie. Questa ditta è stata fondata nel marzo 2011 da ex-ricercatori del “dipartimento di sistemi elettrici e automazione dell’università di Pisa” (DSEA), il “sogno dei suoi fondatori è di portare in ambito civile l’avanzata tecnologia militare nel settore dei veicoli senza pilota” (nel campo “civile”, cioè quello della contro-insurrezione e della repressione).
Altra ditta dell’associazione ASSORPAS è “Airvision”, divisione del centro di ricerca “Neutech”di Treviso, azienda “nata dall’esperienza maturata nel campo della più alta ricerca militare” anche se, ufficialmente, ci dicono che si occupa di “servizio di ripresa e fotografia aerea per il settore cinematografico”(!). Il nome del loro drone non lascia dubbi sul suo utilizzo: NT-4 Contras. Come già emerso dal rapporto NATO 2020, ciò che gli strateghi del totalitarismo democratico temono più di ogni altra cosa è lo spettro delle insurrezioni urbane. I droni sono uno strumento ottimale per la contro-insurrezione e il loro proliferare per forgiare e difendere la società della miseria e dello sfruttamento attraverso un controllo totale ci ricorda ancora una volta che lo Stato ci ha avvisato che siamo in guerra, e che il nemico siamo noi. Piccole aziende, università e centri di ricerca lavorano ogni giorno per i loro piani di guerra totale al vivente. Sabotare il meccanismo della barbarie che ci stanno preparando è il minimo della dignità per ogni individuo che si possa definire tale.