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Stig Dagerman: Una promessa solenne

Una promessa solenne

1950

La “promessa solenne” di Dagerman venne pubblicata sul giornale Arbetaren il 7 febbraio 1950, quando riassunse il ruolo di caporedattore culturale del quotidiano anarchico.

Una promessa solenne non è quel che deve fare il nuovo caporedattore della cultura. Le sorprese sono meglio delle speranze deluse. L’unica cosa che si possa promettere è, in realtà, di continuare a combattere nel modo più giocoso possibile contro ogni genere di chiesa, non da ultimo, com’è naturale contro le chiese letterarie. Il dovere dell’eresia si è fatto più che mai urgente in questo momento in cui i fronti di combattimento si stanno formando e l’anatema della nuova inquisizione colpisce coloro che si ritrovano nella terra di nessuno. Giocare al partigiano è l’unica possibilità di chi alla lunga trova un po’ monotono giocare con le bombe atomiche dell’Est e dell’Ovest, e la terra di nessuno è sempre stata l’unica patria del partigiano. Il gioco del partigiano consiste nel diffondere un po’ della confusione della vita tra i soldatini di stagno pronti alla morte e, da un punto esterno alle idee fisse della politica e alle disumane lotte di potere, difendere l’essere umano dagli esseri umani. Questo punto è l’inviolabilità dell’individuo,e per ogni cosidetta politica culturale che non sia contraria alla cultura non c’è al momento migliore base operativa. Un po’ di gioco partigiano possiamo quindi prometterlo ai nostri lettori anche a pagina sei. Le relazioni della pagina culturale con le potenze straniere continueranno ad essere pessime.


Sassari: interrotto seminario dei militari all’università

 

Tratto da nobordersard

Giovedì 13 ottobre un gruppo di studenti e militanti dei movimenti contro l’occupazione militare della Sardegna ha interrotto un seminario tenuto da graduati della Marina Militare de La Maddalena presso l’aula Mossa della facoltà di giurisprudenza di Sassari.
Il seminario in questione faceva parte di una serie di incontri volti a presentare il nuovo corso di studi in Sicurezza e Cooperazione Internazionale, attivato quest’anno all’ateneo Turritano in collaborazione con l’Esercito Italiano.

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Raccolta di scritti sul campeggio in Sardegna

Tratto da nobordersard

Da pochi giorni è finito il 2° Campeggio antimilitarista della Rete No Basi, superata la grande stanchezza, i pensieri hanno acquisito lucidità; i confronti con i compagni e le riflessioni forse hanno assunto una forma più equilibrata, per questo provo a condividerli.

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Nuoro: serata autofinanziamento per campeggio antimilitarista

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AGGIORNAMENTO sul 2° campeggio antimilitarista in Sardegna, 6-10 ottobre.

Per motivi logistici abbiamo deciso di far slittare di un giorno le date del campeggio, che sarà quindi dal 6 al 10 ottobre.

La Rete No Basi né Qui né Altrove propone anche quest’anno cinque giorni di mobilitazione e campeggio, in concomitanza con l’inizio del secondo semestre di esercitazioni militari, per rafforzare i percorsi di lotta contro il militarismo e la militarizzazione dei territori della Sardegna e non solo.

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Grecia: Sull’attacco incendiario ad un veicolo militare del 25 giugno. Rivendicazione

Nella notte di Sabato 25/6 siamo entrati in una struttura dell’esercito nazionale a Goudi, vicino al luogo dove il combattente comunista Nikos Belogiannis è stato giustiziato nel marzo 1952, ed abbiamo bruciato una jeep militare. Quest’attacco incendiario è stato un atto di resistenza all’autorità armata ed al nazionalismo dello stato greco.

La guerra contro il militarismo è una guerra di classe contro il capitalismo stesso. Per poter sovvertire il mondo dell’oppressione e dello sfruttamento, dobbiamo far crollare gli eserciti statali e privati, che sono l’arma di punta del dominio di classe e della  guerra imperialista.

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Poste Italiane dopo le deportazioni investe anche in armi

Il mondo delle Poste Italiane, anche se strumento sempre in mano allo Stato, a cui magari una volta ci si poteva affezionare, chi per la passione della filatelia, o per l’idea romantica della lettera che arriva dovunque al proprio innamorato o innamorata, o per la propaganda fatta dai compagni tramite pacchi e giornate intere a scrivere indirizzi, nastro adesivo e lunghi giri per spedirli, sembrano tempi sempre più lontani per via dell’introduzione della tecnologia e non solo. I tempi sono cambiati. La privatizzazione delle Poste non è solo come si dice in gergo economico un “danno ai consumatori”, ma vuol dire un’azienda che deve batter cassa: i nuovi padroni vogliono i soldi. Quindi gli investimenti devono allargarsi a quei rami economici che oggi come oggi fruttano e fanno sì che il listino in borsa salga.

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Sardegna: L’alba alla RWM

Oggi all’alba una quarantina di persone hanno salutato il primo sole davanti alla fabbrica di bombe della RWM a Domusnovas. Per l’occasione probabilmente l’azienda ha preferito spostare un turno lavorativo evitando così il contatto tra manifestanti e operai.

Lo schieramento delle forze di repressione è stato imponente :  5 camionette antisommossa, varie pattuglie, unità cinofile,digossini in quantità e una spruzzata di guardia di finanza con l’aggiunta dell’elicottero ormai immancabile nelle giornate di lotta degli antimilitaristi.

la mattinata è trascorsa tranquilla con un’attento sguardo degli sbirri che scrutavano con eccessivo zelo anche chi si spostava per i suoi bisogni fisiologici.

La lotta alla RWM continua.


Manifesto: Cesare Battisti traditore sì, ma del proletariato

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Droni e mine: L’“etica” della guerra e della sua tecnologia

Negli ultimi giorni su vari siti che si occupano di tecnologia e robotica, ma anche su quotidiani nazionali, è uscita la notizia del nuovo progetto di alcuni ricercatori riguardo la costruzione del drone “etico” Mine Kafon Drone (MKD). Questo nuovo giocattolo ha la capacità di sminare vasti territori in poco tempo senza rischi per gli sminatori, le stime dicono che potrebbe fare in 10 anni quello che le classiche tecnologie di sminamento farebbero in circa 1100. Il drone userà tre diversi accessori. Il primo per mappare un’area, il secondo per individuare le mine, e il terzo per farle detonare in sicurezza. Dopo aver rintracciato la mina, MKD trasporta e deposita sul luogo interessato un piccolo detonatore, che verrà attivato a distanza dall’operatore umano. Per ogni passaggio è necessario che il drone rientri alla base affinché sia possibile sostituire l’accessorio e probabilmente ricaricare la batteria, ma anche così il processo è “20 volte più veloce rispetto alle tecniche tradizionali”, oltre che più sicuro e 200 volte più economico, assicurano gli autori. Continue reading