Napoli sin dalla sua fondazione è stata considerata un sito strategico di vitale importanza per gli equilibri politico-militari dell’area del Mediterraneo. Non a caso, nei suoi 2500 anni di vita, la città ha visto l’avvicendarsi di decine di eserciti invasori che hanno lasciato tracce indelebili nel tessuto urbano e sociale. Ultimi in ordine cronologico gli Americani, che già dal primo dopoguerra vi si sono installati con varie basi militari.
Nel quartiere di Bagnoli, agli inizi degli anni 50, è stata costruita una cittadella che ospitava il comando delle forze alleate del sud Europa (AFSOUTH) e sull’isolotto di Nisida nel 1971, a poca distanza in linea d’area da Bagnoli, ha trovato posto la base navale del Comando Marittimo Alleato (NAVSOUTH).
Vogliamo ricordare che da questi due siti sono state pianificate e coordinate “importanti” azioni militari come l’invasione dell’Iraq, l’operazione “Unified Protector” in Libia e la missione “Active Endeavour” per il contrasto al terrorismo e al traffico d’armi.
Da qualche mese a questa parte queste due aree sono state dismesse e trasferite nel nuovo comando della NATO denominato JFC Naples (Joint Force Command) che si trova nella località di Lago Patria a poche decine di chilometri da Napoli. Una megastruttura che ospita 2300 tra militari e civili di 22 paesi della NATO. Ha un’estensione di 33 ettari e ospita 9 corpi di fabbrica con una stazione satellitare e un centro operativo ad alta tecnologia che gestisce il funzionamento dell’intera struttura e non solo, come vedremo in seguito.
Le spese per le opere civili sono costate 164 milioni e 655 mila euro che sono stati versati dagli stati membri della NATO, mentre le spese per le infrastrutture (svariate decine di milioni di euro) spettano all’Italia.
Il comandante della struttura, il generale Bruce Clingan ha dichiarato che “per la prima volta dopo 62 anni disponiamo di un quartiere generale concepito specificamente per le nostre esigenze”. Più ci penso e più non riesco a dare un senso a questa frase. Quali sono queste esigenze? E quali sono stati gli ostacoli incontrati fino ad ora?
Forse la risposta a queste domande si trova in quello di cui parleremo di seguito.
All’interno della nuova base di Lago Patria trova posto la ipertecnologica NCI Agency, nata dalla fusione di 5 agenzie, che fornisce sistemi d’informazione e comunicazione oltre a servizi IT (Information Tecnology) che sarà completamente operativa nel 2014.
Come accennavamo precedentemente questa agenzia ha in dotazione un Data Center, ritenuto in assoluto il più moderno della NATO, che è un centro di calcolo e di elaborazione dati il quale consentirà una capacità di intervento, militare si intende, molto più veloce ed efficace nei teatri di guerra più disparati. I dati raccolti permettono di creare uno scenario virtuale che consente alle forze impegnate sul campo, reali, di compiere le loro azioni avendo un quadro più chiaro della situazione in cui si trovano ad operare.
A supporto di questo sistema è stata creata una rete satellitare globale, utilizzata recentemente per il contrasto alla pirateria e al terrorismo.
In realtà immaginiamo che il vero scopo di tutto questo apparato sia quello di monitorare ed eventualmente attaccare tutti quei paesi che non si sottomettono al giogo del padrone incontrastato dell’intero globo, l’America.
La NCI è a guida italiana e l’ingegnere Raffaele De Luca, responsabile dei servizi IT, ha dichiarato che circa 120 utenti sia pubblici che privati hanno mostrato interesse nei confronti di questo progetto. Il comandante della NCI, Dario Nicolella, specifica che il destinatario del progetto è sì la NATO, ma ci sono anche nazioni e comandi multinazionali a cui vengono forniti servizi di Information Tecnology.
La domanda sorge spontanea: chi sono questi privati? Cosa si intende per comandi multinazionali?
Facendo una ricerca più approfondita si viene a sapere che la NCI si definisce un elemento di connessione sia tra le forze della NATO che tra nazioni al di fuori dell’alleanza alle quali, dove e quando richiesto, fornisce comunicazioni interoperabili e sistemi informativi a basso costo, come viene specificato nel sito web dell’agenzia. Detto così non significa quasi un cazzo. Non si capisce bene dietro queste parole cosa si nasconde, ma scavando un po’ più a fondo si viene a sapere che la NCI utilizza il sistema C4ISR, acronimo che rappresenta un insieme di funzioni militari: 4 C (comando, controllo, comunicazione e computer), I (intelligence), S (sorveglianza), R (riconoscimento).
“Questo sistema utilizza i concetti dei sistemi informativi radicalmente innovativi. Questi concetti permettono i collegamenti in rete di tutte le risorse di calcolo al fine di comunicare i sistemi di acquisizione del bersaglio, i sistemi d’arma con capacità di trasmissione di dati”.
Naturalmente, nella migliore tradizione delle caste militari, il tutto è molto nebuloso. Una serie di domande si moltiplicano nella mente.
Insomma l’impressione, purtroppo molto superficiale, che se ne ricava è che la NATO si è trasformata in una multinazionale specializzata in armi e nelle risorse tecnologiche a essa connesse, che offre i propri servizi a chiunque sia in grado di pagare.
Immaginiamo che i possibili clienti potrebbero essere la Cabot Corporation, la EagleWings Resourced International, la Trinitech International per continuare a sfruttare le risorse naturali del Congo a discapito della popolazione ridotta allo stremo, la Shell Oil per stroncare la resistenza dei ribelli nel delta del Niger, la Coca Cola per continuare la sua politica di violenza e sfruttamento degli operai nelle fabbriche di imbottigliamento o Israele per sterminare definitivamente la popolazione palestinese.
In tutto questo marasma l’unica certezza è che il capitalismo e la logica che lo sostiene devono essere sradicate definitivamente dalla faccia della terra.
Articolo uscito sul mensile anarchico “La Miccia” marzo 2013