QUANDO LA GUERRA TORNA INDIETRO
Verrà la realtà e ci troverà addormentati.
La strage di Parigi ha portato in Europa un orrore che è quotidiano a Kabul, a Baghdad, a Damasco, a Gaza… Dal 1991 le truppe occidentali – comprese quelle italiane – esportano in sempre più territori del mondo la loro splendida civiltà del dialogo e della pace bombardando città, case, ospedali. Le bombe della democrazia hanno provocato centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi. E hanno gonfiato di odio innumerevoli cuori.
Quella violenza indiscriminata è tornata indietro, presentando il conto all’ora di cena, della partita,
del concerto, dell’aperitivo. Mentre oltre un miliardo di persone vive nelle baracche, fra le esplosioni, le lamiere e i cartoni; mentre noi chiamiamo realtà quell’insieme di cavi, di bottoni, di protesi grazie
a cui ci illudiamo di vivere, la realtà è arrivata.
Se a nessun governo interessa minimamente rimuovere le cause che hanno prodotto i fatti di Parigi, tutti gli Stati si mobilitano per cavalcarne gli effetti. Accelerando, sul fronte esterno, la guerra per spartirsi risorse energetiche e zone d’influenza. Aumentando, sul fronte interno, le misure di controllo
e di repressione. Lo scopo non è certo la sbandierata “sicurezza”, bensì la sottomissione a
quell’ingegneria economica e sociale spacciata ieri come misura
“anticrisi” e ora come misura “antiterrorismo”.
Non c’è nulla di meglio che una popolazione in preda alla paura per rafforzarne
l’obbedienza. Ed è proprio la muta disponibilità a continuare
così che fa di ciascuno di noi un potenziale obiettivo di
guerra. Non c’è bisogno di essere più malvagi di altri,
è sufficiente essere altrettanto inerti. Alla catastrofe
si giunge proprio così. Per inerzia.
Si restringono gli spazi, spuntano uniformi ovunque,
i fascisti si organizzano.
Come spezzare la spirale?
Dimostrando a tutti i Ministeri della Paura che
non intendiamo entrare nei ranghi della loro
guerra per i loro sporchi interessi e per la
loro putrida civiltà.
Sottraendoci con fierezza all’ordine di
cattura dei nostri cuori e delle nostre
menti, facendoci disertori della loro
morale ipocrita, dei loro appelli razzisti,
della loro unità nazionale.
Opponendoci alle politiche di morte
e di rapina condotte in nome nostro
dai governi e da tutta la
classe dominante.
Sabotando qui le basi, i mezzi,
gli ingranaggi della macchina bellica.
Quando cala il più pericoloso dei
coprifuochi – quello delle coscienze -,
il ritrovo per chi non vuole entrare
nei ranghi viene segnalato ancora
una volta dall’antica insegna:
Pace fra gl’oppressi!
Guerra all’oppressor!
Anarchici e antimilitaristi.