Se energia è sinonimo di forza, di vigore, di efficacia, se nessuno può o vuole farne a meno, se ogni società ha bisogno di produrre ed immagazzinare energia (ben al di là di quanto sia strettamente necessario per sopravvivere), va da sé che ogni suo
potenziamento non può che essere presentato come una grande conquista. Questo perché la disponibilità di energia è uno dei fattori che più condizionano lo sviluppo economico di un paese. Senza l’accesso a grandi quantitativi di energia per i processi produttivi, per i trasporti, per i consumi, nessuna economia industrializzata potrebbe sussistere. Di conseguenza, creare le condizioni affinché le imprese e i cittadini possano accedere all’energia di cui hanno bisogno per produrre e consumare merci rappresenta uno dei principali obiettivi di ogni politica economica. La garanzia che queste condizioni continuino ad
esistere è considerata da qualsiasi Stato una necessità strategica ed è comunemente chiamata sicurezza energetica.
Per vivere, o per produrre merci e fare la guerra? Si tratta di un concetto ad effetto, introdotto nel dibattito politico per la sua efficacia comunicativa, giacché il richiamo alla «sicurezza» (e quindi l’implicito rimando al bisogno fondamentale di protezione di ogni comunità) costituisce un’arma retorica di grande efficacia. Ma anche in questocaso i richiami alla sicurezza vengono usati per legittimare le scelte più disparate, spesso del tutto prive di collegamento con la vera questione da affrontare ma rispondenti ad esigenze di controllo e di potere. Così, per giustificare lo sfruttamento di sempre nuove fonti di energia, la propaganda istituzionale ed industriale evoca il rischio che i nostri frigoriferi si fermino o che le nostre luci si spengano. Ma è una pura menzogna. Nelle società occidentali l’energia elettrica costituisce un quarto dell’energia consumata nel suo complesso. Di questo quarto, solo un terzo di tutta l’elettricità prodotta è destinata all’uso domestico. Ciò significa che l’energia elettrica usata dagli esseri umani per vivere come vivono corrisponde a circa l’8% dell’energia totale prodotta. Chi invoca più energia non è affatto preoccupato per il benessere delle persone: è la produzione e la circolazione di merci a richiedere tutta questa enorme quantità di energia, per non parlare della guerra e delle sue immense necessità. Guerra il cui scopo è quasi sempre il controllo di fonti di energia.
Ecco il circolo vizioso che ci sta strozzando.
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