Monthly Archives: Gennaio 2018

Resoconto dell’assemblea di Monza e prossimo appuntamento su Libia, frontiere, ENI…

Domenica 17 dicembre si è tenuto a Monza il terzo appuntamento dell’assemblea nata per impostare la solidarietà alle compagne e ai compagni indagati per la manifestazione al Brennero. Prima di tutto si è fatto un breve resoconto delle iniziative svolte il 12 dicembre per collegare la memoria della strage di piazza Fontana alle stragi compiute oggi dallo Stato italiano contro chi cerca di fuggire dalla Libia. Anche se si è trattato per lo più di piccole iniziative, il dato positivo è che si siano svolte contemporaneamente in una decina di città, quanto meno per rompere l’assordante silenzio su ciò che il governo italiano e l’ENI stanno facendo in Africa (tra l’altro l’assemblea si è svolta proprio in una stazione di servizio dell’ENI dismessa e occupata pochi giorni prima). All’intervento in Libia si aggiunge ora quello in Niger, ancora una volta con il pretesto della “lotta ai trafficanti di uomini”. Un intervento militare – deciso in fretta e furia prima che finisse la legislatura, a riprova degli interessi in ballo – dal nome assai emblematico: “operazione saracinesca”. Riaffermato il ruolo del capitalismo italiano in Libia, ora si punta ai paesi confinanti a sud, facendo dell’ex colonia una prigione a cielo aperto.

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Montichiari: Danni e scritte a monumento dei carabinieri

Apprendiamo dai giornali locali, che il monumento all’Arma dei carabinieri del parco “Caduti di Nassiriya” sarebbe stato soggetto di tre atti vandalici nell’ultimo mese.
Tra il 16 e il 17 dicembre alla base del monumento è stata vergata la scritta “Carabinieri alla linea” rivendicata dagli anarchici.
Tra il 30 e il 31 è stata frantumata la targa in marmo in ricordo dei carabinieri.
Tra il 3 e il 4 gennaio sul monumento è stata lasciata la scritta: “Parco Carlo Giuliani. Sbirri Assassini”
A quanto pare il sistema di telecamere di sorveglianza presenti nel parco non è funzionante e sarà difficile che i responsabili vengano trovati.


Guerra in Libia? Parliamo di logistica

Guerra in Libia? Parliamo di logistica
 
Non siamo soliti pubblicare comunicati di sigle sindacali (neanche di base). Questa volta facciamo un’eccezione.
Primo perché il picchetto di cui si parla è stata un’esperienza piuttosto significativa, almeno per il Trentino. A colpirci non è stata sola la determinazione dei facchini nel tenere il picchetto, ma il grado di coscienza e di solidarietà che emergeva dalle discussioni.
Secondo, per i contenuti e per lo “stile”. Non capita spesso che un sindacato di base (o un qualsiasi altro gruppo “militante”) parli di un episodio di lotta in cui è stato coinvolto senza mai nominare se stesso, dando importanza alle scelte dei lavoratori e basta. E ancor meno spesso capita di leggere che, “a prescindere dai risultati sindacali”, “è stato giusto colpire” (tra l’altro colpire non è in questo caso un verbo retorico, perché il picchetto ha provocato effettivamente centinaia di migliaia di euro di danni alla controparte). È uno “stile” che ci piace, risultato di anni di lotta. Quanto ai contenuti, ci sembra molto importante il collegamento fra la politica che il capitalismo conduce in Libia e gli schiavi che vuole sfruttare qui, nella logistica e non solo. Quelli rinchiusi e torturati e quelli messi al lavoro sono spesso gli stessi proletari.
Se nelle lotte a venire diventasse esplicito ciò che oggi è implicito (che opporsi allo sfruttamento e opporsi alla guerra sono la stessa cosa), allora per i padroni, per le loro frontiere, i loro lager e le loro merci comincerebbero i danni seri

Qui sotto il comunicato:

Bartolini di Rovereto


La scuola siciliana va alla guerra

Riceviamo e pubblichiamo questo testo che spiega come negli ultimi anni i militari in Sicilia hanno trovato spazio e pubblicità all’interno delle scuole e dell’università. Le riflessioni sulla pace e cittadinanza e di un sistema educativo di pace, non ci appartengo come redattori del blog, ma troviamo molto interessante, e aggiornato, il modo in cui i militari stanno costruendo in vari modi un loro supporto che va al di là dello Stato, supporto che cerca consenso anche tra i civili, cercando di cavalcare la situazione dell'”emergenza” sicurezza e del terrorismo, riportando in voga tra i giovani il concetto di Patria e tutto quello che ruota attorno a questa ideologia.

Nel sistema educativo sembra non esserci più cittadinanza per la pace. Quella vera, disarmata e giusta. Nessuna intenzione di riflettere sul ruolo della Sicilia negli scenari di guerra planetari, sull’iperdronizzazione di Sigonella o sul MUOStro di Niscemi. Da Messina a Trapani, Catania o Comiso, “militari Usa brava gente”. E l’inno dei sommergibilisti prende piede. Sembrava avessimo chiuso con la retorica colonial-fascista-razzista e subito ci si imbarca nel sommergibile, pattugliatore o nave o velivolo da guerra con istruttori del 60° Stormo. Non mancano esercitazioni e addestramenti. Si osservano i droni militari. Torna prepotente il mito del supereroe combattente. Musica e propaganda bellica, scuola e forze armate: binomi utili e perfetti da replicare ovunque con la compiacenza di generali e ammiragli, presidi e docenti. Si aspettano tempi migliori per l’educazione alla pace.

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Francia e Germania in Africa si dispongono gradatamente alla guerra

Riceviamo e diffondiamo:

(Junge Welt 29 dicembre 2017)

Vie commerciali

All’intervento ‘EU Navfor Somalia/Operation Atalanta’, contro i pirati davanti alle coste della Somalia, la Bundeswehr (forze armate tedesche) prende parte sin dal 2008, spesso con navi da guerra, ma di tanto in tanto anche soltanto con i ‘P-3C Orion’ – ricognitori marini.

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