Riceviamo e pubblichiamo:
Al via a Sigonella le operazioni dei droni del sistema di intelligence AGS – Allied Ground Surveillance – il progetto più ambizioso e costoso della sempreverde alleanza di guerra. Assicurata alla NATO una considerevole flessibilità nell’utilizzazione delle sue capacità di sorveglianza in modo che essa possa essere commisurata ai bisogni di ogni emergenza. Sessanta milioni di euro alla Astaldi S.p.A. per la costruzione a Sigonella di 14 edifici per alloggi e uffici per 800 miltari e gli hangar di rimessaggio-attrezzaggio degli aeromobili senza pilota, finanziata dai 29 paesi membri dell’Alleanza Atlantica.
Malam herbam non perit. “L’erba cattiva non muore mai” e così la NATO, il prossimo 4 aprile, compierà il suo settantesimo compleanno e, ci puoi scommettere, a festeggiare l’evento si ritroveranno insieme politici e militari per annunciare l’avvio a Sigonella delle operazioni dei droni del sistema di intelligence AGS, il progetto più ambizioso e costoso della sempreverde alleanza di guerra.
Sulle reali finalità dell’AGS, come sempre accade in Italia per le questioni militari, vige il massimo riserbo del governo; top secret anche quanto accade in questi mesi nella grande stazione aeronavale siciliana che è stata messa a disposizione delle forze armate di Stati Uniti, NATO e UE. Le slide pubblicate sul sito dei progettisti del nuovo sistema di “sorveglianza terrestre con l’ausilio dei velivoli senza pilota” (gli architetti Carlo e Alessandro Gubitosi di Interplans2 Napoli), documentano però che il 23 luglio 2018 sono iniziati i lavori di realizzazione delle infrastrutture che ospiteranno i centri di controllo e comando dei droni AGS e che il tutto procede a Sigonella alacremente.
Per la costruzione della AGS – Allied Ground Surveillance Main Operating Base,nel maggio dello scorso anno la NSPA – Support and Procurement Agency, l’agenzia specializzata della NATO per l’acquisizione di progetti e infrastrutture con quartier generale in Lussemburgo, aveva firmato un contratto per il valore di 60 milioni di euro con il colosso delle costruzioni Astaldi S.p.A. di Roma. Nello specifico, il progetto prevede la costruzione a Sigonella di 14 edifici per una superficie complessiva di circa 26.700 metri quadrati, da adibire ad alloggi e uffici per 800 militari e gli hangar di “rimessaggio-attrezzaggio degli aeromobili senza pilota, con specifica impiantistica radio e dati per le operazioni aeree specialistiche”. Il contratto, finanziato dai 29 paesi membri dell’Alleanza Atlantica, prevede una durata dei lavori di circa tre anni.
“L’AGS Core sarà un sistema integrato comprendente un segmento aereo e uno terrestre”, spiegano gli analisti NATO. Il segmento aereo è basato su cinque droni-spia RQ-4B Global Hawk Block-40 di ultima generazione, prodotti dalla holding statunitense Northrop Grumman. Dotati della nuova piattaforma radar MP-RTIP con sofisticati sensori termici per il monitoraggio e il tracciamento di oggetti fissi ed in movimento, i droni AGS potranno volare con un raggio d’azione di 16.000 km, sino a 18.000 metri di altezza e a una velocità di 575 km/h. I dati rilevati dai velivoli senza pilota saranno prima analizzati a Sigonella e successivamente trasmessi grazie ad una rete criptata al Comando JISR, Joint Intelligence, Surveillance and Reconnaisance della NATO, con sedi a Bruxelles, Mons e The Hague. “L’Alliance Ground Surveillance Core consentirà di vedere ciò che accade nella superficie terrestre, fornendo prima una piena consapevolezza situazionale, e se necessario, durante e dopo le operazioni della NATO”, aggiungono gli alti comandi dell’Alleanza. “La composizione del sistema AGS assicurerà alla NATO una considerevole flessibilità nell’utilizzazione delle sue capacità di sorveglianza in modo che essa possa essere commisurata ai bisogni di ogni emergenza. Ciò consentirà all’Alleanza di effettuare un persistente monitoraggio su vaste aree da parte di velivoli che volano ad alte altitudini e per lunghe durate (HALE), operando da distanze considerevoli e in qualsiasi condizione atmosferica o di luce (…) L’AGS è stato riconosciuto dal summit dei Capi di Stato della NATO di Lisbona del 2010 come il maggior contributo alle ambizioni comuni nel campo dell’intelligence, della sorveglianza e del riconoscimento (JISR). Grazie al suo sistema radar MP-RTIP, l’AGS raccoglierà le informazioni che consentiranno le scelte e le decisioni più adeguate in campo politico e militare…”. Quali siano le tipologie delle scelte e delle decisioni che verranno adottate grazie ai droni e al centro di controllo di Sigonella è presto detto. “La missione chiave dell’AGS è quella di fornire ai Comandi NATO, in tempo reale, informazioni continue e la consapevolezza di quanto accade alle forze terrestri amiche, neutrali e avversarie e a sostenere le azioni per colpire gli obiettivi”, si legge in documento ufficiale della NATO Alliance Ground Surveillance Managment Agency (NAGSMA).
Amplissimo lo spettro delle missioni che la NATO potrà effettuare grazie alle innumerevoli informazioni raccolte e decodificate dal sistema AGS. Oltre ovviamente a quelle a sostegno delle truppe impegnate nei campi di battaglia o per l’individuazione degli obiettivi da colpire con gli strike aerei e missilistici, l’AGS di Sigonella contribuirà alla “difesa e alla sicurezza delle frontiere terrestri e marittime, alla lotta al terrorismo e all’assistenza umanitaria in caso di disastri naturali”.
“La centralità della base italiana di Sigonella sarà nell’analisi e distribuzione delle informazioni ma anche nella formazione del personale”, spiega l’analistaAlessandra Giada Dibenedetto del Centro Studi Internazionale (Ce.S.I.) di Roma.“Geograficamente l’asset siciliano è strategico per la sorveglianza del Sud Mediterraneo e da Sigonella inizierà un viatico per proiettare la stabilità proprio sul confine meridionale della NATO, in collaborazione con lo Strategic Direction South Hub, basato presso il comando militare dell’Alleanza Atlantica di Napoli e che dal 2017 ha la finalità di aumentare la capacità di identificare e monitorare le molteplici minacce dal confine sud della NATO, con un centro di coordinamento per le operazioni di anti terrorismo, raccolta ed analisi dati ed informazioni dettagliate sulle principali aree di crisi nell’Area del Vicino oriente e dell’Africa settentrionale”.
“Come il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha più volte sottolineato, le sfide e le insicurezze che provengono dal fronte meridionale, tra cui attacchi terroristici nelle nostre città e la più grande crisi migratoria dalla seconda guerra mondiale, non possono essere ignorate”, aggiunge Alessandra Giada Dibenedetto. “Nel quadro di una profonda collaborazione italiana nella strategia NATO per il sud, c’è da domandarsi se vedremo dispiegate in Sicilia anche delle Unità NATO di Integrazione delle Forze (Force Integration Units), piccoli nodi di comando e controllo attualmente presenti solo al confine est dell’Alleanza che precedono un eventuale intervento della Forza di Risposta Rapida della NATO…”.
Resta un mistero quando sarà pienamente operativo il sistema AGS. Il programma è stato caratterizzato infatti da imprevisti tecnici e lunghi ritardi. L’1 luglio 2014 era stato costituito a Sigonella l’Advanced Echelon Team NATO AGS, mentre l’1 settembre 2015 era stata attivata la NATO AGS Force. Dopo i test nelle piste dello scalo siciliano nel dicembre 2015 e un primo volo del velivolo senza pilota a fine dicembre 2017, il Comando NATO aveva annunciato che il programma sarebbe stato completato entro la primavera del 2018. Nel sito ufficiale dell’Alleanza, si legge invece che “il primo Global Hawk della NATO dovrebbe raggiungere in volo dagli Stati Uniti alla sua nuova sede di Sigonella nel 2019”. Intanto nell’ultimo bilancio di previsione, l’Alleanza ha riservato all’AGS un maxi-investimento di 1,7 miliardi di euro per le “comunicazioni satellitari a supporto dei cinque droni di sorveglianza”, la maggiore voce di spesa dei programmi di sviluppo e potenziamento dei sistemi alleati di guerra avanzata. Intanto il 10 settembre 2018 si è tenuta a Sigonella la cerimonia di insediamento del Comando della forza AGS NATO, a cui non certo casualmente è stato chiamato alla guida il generale statunitense Phillip A. Steward. Un master in Studi strategici presso il College di guerra dell’esercito USA, Phillip A. Steward è stato impegnato per due volte come comandante degli squadroni dei droni USA in Iraq e Afghanistan, totalizzando oltre 600 ore di combattimento attivo e 168 missioni. Inoltre ha ricoperto l’incarico di comandante del 9th Reconaissance Wing di stanza nella base aerea di Beale, California (vero e proprio centro strategico delle operazioni globali degli aerei spia U-2 e dei velivoli senza pilota statunitensi), nonché di assistente per gli affari politici e militari in Medio Oriente presso lo staff congiunto J-5 del Pentagono in Virginia (settore piani e politiche strategici). La nomina del generale Steward quale comandante della forza AGS NATO conferma ancora una volta la totale subalternità dell’Alleanza ai voleri e alle strategie degli Stati Uniti d’America. Del resto, sono gli stessi vertici NATO a rilevare come “il centro di comando e controllo del sistema AGS opererà in stretto coordinamento con il locale distaccamento dell’US Air Force preposto al coordinamento dei droni Global Hawk e Predator”, dislocati a Sigonella ormai da più di dieci anni.
La grande installazione siciliana non è però solo la capitale mondiale dei droni-spia USA. I dati in possesso dei ricercatori consentono di affermare che essa è già da lungo tempo anche una base di partenza per le operazioni dei droni d’attacco. A seguito dell’autorizzazione del governo italiano al decollo dei velivoli senza pilota armati statunitensi per “le operazioni militari contro lo Stato islamico in Libiae attraverso il Nord Africa” (gennaio 2016), si è assistito a un’inarrestabile escalation dell’uso dei velivoli killer da Sigonella. Tra l’agosto e il dicembre 2016, nel corso dell’offensiva contro le milizie filo-ISIS presenti nella città di Sirte (operazione Odyssey Lighting) ordinata dall’amministrazione Obama, gli USA hanno effettuato ben 495 attacchi missilistici; di questi, il 60% sono stati effettuati dai droni Reaper (falciatrici), un modello più aggiornato dei Predator.
L’utilizzo di Sigonella per i bombardamenti con droni risale tuttavia alla guerra scatenata contro il regime di Gheddafi nella primavera 2011. I primi raid furono lanciati il 23 aprile a Misurata e Tripoli; un mese prima era stato attivato nella base siciliana il 324th Expeditionary Reconnaissance Squadron dell’US Air Force, reparto d’élite destinato al controllo dei velivoli senza pilota. Secondo quanto dichiarato dal colonnello Gary Peppers, già comandante di questo squadrone (ed ex supervisore degli attacchi con droni in Iraq, Afghanistan e Pakistan), nella tragica primavera del 2011 gli strike effettuatii con con i Predator in Libia furono ben 241. Secondo un dossier diffuso il 20 giugno 2018 dal Centro di monitoraggio inglese Airwars e dall’ong New America, i bombardamenti aerei effettuati in Libia a partire del 2011 dalle forze armate di Stati Uniti, Francia, Egitto, Emirati Arabi Uniti e dei due Governi libici sarebbero stati 2.180 e avrebbero provocato la morte di un numero di civili compreso tra 244 e 398. Il data base aggiornato del progetto diretto da New America e Airwars fornisce numeri ancora più drammatici: 2.587 gli strike di aerei con e senza pilota con 1.125-1.501 morti di cui 300-460 civili.
Nel report del 20 giugno 2018 si specifica come che le sole incursioni statunitensi, senza distinguere tra droni e velivoli con pilota, hanno contribuito all’uccisione da un minimo di 10 a un massimo di 20 civili, ma stando alle testimonianze raccolte in occasione dei più recenti raid a Sirte ci potrebbero essere stati altri 54 “non combattenti” che hanno perso la vita sotto le bombe. Airwars in particolare si sofferma su quanto accaduto il 28 novembre 2018 nella regione desertica meridionale di Ghat, vicino alla città di Al Uwaynat, quando uno strike con droni USA avrebbe causato la morte di 11 civili. “L’incidente rappresenta la maggiore accusa di danno a civili contro gli Stati Uniti in Libia sino ad oggi”, ha denunciato il gruppo di ricerca inglese nel corso della conferenza internazionale su I droni di Sigonella, organizzata lo scorso gennaio dall’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR) di Berlino, in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Catania. “Inizialmente i report indicavano che gli USA avevano colpito appartenenti ad al-Qaida con un attacco di precisione in una città del sud della Libia. Un paio di giorni più tardi, Africom, il Comando delle forze armate statunitensi per le operazioni nel continente africano ha confermato lo strike, affermando però di aver ucciso 11 terroristi di al-Qaida in the Islamic Maghreb (AQIM) e distrutto tre veicoli. Fu aggiunto che nessun civile era stato ferito o ucciso nell’attacco”. La comunità Tuareg di Al Uwaynat ha però respinto le dichiarazioni del Comando Africom e nel corso di una protesta pubblica ha accusato i militari statunitensi di aver assassinato “undici persone innocenti, senza alcun legame con il terrorismo”. Ancora una volta cioè si sarebbe trattato di un crimine contro l’umanità dei droni intelligenti decollati dalla portaerei Sicilia, su cui nessuno, né in Libia, né a Roma, Bruxelles o Washington ha assolutamente intenzione di interrogarsi, intervenire, censurare, punire.