Tratto da finimondo.org
Un suggerimento
MATERIALI DI LOTTA CONTRO LA GUERRA E IL MONDO CHE LA PRODUCE romperelerighe08@gmail.com
Tratto da finimondo.org
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Tratto saperi banditi
Condividiamo la seguente riflessione di una compagna. L’adunata è stato anche questo.
Maggio 2018. Trento, sicura, silenziosa, regina di decoro urbano si prepara ad accogliere 600000 militari e simpatizzanti smaniosi di sfilare per giorni a passo di marcia.
Da settimane la città è in fermento, i camion di bitume rompono i silenzi notturni, squadre di pompieri vengono arruolate per onorare la patria e adornare la le facciate di bandiere tricolore, anche la bella e ormai succube sede di sociologia si veste a festa e da il ben venuto agli alpini. Allora via le bici, disinfetta i parchi da migranti e accattoni, scattano ordinanze su ordinanze speciali. 10 maggio è tutto pronto.
Per quanto riguarda, invece, il mio intervento sull’impatto delle guerre neoliberiste sulle vite delle donne, potete ascoltarlo in podcast:
A fronte di questo ‘bel’ quadretto, mi chiedo come si possa ancora pensare di chiedere allo Stato con l’elmetto di garantire alle donne la – testuale – “giustizia riproduttiva”.
Ci siamo forse dimenticate che l’obiezione di coscienza sull’interruzione volontaria di gravidanza è garantita dall’art. 9 della legge 194/78?
A quarant’anni dalla promulgazione di questa legge, c’è ben poco da commemorare. Assai diverso sarebbe superare, su tale questione, le leggi fasciste sulla “integrità e sanità della stirpe” (e dell’onore patriarcale…) rilanciando la depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza (anche dal punto di vista delle sanzioni amministrative!), come volevano le femministe radicali già negli anni ’70.
Che alle donne ci pensino le donne stesse, autodeterminandosi; non lo Stato!
Sulla proposta di inserire l’educazione sessuale nelle scuole, sempre più legate a doppio filo con l’apparato militare, non sto nemmeno a fare commenti.
D’altra parte, non dobbiamo sorprenderci che certo femminismo ammaestrato, suprematista e collaborazionista non spenda mezza parola sulla crescente militarizzazione né si schieri fattivamente al fianco delle dannate della guerra…
La grande adunata degli Alpini e la piccola adunata dei (gesti) refrattari
Un po’ di storia in tempi di amnesia interessata
In guerra la prima vittima è la verità.
Eschilo
La Prima guerra mondiale è costata al proletariato italiano 680 mila morti, mezzo milione di invalidi e mutilati, un milione di feriti. A conferma del fatto che, tolti i cenacoli nazionalisti e le ridotte schiere dell’interventismo cosiddetto democratico o “rivoluzionario”, la gran massa dei coscritti visse la guerra come tragica fatalità o come immane macello a cui sottrarsi, parlano gli atti dei tribunali militari: 870 mila denunce, delle quali 470 mila per renitenza; 350 mila processi celebrati; circa 170 mila pene detentive, tra le quali 15 mila all’ergastolo; 4028 condanne a morte (in gran parte in contumacia), delle quali 750 eseguite. Un numero, quest’ultimo, assai superiore a quello delle condanne capitali eseguite in Francia (600), Gran Bretagna (330) e Germania (meno di 50), nonostante la più lunga partecipazione al conflitto e il maggior numero di soldati impegnati dai rispettivi eserciti. I numerosi atti di ribellione e di ammutinamento – dallo “sciopero” per le mancate licenze agli spari in aria, al fuoco indirizzato contro gli ufficiali particolarmente odiati – hanno incontrato una repressione spietata, fatta di decimazioni, di fucilazioni sommarie, di spari alle spalle da parte dei carabinieri, il cui ruolo era quello di spingere anche con le baionette i soldati fuori dalle trincee durante gli assalti suicidi ordinati dai comandanti per conquistare qualche metro di territorio nemico. Tra i generali, «che la guerra l’avete voluta,/ scannatori di carne venduta/ e rovina della gioventù» (Gorizia tu sei maledetta), oltre a Cadorna, «nato d’un cane» (E anche ar me marito), si distinsero nelle fucilazioni sommarie Andrea Graziani, Gugliemo Pecori Giraldi e Carlo Petitti di Roreto, a cui ancora oggi sono intitolati monumenti, vie, piazze, targhe commemorative e rifugi montani (come il rifugio Graziani ai piedi del Monte Altissimo in Trentino).
Al tempo della guerra contadini e contrabbandieri
si mettevano delle foglie di Xanti-Yaca sotto le ascelle per cadere ammalati.
Le febbri artificiali, la malaria presunta
di cui tremavano e battevano i denti,
erano il loro giudizio
sui governi e sulla storia
(Vittorio Bodini)
Giovedì 3 maggio, durante la presentazione aziendale della Iveco Defence Vehicles nella Sala conferenze del dipartimento di Economia, un gruppo di compagne e compagni ha interrotto per qualche minuto la sfacciata presenza organizzata per gli 80 anni dalla produzione aziendale. Nello stupore dei partecipanti, è stato letto un testo all’interno dell’aula e poi distribuito nel cortile dell’università.
Di seguito il testo distribuito:
L’Università e la guerra
Così si conforta il giovane a perseguire nel suo studio scientifico
senza che si chieda che senso abbia, dicendogli:« Tu cooperi
all’immortale edificio della futura armonia delle scienze e sarà
un po’ anche merito tuo se gli uomini quando saranno grandi,
un giorno sapranno». Ma gli uomini temo che siano sì bene
incamminati, che non verrà loro mai il capriccio di uscir della
tranquilla e serena minore età.
Carlo Michelstaedter
Negli ultimi mesi sono stati diversi gli eventi organizzati dall’Università che hanno visto partecipare le più note industrie belliche (Fincantieri, Leonardo, General Motors), dalla “Green Week” al “Career Fair”, alle presentazioni aziendali specifiche. Oggi il rinomato ateneo trentino organizza un incontro con l’azienda bolzanina Iveco Defence Vehicles.
Tratto da nobordersard
Riparte dalla Sardegna l’esercitazione interforze organizzata dal ministero della difesa. Da lunedì 7 Maggio al 18 nei poligoni sardi si eserciteranno le forze armate italiane e atlantiche per valutare la capacità d’intervento nelle situazioni di conflitto.
Quest’anno la novità sarebbe nelle difficoltà maggiorate dell’esercitazione che prevede simulazione di attacchi ciberneteci, chimico biologici e radiattivi.
La valutazione comprende anche la capacità d’intervento basata sul binomio velocità-efficacia dei contingenti Nato Very High Readiness Joint Task Force.
Le spese militari sono in aumento a livello mondiale con una spesa di 1739 miliardi di dollari, le fabbriche di armi continuano a produrre senza sosta incrementando i conflitti, le istituzioni ovviamente tacciono complici di fronte all’unico settore che non conosce crisi.
In un momento in cui le lotte languono e il comparto militare cresce, c’è da riflettere sul nostro parziale immobilismo.