Trento: fuori la guerra dall’università

Qualche giorno fa la facciata della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento è stata oggetto di un atto di denuncia. Infatti qualcuno ha scritto sul muro esterno la seguente frase: Paul Viotti, fuori la guerra dall’Università.
Il gesto non è casuale. Paul Viotti è un docente statunitense che tiene in questo periodo a Sociologia una serie di lezioni dal titolo “U.S. Foreign Policy”, ossia politica estera statunitense.
Il 26 ottobre si teneva la seconda lezione di questo ciclo e proprio quella mattina è apparsa la scritta sopra citata sul muro della Facoltà.
Per maggiore completezza diciamo qualcosa su questo Mr Viotti. Coma già detto è un docente; insegna infatti presso l’Università di Denver. I corsi che tiene hanno dei nomi davvero esplicativi e sbirreschi, quali “Politica sulla sicurezza nazionale statunitense” oppure “Strategia e sicurezza”.
Dulcis in fundo si è ritirato nel 1992 dall’Aeronautica militare statunitense, dopo 30 anni di lodevole servizio, tanto da guadagnarsi il grado di Colonnello. Come già detto in questo periodo, fino al 9 novembre, ha scelto la tranquilla cittadina di Trento con i suoi bravi studenti come luogo dove portare le sue teorie sulla sicurezza e sul controllo.
Noi non sappiamo a quali guerre ha partecipato più o meno direttamente, ma il fatto che uno scelga di spendere 10, 20 o 30 anni nell’Aeronautica degli Stati Uniti (responsabile di innumerevoli stragi in tutto il mondo, dalla Jugoslavia alla Siria, passando per Libia, Haiti e Iraq per citarne alcuni) è motivo più che valido per fare sentire al personaggio in questione tutta l’ostilità che merita.
Leggendo qua e là vari siti e bacheche su cui postano gli studenti di Trento, abbiamo trovato alcuni commenti sulla scritta apparsa a Sociologia: non sono commenti positivi, ma strettamente negativi, un misto di odio e incredulità per chi imbratta le sacre mura dei luoghi della conoscenza. Il gesto viene riportato infatti con questi aggettivi: fastidioso, antidemocratico, irrispettoso, vandalico, inutile.
Anche quello che noi abbiamo provato quando abbiamo saputo che il personaggio in questione tiene seminari all’Università si può chiamare fastidio, fastidio verso di lui, un militare, e verso la struttura che lo ospita, che si nasconde dietro la pretesa neutralità con cui propone iniziative o dibattiti anche con i personaggi più aberranti. Come dire, visto che siamo luogo di cultura e visto che siamo democratici, non togliamo a nessuno il diritto alla parola. Se poi a parlare è un ex-militare dell’Aeronautica della più grande democrazia del mondo allora bisogna solo tacere e ascoltare.
Gli studenti probabilmente sono molto più affezionati al contenitore di mura e finestre dove trascorrono le giornate che alle parole e alle conoscenze che vengono utilizzate tra quelle mura, perché non ci si può scandalizzare per una scritta come quella solo perché sporca e deturpa il paesaggio abituale, o perché è irrispettosa della sensibilità di Viotti. Quella scritta deve far riflettere su tante cose, sulla guerra, su come l’Università partecipa alla guerra, sul significato della ricerca fatta nell’Università, sul concetto di neutralità del sapere.
La libertà di parola o quella di esprimersi sono concetti molto cari al mondo degli accademici e degli universitari, sono concetti altamente deresponsabilizzanti e generalizzanti, poiché mettono tutto quello che si insegna, anche le cose più becere, nel grande calderone chiamato “sapere”.  Chi ha fatto la scritta invece ha precisato che anche in questo caso, come in tutti i casi, ci sono dei responsabili, con nome, cognome e indirizzo, i quali in vario grado cooperano al funzionamento della macchina della guerra.


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