25 aprile a Pinerolo

PER UN 25 APRILE DI RESISTENZA ANTIMILITARISTA, POPOLARE E RIBELLE, LONTANO DALLA RETORICA

ISTITUZIONALE E VICINO A CHI LOTTA PER IL PRESENTE.

Il 25 aprile si avvicina e quest’anno, ben lungi dal compiacerci per una liberazione che avrebbe ancora molti passi da compiere, vorremmo attirare l’attenzione su di una questione che ci tocca particolarmente da vicino qui a Pinerolo, ma mai sufficientemente approfondita: l’antimilitarismo.

E’ sotto gli occhi di tutti che Pinerolo sia soffocata dalla presenza massiccia di e caserme di militari. Questi reggimenti utilizzano strade, campagne e montagne per le loro esercitazioni di morte. Una delle peculiarità della nostra ridente cittadina è la facilità con cui e possibile imbattersi in colonne di mezzi pesanti o di uomini armati e non, diretti o di ritorno dai luoghi in cui fanno pratica, insozzando con la loro presenza e i loro rifiuti varie aree della zona: per esempio a Pian dell’Alpe in Val Chisone in uno scenario di immensa bellezza all’interno del Parco Orsiera -Rocciavrè,passando per il poligono di Cumiana,fino al comprensorio di Baudenasca dove vengono allestiti interi villaggi afghani simulati per le esercitazioni che per giorni devastano il territorio, infangano le strade con pesanti mezzi ,disturbando la fauna e lasciando bossoli inquinanti e rifiuti in grandi quantità nella zona demaniale. Questo non sembra essere un problema per i più, ma il fatto che il nostro territorio faccia parte degli scenari di esercitazione di questi esaltati dovrebbe far riflettere.

 Lo stereotipo del “militare buono” è motivo d’orgoglio a Pinerolo ha attecchito più che altrove, forse grazie alla presenza storica della Nizza Cavalleria che dona all’esercito l’aspetto romantico dei concorsi ippici e del rapporto uomo animale. Se anche su questo ci sarebbe molto da aggiungere, ad esempio sull’utilizzo dell’animale-oggetto, in ogni caso non dobbiamo dimenticare che dalla caserma Berardi di Pinerolo partono i militari per le cosiddette missioni umanitarie:pochi uomini,professionisti specializzati che colpiscono con discrezione ed efficacia estrema e tanti istruttori pronti anche a combattere al fianco dei paesi che addestrano e che di fatto invadono come in Afghanistan dove i militari italiani hanno scannerizzato l’iride di migliaia di civili per conto di Washington.Nel futuro prossimo si prevedono interventi, stando ad accordi di mentoring già siglati,in Iraq, Somalie Libia e in tutti quei territor ove vi sia apparentemente necessario intervenire urgentemente contro l’avanzata del terrrorismo islamico. Per intenderci le stesse missioni che costano migliaia di morti civili ai paesi oggetto di intervento, sono molto ben remunerate e per questo esercito di professionisti ( mercenari privi di arbitrio e disposti a tutto) è un’ottima occasione per tirar su un po’ di soldi, poco importa se con le mani sporche di sangue. Ma a quale prezzo per le popolazioni coinvolte?

 Un altro esempio della follia della logica della guerra qui in Piemonte è la base di Lenta nel  vercellese:in questo sito sono depositati più di 3000 tank dai quali non bisogna lasciarsi ingannare dall’aspetto un po’ ammaccato; son praticamente immortali, basterebbe revisionarli e potrebbero tornare eventualmente in azione dopo essere stati venduti ad altri Paesi “amici” come il Pakistan o la Giordania. Quelli offerti in vendita in questa sorta di autosalone all’aperto, sono i più moderni e potenti dei carri che si scontrano tutti i giorni in Siria, Kurdistan e Libia.Nel sito si trovano altre lunghe file di carri armati non funzionanti che verranno smantellati e riutilizzati come pezzi di ricambio, essi ripercorrono la storia delle spedizioni italiane all’estero: sulle fiancate resistono infatti i simboli delle missioni chiamate “di pace” in Bosnia, Kosovo e Iraq. Tra quelli rottamati ne spiccano alcuni bianchi, utilizzati nelle operazioni in Libano nel 1982,in mezzo ad una massa di cannoni e carri prodotti nella stagione della Guerra Fredda.a monumento sconvolgente e surreale di quanto sia folle,e intrinseco nel lavoro dei militari, esportare ed imporre il modello occidentale con violenza e devastazione  come lo è il legame con i più avanzati ritrovati del progresso tecnologico; spesso e volentieri quello militare è il primo campo d’impiego a cui sono finalizzate tali tecnologie, da cui in parte si estendono all’uso in ambito civile. Si parla oggi di robotica, nanotecnologia e biotecnologia, discipline che schiuderanno scenari terrificanti, manipolando il concetto stesso di vita con ovvie conseguenze sulla libertà si pensiero e azione di tutti. L’uso di macchine come i droni contribuisce inoltre alla depersonalizzazione della guerra da parte di chi la mette in pratica, riducendo la componente di sentimento umano, le loro perdite e creando un esercito di specialistii della morte a distanza.

Cercando di proseguire con un ragionamento di più ampio respiro non si può non citare il fronte interno su cui i militari sono attivi da anni. I soldati infatti sorvegliano i punti definiti “sensibili”: dagli impianti delle olimpiadi nel 2006, al cantiere TAV di Chiomonte, gestiscono le situazioni di post-emergenza, come il post terremoto all’Aquila e dal 2008 affiancano in molte città italiane le forze del disordine “tradizionali” (vicino a noi, a Torino, li vediamo ad esempio al mercato di Porta Palazzo, nei pressi della sinagoga e quando ancora erano aperti ai Murazzi del Po). Pare addirittura che ultimamente vengano impiegati come affiancamento ai controllori sui treni. Questa militarizzazione dei territori rimanda a scenari totalizzanti di cui faremmo volentieri a meno e non può che avere finalità e risvolti repressivi senza tralasciare il fatto che molta feccia fascista fa parte tutt’ora dei quadri dirigenziali dell’esercito e del ministero della difesa

.Le celebrazioni ufficiali del 25 aprile, sempre più svuotate del loro significato, ovvero il richiamo ad una lotta di liberazione popolare  dagli occupanti nazisti e dai fascisti, diventa sempre più spesso occasione, per le istituzioni, per improbabili affiancamenti tra i ribelli caduti durante la lotta antifascista e i mercenari italiani morti nelle varie missioni all’estero.  Una tendenza parte di un’opera di mistificazione della realtà che chiama pace la guerra, partigiani i militari e sicurezza il controllo totale. Non vediamo minimamente la similitudine tra chi imbracciava le armi per difendere la propria terra, e chi occupa altri paesi in nome di una democrazia che non perde occasione di dimostrarsi simile ad altri regimi fatti di imposizioni, controllo, soprusi e sfruttamento.

E’ interessante infine notare che se la lotta al terrorismo in senso reazionario mette d’accordo tutte le potenze occidentali, l’uso del termine terrorismo cerca di accomunare le più varie idee e pratiche: gli attacchi omicidi a cui si spinge la follia religiosa dello stato islamico come le azioni volte a criticare e contrastare il sistema di dominio e sfruttamento in cui viviamo. L’intento è quello di giustificare più facilmente il maggior controllo della popolazione e la repressione di chi dissente attraverso l’emanazione di nuove leggi e decreti, frutto della situazione e del clima internazionale attuale e  che risponde all’esigenza della classe dominante di affrontare le contraddizioni interne e il rimbalzare in casa le conseguenze di una politica aggressiva e imperialista all’estero. Così sotto la bandiera patriottica della guerra all’Islam il nuovo decreto Alfano introduce una serie di norme utili e funzionali anche sul fronte interno per colpire chi lotta e si mobilità all’interno del nostro territorio che di fatto restringe la libertà e aggrava le misure repressive. Significativo è l’utilizzo di questi articoli contro esponenti del movimento NO TAV e contro ogni forma di critica e mobilitazione contro lo Stato che limita e punisce la solidarietà nei confronti di chi dissente e lotta. In sintesi  una panoramica di norme, modifiche e  aggravamenti di pena finalizzati a punire le condotte terroristiche,l’ associazione sovversiva finalizzata all’eversione dell’ordine democratico, l’ assistenza partecipata prevista dall’Art 270 , molto generiche e vaghe che si possono così adoperare anche in altri ambiti.Il nuovo decreto prevede:

-aspre pene per chi si presta all’addestramento di gruppo o personale sull’uso di tecniche armi e sabotaggi relativi al compimento di atti di violenza in particolare se avviene attraverso mezzi informatici.

– un’ agrravamento di pena per il reato contro la personalità dello Stato, specie se l’istigazione a delinquere è protratta attraverso strumenti informatici e telematici.

– la rimozione di quei servizi informatici  che non controllano e rimuovono siti i cui contenuti sono utilizzati per queste condotte.

  • l’arresto fino a 18 mesi per i detentori di sostanze che vengono indicate in tabella come precursori di esplosivi (come il sale!!)
  • che in via straordinaria il GIP possa ordinare l’arresto preventivo e misure di sorveglianza speciale e obbligo di dimora fino alla sospensione del passaporto in caso di particolare pericolosità dell’indagato.
  • la possibilità di coordinamento con la procura antimafia che sottolinea il parallelismo tre fronte interno ed esterno
  • un’ aumento di spesa per coordinare tutte queste attività militari sul territorio e all’estero.

Questa dinamica repressiva che tende a equiparare i movimenti di lotta sociale alla guerra al terrorismo , non a caso vengono così aumentate le unità di intervento dell’esercito in ambito civile per vigilare alcuni obiettivi sensibili:dall’Expo di Milano ai cantieri TAV ,mira all’utilizzo dell’esercito nel controllo delle città occidentali, e ovunque vi sia  pericolo di ribellione sociale ,come massiccia presenza unita alle forze  dell’ordine tradizionali nel ruolo di pesante controllo e repressione per motivi di sicurezza dei nostri territori. 

PER UN MONDO SENZA DIVISE

LIBERIAMOCI DALLE FORZE ARMATE!

A CURA DI ALPI LIBERE PER LIBERAZIONI 2015


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