Tratto da https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/08/pantelleria-isola-portaerei-per-le.html
Pantelleria, isola-portaerei per le scorribande italo-statunitensi in terra d’africa
Ai lati del cancello d’ingresso della grande base dell’Aeronautica Militare di Pantelleria ci sono due pilastri in cemento armato in cui sono scolpiti sei fasci littori. “Anno XVII” reca la scritta che immortala la data di costruzione di quella che nei deliri bellici di Benito Mussolini doveva trasformarsi nella Gibilterra d’Italia per scacciare da Malta le truppe inglesi. Ai tempi del lockdown c’è chi ha pensato di illuminare ogni sera con le luci-tricolore l’anacronistica scultura, quasi a voler sancire la continuità geo-strategica dell’isola avamposto per il controllo del Mediterraneo e di buona parte del continente africano.
Lo scorso 30 luglio le piste dello scalo di Pantelleria hanno ospitato una complessa esercitazione in cui i reparti militari italiani hanno sperimentato operativamente i nuovi costosissimi cacciabombardieri F-35B a decollo corto e atterraggio verticale. “L’obiettivo dell’esercitazione Proof of Concept Expeditionary è stato quello di testare la capacità di proiettare, con brevissimo preavviso, un adeguato pacchetto di forze, completo in tutte le sue componenti abilitanti, in un’area di interesse anche lontana dalla madre Patria”, ha spiegatolo Stato Maggiore dell’Aeronautica. “L’attività si è svolta sull’isola di Pantelleria, all’interno del Distaccamento Aeroportuale che da più di ottant’anni costituisce un importante presidio strategico per la Difesa nel cuore del Mediterraneo. Uno scenario individuato proprio per ricreare quelle condizioni di distanza dalle basi aeree stanziali e di ridotto supporto logistico, inclusa la presenza di una pista di decollo e atterraggio dalle dimensioni limitate dove i caccia convenzionali non possono operare”.
L’evento ha visto come protagonista un velivolo F-35B di 5^ generazione, versione STOVL, recentemente assegnato al 32° Stormo dell’Aeronautica Militare di Amendola (Foggia). “Il cacciabombardiere, dopo aver preventivamente verificato le condizioni di sicurezza necessarie all’atterraggio, ha effettuato un avvicinamento a bassa velocità alla pista di Pantelleria, arrestando in pochissime centinaia di metri la propria corsa di atterraggio”, aggiunge lo Stato Maggiore. Il velivolo è stato poi rifornito a terra da un tanker KC-130J “Super Hercules” della 46^ Brigata Aera di Pisa ed è stato armato in “tempi strettissimi” dal personale specializzato del 3° Stormo di Villafranca-Verona per poi ridecollare per la prosecuzione della missione assegnata.
Per il rifornimento è stata adottato in particolare l’Air Landed Aircraft Refuelling Point, un sistema che permette il prelevamento del combustibile direttamente dai serbatoi del “Super Hercules”. Tutte le operazioni sono state videoregistrate dall’alto da un aereo a pilotaggio remoto MQ-9 Predator B del 32° Stormo di Amendola con funzioni d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento. Per l’occasione a Pantelleria sono stati trasferiti pure le cellule combat controller del 17° Stormo Incursori di Furbara (Roma) e un dispositivo dei “Fucilieri dell’Aria” del 16° Stormo di Martina Franca (Bari).
“L’Aeronautica Militare è una delle poche forze aeree al mondo in grado di avere oggi, concretamente, una piena ed autonoma capacità di proiezione del potere aerospaziale”, ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale Alberto Rosso, presente all’esercitazione di Pantelleria. “Questa è la reale capacità di operare non solo dalle nostre basi, dove abbiamo tutta la logistica di supporto necessaria, ma anche lontano dai confini nazionali ed in contesti non permissivi se, dove e quando ritenuto necessario. Si tratta di una capacità importante anche alla luce degli scenari così mutevoli, flessibili ed imprevedibili con i quali siamo chiamati a convivere e confrontarci. Noi, come tutte le forze armate, dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza…”.
A chiarire quali sono le aree geografiche prioritarie per i “pronti interventi” del dispositivo bellico aereo è ancora il gen. Alberto Rosso in un’intervista all’agenzia di stampa Adnkronos. “Per la scelta di Pantelleria non c’è nessun segnale o indirizzo politico”, ha esordito il Capo di Stato Maggiore. “Questa ha una pista corta e una capacità di supporto limitata, adatta quindi al tipo di attività. La nostra esigenza tecnica era quella di operare anche da piste molto ridotte e che normalmente non sarebbero utilizzabili da velivoli da combattimento convenzionali. Solo per dare un’idea, in Africa ci sono circa un centinaio di piste che hanno una lunghezza tra i 2.800 e i 3.000 metri ma c’è venti volte il numero di piste che hanno tra i 1.000 e i 1.500 metri di lunghezza. Poter utilizzare piste corte consente di moltiplicare la capacità di rischierarsi là dove può essere utile in maniera più conveniente e veloce. Avere una macchina che è in grado di decollare da 1.000-1.500 metri consente una flessibilità incredibile anche in scenari al momento solo lontanamente ipotizzabili”.
“Ciò vuol dire, ad esempio, poter utilizzare tratti autostradali o altre vie di comunicazione come eventuali piste di atterraggio e quindi poter contare sulla possibilità di disperdere gli aeroplani, se necessario, su più luoghi, garantendone una maggiore sopravvivenza”. ha aggiunto il gen. Rosso. “Tutto questo permette al potere aerospaziale di avere una maggiore imprevedibilità, un fattore che aiuta enormemente in un potenziale conflitto. In gergo tecnico si parla di capacità expeditionary, ovvero di proiezione in tempi rapidi in un’area di interesse, grazie anche al trasporto aereo essenziale per trasferire velocemente un team di personale necessario per creare una bolla di sicurezza e le predisposizioni logistiche iniziali richieste”.
Con l’esercitazione Proof of Concept Expeditionary l’isola di Pantelleria assume dunque una funzione di laboratorio sperimentale degli strumenti di morte e della sostenibilità degli interventi strategici globali delle forze armate italiane ed alleate. Classificato come aeroporto militare “aperto al traffico civile” lo scalo è già stato destinato a deployment operating base (DOB), cioè base per il rischiaramento avanzato dei velivoli in caso di crisi o esercitazioni, sia in ambito militare nazionale che NATO. Pantelleria ha avuto un ruolo centrale nelle operazioni di guerra in Nord Africa sin dai primi anni ottanta del secolo scorso e più recentemente ha fatto da centro formativo e addestrativo per gli allievi piloti di cacciabombardieri del 61° Stormo di Galatina (Lecce).
Il Distaccamento dell’Aeronautica Militare di Pantelleria è presente sull’isola dal 1986 e dipende dal 37º Stormo di Trapani-Birgi. Esso fornisce il supporto alle attività dei caccia militari e a quelle di soccorso e ricerca (SAR) e l’assistenza alle attività operative ed esercitative dei velivoli rischierati o in transito. Il Distaccamento AMI mantiene inoltre la funzionalità e l’efficienza logistica della cosiddetta “aviorimessa Pier Luigi Nervi”, il monumentale hangar realizzato alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale all’interno di una collina confinante con l’aeroporto, capace di ospitare sino ad una cinquantina di aerei da guerra. Pochi anni fa il super-ricovero è stato ammodernato insieme alle piste, e la sua parte superiore è stata riadattata per esigenze logistiche, con sale briefing, meteo ed alloggi.
La base di Pantelleria opera inoltre come forward logistic site per i velivoli militari assegnati all’operazione “Irini” dell’Unione europea (ex EUNAVFORMED – Sophia) di contrasto al traffico illegale di armamenti destinati alla Libia e supporto alle operazioni anti-migranti nel Mediterraneo centrale. A partire del 2015 è stato rischierato nell’isola anche un velivolo spia utilizzato da US Africom, il Comando delle forze armate degli Stati Uniti d’America che sovrintende agli interventi nel continente africano. Si tratta di un bimotore “Beechcraft Super King Air 300” di proprietà dell’Aircraft Logistics Group LLC, società contractor del Dipartimento della Difesa con sede a Guthrie, Oklahoma, di cui è vicepresidente l’ex generale Peter J. Hennessey, già responsabile delle attività logistiche dell’US Air Force in Afghanistan.
Con una lunghezza di 14 metri circa e un’apertura alare di 17, il Super King Air 300 può trasportare sino a 15 passeggeri, ha un’autonomia di volo di 3.340 km e può raggiungere una velocità massima di 545 Km/h all’altitudine di 7.600 metri. Il velivolo è stato predisposto dal Comando Operazioni Speciali del Pentagono per adempiere a missioni d’intelligence, sorveglianza, intercettazione/raccolta e trasmissione delle comunicazioni e dei dati raccolti. Il bimotore è già stato impiegato in Libia, Algeria e Tunisia. Pantelleria è stata utilizzata anche per gli scali tecnici dei velivoli in dotazione alle forze speciali Usa impegnate in missioni top secret in Libia. Il 14 dicembre 2015, ad esempio, è atterrato nell’isola un aereo C-146A “Wolfhound” del 524th Special Operations Squadron dell’US Air Force, proveniente dalla base aerea di al-Watiyah a sud ovest di Tripoli.
A seguito delle inchieste stampa sull’escalation militare statunitense nell’isola, il 26 marzo 2016 tre senatori del Movimento 5 Stelle (Bruno Marton, Vincenzo Santangelo e Vincenzo Crimi, odierno viceministro dell’Interno e capo politico di M5S) si sono recati a Pantelleria in visita ispettiva presso il distaccamento dell’Aeronautica e il comando stazione DOB elicotteri della Marina. “Ci siamo visti negare, inspiegabilmente, la richiesta (inoltrata formalmente al Gabinetto della difesa il 23 febbraio 2016) di incontro con il personale militare americano presente presso lo stesso distaccamento”, hanno riportato i parlamentari in una successiva interrogazione al ministro della Difesa. “Nella nota di risposta del Gabinetto del Ministro, si legge infatti che l’Ambasciata USA a Roma, ha comunicato l’indisponibilità del proprio personale. Durante la visita alla base di Pantelleria non siamo riusciti ad acquisire informazioni specifiche sul merito delle operazioni americane sull’isola, ma abbiamo potuto conoscere solo un numero orientativo della loro presenza in loco. Sembra che siano presenti circa 40 soldati, un numero, a parere degli interroganti, abbastanza elevato per svolgere solo, come è stato reso noto dal Ministero della Difesa, un’attività di sorvolo sui Paesi di destinazione a scopo di ricognizione e di sorveglianza”. Sempre sulla base di notizie informali apprese dai parlamentari pentastellati, “i soldati americani sembrano appartenere a reparti speciali e sarebbero ospiti della base anche degli addetti di un’azienda israeliana”.
A confermare il regime d’extraterritorialità della presenza statunitense a Pantelleria anche un misterioso contratto sottoscritto il 26 febbraio 2013 dal Dipartimento della Difesa con la Environmental Chemical Corporation di Burlingame (California), registrato come Jsoad Pantelleria Executive Project (valore 329,317 dollari). Tre anni più tardi la base aerea è stata pure meta di un sopralluogo tecnico del generale David M. Rodriguez, comandante al tempo di US Africom.
Come se non bastasse, da qualche tempo a Pantelleria viene rischiarato periodicamente dall’Aeronautica Militare italiana il biturboelica “Beechcraft B.350ER” (matricola MM62300) per le operazioni di ricognizione e sorveglianza elettronica (SIGINT). Il sito specializzato Italmiradar che traccia le rotte dei velivoli militari nello spazio aereo nazionale ha documentato il 15 giugno 2020 una sua missione da Pantelleria sino alla città di Misurata (Libia). Nelle stesse ore era in corso un vasta attività militare nel Mediterraneo, presenti altri due velivoli-spia dell’Aeronautica, un ATR-P 72A del 41° Stormo di Sigonella e un Gulfstream E.550. Anche il precedente 9 giugno lo stesso velivolo “Beechcraft B.350ER” aveva effettuato un volo da Pantelleria verso Tripoli e la Libia nord-occidentale.