Le chiavi della città
Le chiavi della città
Son macchiate di sangue
L’Ammiraglio ed i topi han lasciato la nave
Già da lungo tempo
Anna Anna sorella mia
Non vedi venir nulla
Vedo nella miseria il piede nudo di un bimbo
E il cuore dell’estate
Già stretto dentro i ghiacci dell’inverno
Io vedo nella polvere macerie della guerra
E cavalieri d’industria pesante
A cavallo di ufficiali di cavalleria leggera
Caracollare sotto l’arco
Al suono di una musica da circo
E padroni dalle ferriere
E maestri di ballo
dirigere una quadriglia gelida ed immobile
Dentro la quale le famiglie povere
In piedi davanti al buffè
Guardan senza dir nulla i fratelli liberati
I fratelli liberati
Di nuovo minacciati
Da un vecchio mondo senile esemplare e tarato
E vedo te Marianna
Povera sorella mia
Ancora una volta impiccata
Nella camera buia della storia
Col collo incravattato dalla Legion D’onore
E vedo te
Barbablù bianco rosso
Sorridente e impassibile
Mentre consegni le chiavi della città
Le chiavi macchiate di sangue
Ai grandi servitori dell’Ordine
L’ordine dei grandi potentati dell’oro
I battesimo dell’aria
Questa via
Un tempo la si chiamava la Rue du Luxembourg
A causa del giardino
Oggi la si chiama la Rue Guynemer
A causa d’un aviatore morto in guerra
Tuttavia
Questa via
È sempre la stessa via
È sempre lo stesso giardino
È sempre il Lussemburgo
Con le terrazze… le statue… le vasche
Con gli alberi
Gli alberi vivi
Con gli uccelli
Gli uccelli vivi
Con i bambini
Tutti i bambini vivi
Allora ci si chiede
Ci si chiede veramente
Quel che un aviatore morto viene a fare là dentro.
Il giudizio delle nazioni
Minerva piange
le spunta il dente del giudizio
e di nuovo la guerra ricomincia
Tempi moderni
L’esposizione è universale
La galleria delle macchine infernali e celesti
È aperta
E le guardie della città e termali di Vichy
E di Lourdes
E di tutte le altre città
E di tutti gli altri paesi
Dirigono la circolazione del sangue
E tutti fan la coda
Per vedere
Nel padiglione delle siderurgia
Un’attrazione senza precedenti
Li libertà perduta in una foresta di manganelli bianchi
Risveglio in fanfara
I fili di ragno spinato
Incoronano di spine di ferro
La testa insanguinata
Dei morti schiacciati sulla terra
Tormentata
E dietro all’orizzonte ecco che appare
Un’orrenda frittata mal riuscita
Con sulla testa un berretto stellato
Aureolata di gradi rossicci
Naftalinizzati
E sparge la sua luce livida e abominevole
Il suo lucore cagionevole
Estenuato
Sulla carneficina
Un gallo d’improvviso si desta sussultando
E caccia fuori un grido fragoroso
A-a-attenti!
Ecco il sole!
E sbatte gli speroni dentro il sangue
E correndo intorno ai cadaveri
Li becca e li ribecca
Freneticamente
Ecco il sole!
Presto in piedi fetenti!