Trento: La rivolta non è un’arma da museo

Tratto da Saperi Banditi

8-9 Maggio: iniziativa “2 giorni contro la guerra” nella Facoltà di Sociologia, durante la quale ha avuto luogo un’occupazione conclusasi la mattina seguente. Sono state lasciate delle scritte che esprimevano la nostra contrarietà all’adunata degli alpini che sarebbe avvenuta pochi giorni dopo: questo fatto ha avuto una grande eco mediatica, con tanto di video virali che hanno denunciato il “degrado” – pulito una volta finito -, insulti sulla pagina facebook e articoli confusionari incapaci di distinguere tra “centro sociale” e “gruppo di studenti e studentesse universitari”. Ci hanno dato dei fascisti, dei mentecatti, dei reietti, etc, etc …

11-12-13 Maggio: adunata degli alpini. Abbiamo gi à scritto i motivi principali per cui ci siamo opposti a questa iniziativa. A posteriori siamo ancora più convinti della nostra posizione, visto che l’adunata non ha fatto altro che confermare le peggiori delle nostre previsioni. Infatti è stato un tripudio di machismo, sessismo, razzismo e militarismo. La nostra occupazione è stata associata alla violenza e al fascismo, ma noi tutto ciò l’abbiamo visto proprio in questa adunata. Violenza è mettere a disposizione pullman di prostitute che provengono dalla tratta, violenza è togliere l’ordinanza che vieta gli alcolici per quei tre giorni per poi riprendere a multare le persone che si vivono la città la sera, violenza è mettere nelle mani di un bambino un mitra, violenza è rendere esclusiva la città per tre giorni, violenza è non permettere a una donna o a un migrante di passare per le vie senza complimenti indesiderati, insulti, manate, violenza è quando ricevi schiaffi e insulti perché hai la pelle nera o ricevere sguardi d’odio perché indossi il velo… e la lista è davvero infinita.

11 Maggio: l’Aula Rostagno Autogestita, chiamata da tutti e tutte coloro che la frequentavano “auletta”, viene chiusa. Decidiamo di aspettare la fine dell’adunata per capire se sarebbe rimasta chiusa e le eventuali motivazioni. Lunedì 14 maggio non è ancora stata aperta, i manifesti e gli adesivi che connotavano la sua porta rimossi. A quanto pare abbiamo “pisciato fuori dal vaso”con l’attacco ai poveri e benevoli alpini.

14 Maggio: inaugurazione della mostra Generazione ’68 (con l’apostrofo). “Il tricolore che in questi giorni abbiamo messo sulle finestre dei nostri edifici è l’unico segno che vogliamo ricordare”, così il rettore inaugura la mostra esprimendo la sua solidarietà al corpo degli alpini per gli attacchi ricevuti, dimenticando che nel ’68 essi operarono una vera e propria caccia al sociologo a Trento e che fra i valori che animavano il movimento studentesco vi erano l’antiautoritarismo e di conseguenza l’antinazionalismo.
Ci è sembrato davvero un bel modo quello di inaugurare una mostra su un movimento rivoluzionario (nato non con dialoghi pacifici e allegre chiacchierate sulla società ma con occupazioni, scontri, molotov e blocchi), chiudendo l’unico spazio autogestito da studenti e studentesse in tutto l’ateneo trentino. Molto coerente. Perché la lotta va bene solo se ammirata in pannelli audiovisivi.

Noi non ci facciamo portavoce di quel movimento, nessun* ci ha passato il testimone. Ma così come a molti dei e delle giovani di allora non andava il funzionamento delle cose e si sono opposti ad esso, anche oggi alcune persone non accettano questo sistema. Ancora oggi la formazione universitaria è volta non alla creazione di un sapere veramente critico ma alla creazione di una classe dirigenziale e/o impiegati del capitalismo. Ancora oggi l’università collabora con aziende che portano avanti lo sfruttamento di animali, umani e non, e dell’ambiente. Oggi più che allora vi sono guerre e l’università non si pone più il problema di nascondere la sua ricerca a fini bellici. Non ci sembra poco.

Non ci va di stare in attesa di un cambiamento dall’alto, sappiamo che non avverrà. Soprattutto in un momento storico nel quale risaltano con forza le destre europee, portando con sé tutta quella serie di valori ai quali ci opponiamo e alle cui politiche l’università si sta adeguando.
Non ci va nemmeno di stare a guardare la lotta da un pannello. La lotta la vogliamo fare, qui ed ora: con i nostri corpi riappropriandoci degli spazi, con le nostre parole riappropriandoci dei discorsi, con le nostre mani riappropriandoci delle azioni.

LUNEDì 21 MAGGIO: ORE 16 @ ATRIO DI SOCIOLOGIA, ASSEMBLEA APERTA SULL’AULETTA


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