Una promessa solenne
1950
La “promessa solenne” di Dagerman venne pubblicata sul giornale Arbetaren il 7 febbraio 1950, quando riassunse il ruolo di caporedattore culturale del quotidiano anarchico.
Una promessa solenne non è quel che deve fare il nuovo caporedattore della cultura. Le sorprese sono meglio delle speranze deluse. L’unica cosa che si possa promettere è, in realtà, di continuare a combattere nel modo più giocoso possibile contro ogni genere di chiesa, non da ultimo, com’è naturale contro le chiese letterarie. Il dovere dell’eresia si è fatto più che mai urgente in questo momento in cui i fronti di combattimento si stanno formando e l’anatema della nuova inquisizione colpisce coloro che si ritrovano nella terra di nessuno. Giocare al partigiano è l’unica possibilità di chi alla lunga trova un po’ monotono giocare con le bombe atomiche dell’Est e dell’Ovest, e la terra di nessuno è sempre stata l’unica patria del partigiano. Il gioco del partigiano consiste nel diffondere un po’ della confusione della vita tra i soldatini di stagno pronti alla morte e, da un punto esterno alle idee fisse della politica e alle disumane lotte di potere, difendere l’essere umano dagli esseri umani. Questo punto è l’inviolabilità dell’individuo,e per ogni cosidetta politica culturale che non sia contraria alla cultura non c’è al momento migliore base operativa. Un po’ di gioco partigiano possiamo quindi prometterlo ai nostri lettori anche a pagina sei. Le relazioni della pagina culturale con le potenze straniere continueranno ad essere pessime.