Esercito italiano e esercito israeliano. Tra massima efficacia e legalizzazione dei cosiddetti crimini di guerra

Rispetto al rapporto Gladstone (il documento dell’Onu per
indagare sulle distruzioni compiute dai soldati israeliani nella Striscia di
Gaza durante l’operazione “Piombo fuso”, che accusa l’esercito israeliano di
aver compiuto crimini di guerra), il primo ministro israeliano Nethanyau non si
è limitato a difendersi dalle accuse, ma ha anzi proposto di modificare le
leggi e convenzioni internazionali in tempo di guerra.
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L’ipocrisia di non vedere è finita… una lettera dalla Val d’Aosta

Ho scritto questa lettera aperta che vi
inoltro. Ad Aosta, dove abito, continuano a girare mezzi blindati con il
soldato in torretta col passamontagna sul volto e il mitra in braccio, sulla pubblica
strada, come se fosse teatro di guerra.
Credo che la presenza dei militari si faccia sempre più invasiva.
Del resto, la festa delle forze armate è diventata festa dell’unità
nazionale… Continue reading


Una buona notizia

fonte repubblica

Roma. Questa mattina all’interno del Parco Schuster, nei pressi della
Basilica di San Paolo fuori le mura, nell’area dedicata ai caduti
italiani nelle missioni di pace in Iraq e Afghanistan, alcuni vandali
hanno gettato della vernice rossa ad alta resistenza su due lapidi (una
alle vittime in Iraq e l’altra a quelle in Afghanistan, quest’ultima
inaugurata il 17 ottobre 2009), su due delle 19 steli del monumento ai
caduti di Nassirya e sul marmo antistante l’opera stessa. E’ stato,
inoltre, trovato un volantino con la scritta "Da Nassirya a Mattarello,
guerra alle guerre dei padroni".


La guerra è in casa

Invito da Feltre ad un Risiko Quotidiano


Fabbricanti di morte

Industrie produttrici di armi

Vitrociset


Da Trento all’Afghanistan

Testo distribuito a Trento Sabato 10 Ottobre durante un presidio in piazza contro la guerra in Afghanistan, per il ritiro delle truppe italiane e contro la base militare di Mattarello:

Da Trento all’Afghanistan

8 anni fa, il 7 ottobre 2001, con il bombardamento aereo anglo-statunitense su Kabul, iniziò la guerra all’Afghanistan. Una sporca guerra di occupazione che ha finora causato circa 100.000 vittime (in gran parte civili).

Una sporca guerra che la Nato e gli Usa stanno perdendo ma che vogliono continuare ad alimentare chiedendo un maggiore sforzo bellico e più truppe agli altri paesi alleati.

La più grande coalizione militare della storia sta arrancando sotto i colpi della resistenza sostenuta da larghe fasce di popolazione afghana.
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Un foglio contro l’aeroporto militare di Decimomannu (CA)

cuadhu friau


Fabbricanti di morti

Elenco delle industrie produttrici di armi


Quando si vuol negare l’evidenza. A proposito di Alpini

Vista la gran mole di mistificazioni e di calunnie, sarà il caso di ribadire alcuni dati di fatto. Gli Alpini sono un corpo militare dell’esercito italiano che ha attraversato indenne tutti i regimi: monarchia e repubblica, fascismo e democrazia.

L’Italia non ha mai fatto guerre di difesa, ma soltanto guerre di aggressione. Gli Alpini vi hanno sempre partecipato, arruolando a forza nelle proprie file centinaia di migliaia di operai e contadini, molti dei quali morti in battaglie in cui non si difendevano i loro interessi, ma quelli dei loro padroni. Ora gli Alpini sono un corpo militare di professione, presente in numerosi teatri di guerra (valgano per tutti i quasi 3000 Alpini di stanza in Afghanistan). In Italia le Penne nere stanno pattugliando le strade di parecchie città, svolgendo anche compiti di controllo sociale (come presidiare discariche e inceneritori in Campania contro le proteste della popolazione) e di repressione (la settimana scorsa alcuni Alpini hanno pestato un immigrato nel Centro di Identificazione e Espulsione di corso Brunelleschi a Torino).

Il loro impiego militare non si è affatto concluso sessant’anni fa.

Se le Penne nere si limitassero ad aiutare gli anziani, a bere vin brulè e a mangiare crauti e mortadella, nessuno li contesterebbe.

La realtà è ben diversa: Continue reading


Via gli Alpini dall’Afghanistan – Via gli Alpini dalle città

Domenica 13 luglio, a Rovereto, si è svolta la parata degli Alpini per commemorare l’80° anniversario della sezione locale dell’ANA. Ma non è stata una festa. Ignoti avevano vergato durante la notte parecchie scritte sui muri contro la presenza degli Alpini in Afghanistan e nelle città italiane, contro la militarizzazione dei territori. Coperte in fretta e furia le scritte all’alba, le penne nere si sono viste costrette a celebrare l’adunata con alzabandiera e frecce tricolori davanti al loro monumento (eretto nel 1940, per la cronaca) che ancora grondava vernice rossa. Raggiunto il corso principale della città, i circa duecento vecchi e giovani guerrafondai hanno trovato prima tre compagni che hanno lanciato fumogeni e calato uno striscione da una torretta, poi, duecento metri più in là, una quindicina di altri anarchici con striscioni, fumogeni, petardi, trombe e megafono su un tetto della centralissima piazza Rosmini. Visibilmente nervosi, hanno sfilato mentre al megafono veniva spiegato che qualche giorno prima gli Alpini avevano pestato alcuni immigrati nel lager di corso Brunelleschi a Torino con la complicità della Croce Rossa (anch’essa presente alla sfilata). Dall’Afghanistan alle città italiane – questo il ragionamento fatto – il ruolo degli Alpini è difendere gli interessi dei padroni, preparandosi sempre di più alla guerra anche “in patria” (oggi contro poveri e clandestini, domani contro intere popolazioni in rivolta). Non poteva mancare, ovviamente, un riferimento alla base militare di Mattarello.

Polizia, carabinieri, vigili urbani e finanzieri hanno brigato non poco prima di identificare la ventina di compagni. Un quotidiano titolava oggi “Agguato anarchico agli Alpini” (esagerati), parlando di circa venti denunce (scontate).