Volantino distribuito a Trento durante il Giro d’Italia il 22 maggio. Scritte e varie decorazioni nel giro sono state danneggiate ed asportate lungo il percorso. Ringraziamo i compagni di Imola per il volantino a cui noi abbiamo modificato il testo per la città di Trento.
Oggi in Trentino passa il Giro d’Italia. Il percorso è lastricato di cadaveri di migliaia di palestinesi che hanno lottato per la libertà, ammazzati, rinchiusi ed esiliati in 70 anni dioccupazione militare da parte dello stato d’Israele.Lo stato di Israele, grazie alle scelte di RCS Mediagroup S.P.A. sta cercando di dare unabella pulita alla sua immagine. Ovviamente la lavanderia dell’apartheid è costosa: Israeleha finanziato per 4 milioni di euro il Giro d’Italia che è partito dai territori che
ingiustamente occupa opprimendo la vita di migliaia di palestinesi.Questo Giro non solo coincide con il 70° anniversario della nascita dello Stato di Israelema è anche il 101° Giro, che ricorda tanto “l’Unità 101”, uno squadrone della morte
creato nel 1953 con al comando Ariel Sharon (complice del massacro di Sabra e Shatila, dove vennero ammazzate almeno 3000 persone). L’Unità 101 deve la sua fama in Israelesoprattutto per la strage nel villaggio di Qibiya nell’Ottobre 1953.
Furono uccise 69persone; furono minati 45 edifici e furono fatti esplodere con dentro le persone. Sono tante le tappe percorse in cui i corridori avrebbero dovuto rendere omaggio ai mortiper mano dei loro finanziatori. Per esempio Kfar Sha’ul, una cittadina sorta sulle maceriedi Deir Yassin, dove il 9 aprile del 1948 centinaia di vecchi, uomini, donne e bambini vennero massacrati. In oltre 144 case abitavano 708 persone. La pulizia etnica è stata totale e nessuno è rimasto vivo a Deir Yassin: o uccisi o espulsi. Ma anche il villaggio di Lifta non è lontano dal percorso: fu parzialmente distrutto nel Gennaio 1948 e i suoi 2958 abitanti furono uccisi o espulsi. Potremmo continuare a scrivere pagine e pagine dimassacri e espulsioni dalle proprie abitazioni. Ma è necessario non fermarsi solo al passato perché l’apartheid continua tuttora. Lo dimostra la marcia del ritorno che dal 30 marzo ci urla che nonostante 70 anni di usurpazioni, 70 anni di sconfitte, 70 anni di morte il popolo palestinese è disposto ancora una volta a dare la propria vita per la libertà negata. Persone di ogni età che non chinano la testa vengono ogni giorno picchiate e incarcerate, ammazzate e mutilate. Vere e proprie cavie per l’industria securitaria e militare. Israele è infatti capofila nella grande industria della violenza. In un mondo dove c’è sempre più richiesta di sistemi di controllo e
sorveglianza, armi e muri, l’esperienza acquisita in decenni di colonizzazione ne fa un leader nel settore. Un ruolo che aiuta lo stato sionista ad influenzare la politica globale. Lo sport non può renderci ciechi dinanzi a tutto questo e non possono farcela nemmeno i milioni di euro che Israele è disposta a pagare pur di ripulirsi ai nostri occhi. Questo giro d’Italia è complice delle violenze dell’apartheid. Se un potente esercito venisse ad occupare il territorio in cui viviamo, fucilandoci,
minando le case che abitiamo con dentro i nostri cari, se ai sopravvissuti intimasse di andarsene altrove e si prendesse terra, acqua e case, facendo così per generazioni e generazioni, ci piacerebbe che il resto del mondo non alzasse la testa lottando insieme a noi? Ci piacerebbe che in nome dello sport si mettesse a tacere tutta questa violenza? No, non ci piacerebbe.
Non dimentichiamo le responsabilità dell’università di Trento, della Provincia e di FBK che con le loro collaborazioni con lo Stato d’Israele da anni sono complici del massacro del popolo palestinese.
Non siate complici del Giro d’Italia, trovate il modo di informarvi, informare e mettere i bastoni tra le ruote!
Compagni e Compagne