Jacques Prévert: Poesie contro la guerra

Jacques Prévert: Poeta e sceneggiatore, nato domenica 4 febbraio 1900 a Neuilly-sur-Seine (Francia), morto lunedì 11 aprile 1977 a Omonville-la-Petite (Francia)

 

Le chiavi della città

Le chiavi della città

Son macchiate di sangue

L’Ammiraglio ed i topi han lasciato la nave

Già da lungo tempo

Anna Anna sorella mia

Non vedi venir nulla

Vedo nella miseria il piede nudo di un bimbo

E il cuore dell’estate

Già stretto dentro i ghiacci dell’inverno

Io vedo nella polvere macerie della guerra

E cavalieri d’industria pesante

A cavallo di ufficiali di cavalleria leggera

Caracollare sotto l’arco

Al suono di una musica da circo

E padroni dalle ferriere

E maestri di ballo

dirigere una quadriglia gelida ed immobile

Dentro la quale le famiglie povere

In piedi davanti al buffè

Guardan senza dir nulla i fratelli liberati

I fratelli liberati

Di nuovo minacciati

Da un vecchio mondo senile esemplare e tarato

E vedo te Marianna

Povera sorella mia

Ancora una volta impiccata

Nella camera buia della storia

Col collo incravattato dalla Legion D’onore

E vedo te

Barbablù bianco rosso

Sorridente e impassibile

Mentre consegni le chiavi della città

Le chiavi macchiate di sangue

Ai grandi servitori dell’Ordine

L’ordine dei grandi potentati dell’oro

 

I battesimo dell’aria

Questa via

Un tempo la si chiamava la Rue du Luxembourg

A causa del giardino

Oggi la si chiama la Rue Guynemer

A causa d’un aviatore morto in guerra

Tuttavia

Questa via

È sempre la stessa via

È sempre lo stesso giardino

È sempre il Lussemburgo

Con le terrazze… le statue… le vasche

Con gli alberi

Gli alberi vivi

Con gli uccelli

Gli uccelli vivi

Con i bambini

Tutti i bambini vivi

Allora ci si chiede

Ci si chiede veramente

Quel che un aviatore morto viene a fare là dentro.

 

Il giudizio delle nazioni

Minerva piange

le spunta il dente del giudizio

e di nuovo la guerra ricomincia

 

Tempi moderni

L’esposizione è universale

La galleria delle macchine infernali e celesti

È aperta

E le guardie della città e termali di Vichy

E di Lourdes

E di tutte le altre città

E di tutti gli altri paesi

Dirigono la circolazione del sangue

E tutti fan la coda

Per vedere

Nel padiglione delle siderurgia

Un’attrazione senza precedenti

Li libertà perduta in una foresta di manganelli bianchi

 

Risveglio in fanfara

I fili di ragno spinato

Incoronano di spine di ferro

La testa insanguinata

Dei morti schiacciati sulla terra

Tormentata

E dietro all’orizzonte ecco che appare

Un’orrenda frittata mal riuscita

Con sulla testa un berretto stellato

Aureolata di gradi rossicci

Naftalinizzati

E sparge la sua luce livida e abominevole

Il suo lucore cagionevole

Estenuato

Sulla carneficina

Un gallo d’improvviso si desta sussultando

E caccia fuori un grido fragoroso

A-a-attenti!

Ecco il sole!

E sbatte gli speroni dentro il sangue

E correndo intorno ai cadaveri

Li becca e li ribecca

Freneticamente

Ecco il sole!

Presto in piedi fetenti!


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