Monthly Archives: Gennaio 2013

MUOS

Il MUOS (Mobile User Objective System), la cui costruzione è cominciata a Niscemi (Caltanisetta) e sta incontrando le prime forme di resistenza pratica, è uno dei quattro terminali terrestri USA per il controllo dei droni Global Hawk. Si tratta di una megarete di antenne e di satelliti per la telecomunicazione globale, “perfetta” non solo per azionare e controllare gli aerei senza pilota, ma anche missili all’uranio impoverito e armi atomiche in miniatura.
Il MUOS, collegato con la base militare di Sigonella da cui partono già i droni Predator e Reaper, è allo stesso tempo una calamità locale e un flagello globale. Propaggine della base militare di Niscemi (attiva dal 1991), non solo devasterebbe la “zona protetta” della “Sughereta”; non solo estenderebbe la colonizzazione di terreno agricolo a 1 milione e 660 mila metri quadrati; non solo esporrebbe la popolazione, per 20 km di raggio, al rischio di malattie gravi e permanenti, compresa la necrosi dei tessuti, per via delle onde elettromagnetiche; non solo rischierebbe, per via delle interferenze generate dalle antenne, di innescare accidentalmente gli ordigni trasportati dai velivoli (come è già successo il 29 luglio 1967 nel Golfo del Tonchino), motivo per cui il Pentagono ha scelto Niscemi e non Sigonella, troppo vicina all’aeroporto; non solo aggraverebbe la militarizzazione della Sicilia e il potere della cricca politico-affaristico-mafiosa cresciuta su di essa; ma farebbe di Niscemi uno dei quattro terminali della cyber-guerra mondiale (gli altri sono nelle Hawaii, in Virginia e in Australia). In simili strutture, seduto davanti a qualche schermo e qualche lucetta, un burocrate del Pentagono può portare distruzione e morte in ogni parte del pianeta, senza combattere, senza agire, con un semplice “azionare” privo di alcun riflesso sulla propria coscienza (e su quella della cosiddetta opinione pubblica, altrettanto lontana degli “obiettivi” visibili sul monitor). Continue reading


Gli occhi spioni del potere

Il 18 dicembre scorso, a Torino, sette parcheggiatori abusivi sono stati identificati e sanzionati dagli sbirri della polizia municipale di fronte agli ospedali nelle aree di Regina Margherita e del Koelliker, dopo che i droni in utilizzo al “Servizio di sicurezza urbana” del comune di Torino avevano tenuto sorvegliata la zona antistante agli ospedali della città per giorni.
Questo è l’ultimo utilizzo in ordine di tempo dei droni con compiti di controllo e di repressione in italia da parte delle forze di polizia. Se la prima sperimentazione di questi occhi volanti è stata effettuata in una provincia periferica rispetto alle zone di maggior intensità conflittuale, e cioè a Ravenna, il loro impiego più sistematico (anche se ancora in fase sperimentale), viene portato avanti negli ultimi mesi in una città nel cuore del conflitto sociale in corso, e cioè a Torino.
I droni sono già stati utilizzati in supporto all’operazione di rastrellamento nel quartiere di S. Salvario il 28 novembre scorso e, stando alle dichiarazioni di Paola Loiacono (coordinatrice del “Servizio di sicurezza urbana” del comune di Torino), verranno utilizzati a breve per il controllo dei campi nomadi. Immaginiamo che il loro utilizzo contro le lotte a Torino sarà solo questione di tempo. Continue reading


Di Paola va dove porta la guerra

Antonio Mazzeo
Il pomeriggio del 16 novembre 2011 quando giurarono fedeltà alla Costituzione i ministri-tecnici del primo Governo Monti, lui non c’era.

“L’ammiraglio Giampaolo Di Paola, alla difesa, è in missione in Afghanistan per conto dell’Alleanza atlantica”, giustificò il premier. Da quel momento in poi il ministro con le stellette non si è fermato un attimo, sempre in giro per il mondo a promuovere la grandeur dell’Italia e l’efficienza del suo complesso militare industriale.

La prima visita ufficiale dell’ex Capo di stato maggiore ed ex presidente del Comitato militare della Nato – tredici giorni dopo l’insediamento – era a Berlino nel nome del ritrovato asse italo-tedesco per lo sviluppo dei missili e dei droni. Poi, una dietro l’altra, le missioni in Mauritania, nuovamente in Afghanistan, Gran Bretagna, Libano, Albania, Tunisia, Belgio, Russia, Stati Uniti (faccia a faccia con il Segretario alla difesa, Leon Edward Panetta, per predisporre il supporto logistico italiano alla missione Onu in Siria e parlare di scudo antimissile Nato e Afghanistan), Giordania, Giappone, Filippine, Francia, una seconda volta in Germania e Libano, Algeria, Lituania, Lettonia, ancora Afghanistan, Cipro, il Comando Nato di Bruxelles per il vertice dei ministri dell’Alleanza, Armenia e, a fine ottobre, a Gerusalemme per il “terzo vertice intergovernativo Italia–Israele” a riprova di una partnership sempre più fatta di esercitazioni congiunte, in Sardegna e nel Tirreno, nel deserto del Negev e nel golfo di Haifa, e di import-export di caccia, missili, satelliti e velivoli spia. Infine, qualche giorno fa, i bis in Algeria e in Francia (più correttamente a Parigi per la riunione con i ministri della difesa e degli esteri di Germania, Francia, Polonia e Spagna). Continue reading