SABATO 19 MAGGIO
ORE 15 – PIAZZA DEL GRANO
BOLZANO
PRESIDIO SOLIDALE CON GAZA E LA RESISTENZA PALESTINESE
CONTRO I MASSACRI COMPIUTI DALL’ESERCITO ISRAELIANO
FERMIAMO LE STRAGI IN PALESTINA
“Quando smetterò di essere un terrorista? Quando mi picchierai ed io porgerò l’altra guancia?”
Dam, gruppo rap palestinese
Ormai siamo arrivati a questo. Gruppi di soldati israeliani che sparano a sangue freddo sui dimostranti in diretta televisiva, uccidendone diverse decine e ferendone molte migliaia. L’indifferenza del pubblico democratico ormai inebetito dalla propaganda, che anzi applaude a una “brillante operazione di difesa dei confini della patria”. La strage di Gaza del 14 maggio non è che l’ultima di una lunga serie che vede i palestinesi massacrati in quanto colpevoli di lottare per una vita migliore, cercando di abbattere le mura che circondano la Striscia, la più grande prigione a cielo aperto del mondo.
La decisione del presidente americano Trump di spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme conferma una volta per tutte l’inesistenza di qualsiasi processo di pace e l’assenza di qualsiasi considerazione per i palestinesi e per una giusta soluzione. Una scelta scritta con il sangue di migliaia di uomini e donne.
Le immagini sono eloquenti, eppure i giornali principali parlano di “scontri”, i governi invitano in modo generico alla “calma” ed a “moderare i toni”: attraverso un’assurda pretesa di equidistanza vorrebbero che i palestinesi continuassero ad avere fiducia nella politica di UE e Stati Uniti. Gli stessi paesi che armano e legittimano politicamente la mano dei carnefici pretendono la calma delle vittime: siamo al nonsense.
L’oppressione sistematica del popolo palestinese è condotta su due piani: da un lato agisce l’esercito attraverso gas, pallottole e bombardamenti indiscriminati, dall’altro decine di intellettuali prezzolati ed editorialisti contribuiscono a mistificare la realtà, creando l’illusione che sia in corso un conflitto fra due contendenti e non, come avviene in realtà, un progetto di pulizia etnica in cui uno degli eserciti più potenti del mondo affronta ragazzi con le fionde che si difendono dai cecchini bruciando pneumatici.
Le azioni di Israele rappresentano la doppia, a volte tripla morale che contraddistingue le democrazie occidentali: massacrare manifestanti inermi è legittima difesa, mentre un palestinese che spinge un soldato nel corso di una manifestazione finisce in carcere per mesi, a volte anni, come successo ad Ahed Tamimi ed a migliaia di altri giovani. Se una democrazia occidentale o comunque un paese della NATO, bombarda e uccide (vedi Afghanistan, Iraq, Libia, Siria) lo fa in nome della democrazia e della legalità, mentre se i membri di una popolazione oppressa si organizzano per resistere ai disegni imperialisti, diventano dei terroristi. L’attacco della Turchia ai curdi della Siria del nord e la relativa indifferenza occidentale in questo senso è emblematico.
Oltre 17 anni di guerre in tutto il mondo arabo e musulmano hanno riempito di odio il cuore dei proletari colpiti da queste operazioni militari, contribuendo in modo decisivo alla radicalizzazione di molti giovani che vedono nei gruppi della Jihad un’occasione di riscossa. Se non lottiamo contro i responsabili delle ingiustizie e delle guerre che sono alla base di tutto questo, non possiamo di certo essere noi ad avere l’autorevolezza morale per criticarli.
Lo stato di guerra permanente nel quale ci troviamo risponde ai precisi interessi di determinati gruppi industriali e finanziari che negli ultimi anni hanno aumentato i propri profitti. Solo l’Italia nel 2018 spenderà almeno 25 miliardi di euro in armi, mentre gli Stati Uniti nel corso del 2017 hanno speso oltre 610 miliardi, una corsa al riarmo che coinvolge tutti i paesi a capitalismo avanzato. I bombardamenti e le minacce di Stati Uniti e Israele contro iraniani ed Hezbollah in Siria annunciano foschi scenari.
L’oppressione dei palestinesi rappresenta un laboratorio, militare e di propaganda, formidabile, che permette lo sviluppo di quei dispositivi che permettono al governo israeliano ma non solo, di far accettare l’inaccettabile, se serve creando notizie false oppure distorcendo la realtà come fa più comodo.
A fianco di chi, in Palestina come in Israele, lotta contro guerra e occupazione militare.
Non possiamo rimanere spettatori di questo ennesimo massacro in diretta televisiva
Rompiamo l’indifferenza, costruiamo la solidarietà
Contro chi fa profitti su armi e guerre, rompere ogni collaborazione militare con Israele
Solidarietà alla resistenza palestinese
Compagni solidali con la resistenza palestinese