Spesa militare, furto colossale

Tratto da contropiano.org

 Spesa militare, furto colossale

Siamo costantemente polemici verso i giornali mainstream. Non per partito preso, ma per l’evidente, insopportabile, continuativa, entusiasta funzione di “costruttori del falso”. Ovvero di quel blob chiamato informazione utile soltanto a impedire all’”opinione pubblica” di formarsi un’opinione seria su quel che accade. E magari muoversi per cambiare le cose.

Così, speriamo di non soprendere eccessivamente i nostri lettori se per una volta diciamo grazie a un giornalista di successo, proiettato nell’empirea dei fabbricanti della neolingua per aver scritto il bestseller La casta.

Per una volta infatti Sergio Rizzo, firma di prestigio del Corriere della Sera, ha smesso di occuparsi di falsi ciechi, falsi invalidi, lavoratori pubblici nella pausa bar, piccoli parassiti della spesa pubblica… insomma la piccola umanità di chi vive senza fatica alle spalle del prossimo, raccattando briciole di benessere prodotto da altri.

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Spagna: Ilya Romanov, anarchico imprigionato, ha bisogno della vostra solidarietà!

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Tradotto da Indymedia Barcellona

Ilya era stato arrestato il 26 ottobre 2013 dopo l’arrivo in un ospedale gravemente ferito dall’esplosione improvvisa nelle sue mani di un petardo fatto in casa. L’incidente è avvenuto nei pressi di un edificio occupato dall’ufficio di reclutamento dell’esercito russo. Aveva perso la mano sinistra. Fu ricoverato in ospedale e interrogato dalla polizia. La polizia ha detto che era un “ordigno esplosivo fatto in casa”. Secondo l’anarchico, quello che gli esplose nelle mani erano un “paio di cucchiai di un miscela pirotecnica (non esplosiva) messi in una scatola di spaghetti istantanei, una scatola di plastica. “” Non c’era nulla di fissione, nulla di pericoloso. il potere del TNT era non più di tre grammi (e sono in grado di valutare questa capacità) “. Continue reading


Abbiamo vinto oggi a Kobane, vinceremo domani in tutto il Kurdistan!

Abbiamo vinto oggi a Kobane, vinceremo domani in tutto il Kurdistan!

Per 130 giorni, il cuore della Rivoluzione del Rojava ha continuato a battere a Kobane.
Per 130 giorni, la gente ha resistito per la sua vita attraverso l’autorganizzazione e la volontà.
Per 130 giorni, le donne hanno portato avanti la lotta per la libertà.
Per 130 giorni, e non solo a Kobane e a Suruc, ma ovunque e chiunque in questa regione si è sollevato. I confini sono stati demoliti e la solidarietà ha unito tutti.
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“La vernice è il minimo”-Dichiarazione fatta in aula lo scorso ottobre

Lo scorso 16 ottobre 2014, a Rovereto, si è svolto il processo di primo grado ad un compagno, autore di un articolo apparso nel maggio del 2012 sul n.15 del giornale anarchico “Invece”. L’articolo riguarda un libro scritto da Pierpaolo Sinconi, capitano dei carabinieri. Egli ha partecipato alle missioni di guerra in Bosnia Erzegovina, Kosovo ed Iraq. Ha insegnato presso centri di formazione per il peacekeeping in Africa, America, Asia ed Europa. Fa parte del gruppo di esperti in peacekeeping e peacebuilding dei paesi del “G8”. E dal 2006 insegna Diritto Internazionale e Diritto Internazionale Umanitario presso il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units di Vicenza.

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29 gennaio al Tavan: Blocchiamo le esercitazioni!

no esercitazioni


Riarmo controinsurrezionale

di Marco Camenisch

IL RIARMO CONTROINSURREZIONALE DELL’EU e le esercitazioni per i futuri interventi internazionali contro blocchi, manifestazioni non autorizzate, ecc.

Il centro per l’esercitazione al combattimento (CEC, 23’000 ettari) del Heer (esercito) nella brughiera di Colbitz-Lentzling della regione Altmark, nel nord del Land Sassonia-Anhalt della Repubblica Federale Tedesca, è la struttura centrale per la formazione della Bundeswehr ( l’esercito federale), dove ogni militare tedeschx previstx per le missioni all’estero passano due settimane d’addestramento conclusivo. Il campo è munito di complessi sistemi di simulazione (per es. per sparare con i laser sui nemici, ancora immaginari, in Afganistan…). Poiché manca la simulazione dei scenari collocati, come negli ultimi anni, sempre di più nelle aree urbane, nel CEC stanno costruendo un’intera città per addestrare il personale militare per il combattimento casa per casa, strada per strada. Per circa 100 milioni di euro sarà la città-addestramento più grande d’Europa ed è costruita su 6 km2 con tanto di canalizzazione, metropolitana, centrale idrica ed elettrica, zona industriale, quartiere diplomatico, baraccopoli, centro commerciale, campo sportivo, area boschiva e moschea occasionalmente convertibile in chiesa. Questo perché prevedono che nel 2035 il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città e fino al 2070 addirittura il 70% e che’ si dovrebbe ipotizzare interventi urbani sempre più frequenti della Bundeswehr.
Ma già oggi il CEC è affittato regolarmente dai partner NATO ed EU per delle esercitazioni congiunte dei vari eserciti europei. Che in futuro saranno intensificate per le forze militari e di polizia strutturate militarmente dei vari paesi.
Ormai è da tanto tempo che stanno formando delle unità militari e di polizia specializzate nell’intervento internazionale contro ogni espressione insurrezionale. Dopo i disordini del 1998 in Bosnia-Herzegowina (sotto amministrazione ONU), gli. USA ordinarono ai carabinieri italiani di formare una truppa di gendarmeria internazionale capace di “mantenere l’ordine pubblico”, vale a dire di mantenere sotto controllo la popolazione in zone di guerra o post-guerra, e si formò la prima unità multinazionale specializzata (MPU) impiegata nell’ambito delle “forze di stabilizzazione” della NATO.
Sempre sotto comando USA ma in base ad un trattato internazionale stipulato nel 2004 dai capi di Stato che parteciparono al G8 di Sea lsland, nel 2005 fu installato il centro di competenza per le unità di stabilizzazione (Coespu) con sede a Vicenza nella caserma dei carabinieri Armando Chinotto, sprovvista però di un grande campo di addestramento tipo CEC.
Secondo il direttore del Coespu, il generale dei carabinieri Paolo Nardone, si tratta piuttosto di un centro di formazione che concentra e trasmette delle competenze con seminari e convegni e compone delle «robuste forze di polizia per le missioni internazionali di pace», vale a dire forze di gendarmeria formate sul modello dei carabinieri italiani, cioè unità ibride con competenze militari e di polizia munite d’armi pesanti ma anche “non letali” che possono operare sotto comando sia militare sia civile. Continue reading


LA GUERRA FRA POVERI, DIETRO L’ANGOLO

Ci raccontano che certi orrori del passato sono per fortuna scomparsi. Ma non è così. E per accorgersene non è necessario guardare a ciò che sta accadendo in Iraq, in Siria, in Ucraina o in Palestina. A volte basta girare l’angolo.

A Marco (Rovereto), quest’estate, l’aggressione a una giovane donna è stata l’occasione per una colpevolizzazione collettiva di tutti i profughi presenti e futuri “ospitati” all’ex Polveriera.

Giornali, polizia, politici di destra e di sinistra, Circoscrizione di Marco hanno creato un clima sociale che è arrivato a pochi passi dal linciaggio. Poco è mancato che certi discorsi da piazza o da bar si trasformassero in spedizione punitiva.

Questo numero del foglio di critica sociale “Adesso” è dedicato a questa vicenda.

ADESSO n.29


Oltre le frontiere. La resistenza delle comunità federaliste e libertarie fra Siria e Iraq

Ascolta l’intervista: Radio Black Out:

http://radioblackout.org/2014/09/oltre-le-frontiere-la-resistenza-delle-comunita-federaliste-e-libertarie-tra-siria-e-iraq/

 Le notizie dal Vicino e Medio Oriente si susseguono a un ritmo incalzante. Il Kurdistan si trova, ancora una volta, nell’occhio del ciclone, dilaniato dall’esplodere delle tensioni tra le potenze regionali che si spartiscono il suo territorio.

Non è semplice, in un simile scenario, fornire un quadro della situazione che non sia immediatamente superato dall’incedere degli eventi. I quintali di notizie, parole, immagini, vomitati dai mass media, invece di chiarire la complessità dello scenario mediorientale, contribuiscono a spargere una confusione che è tutt’altro che casuale.

Perciò ci sembra prioritario – nei limiti di quanto è possibile fare in un breve articolo – provare a fornire qualche strumento interpretativo utile a comprendere le dinamiche in corso con uno sguardo di più lungo periodo rispetto alla cronaca emergenziale del giorno dopo giorno.

Da un lato, è necessario ricordare come quel che accade in Kurdistan (e più in generale in Medio Oriente) sia sempre, anche, il precipitato dell’inter-azione di forze esterne, a cominciare dagli Stati che ne occupano il territorio, ossia la Turchia, la Siria, l’Iraq e l’Iran (a loro volta, peraltro, veicoli di uno scontro di interessi su scala mondiale).

Dall’altro, è bene sottolineare come ciò non precluda l’esistenza di specifiche dinamiche locali, le quali, anzi, dimostrano sempre più spesso come proprio questi momenti di crisi e disfacimento possano rappresentare le crepe da cui emergono nuovi percorsi di autonomia, rivolta e protagonismo popolare.

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Né con l’Ucraina né con la Russia

 

Riceviamo e diffondiamo la versione italiana di un testo pubblicato su Tridni Valka. Segue un estratto dall’introduzione dei compagni che ne hanno curato la traduzione:

Diserzioni di massa, proteste contro l’invio delle truppe al fronte, manifestazioni contro la guerra e contro il peggiorare delle condizioni di vita, scioperi di minatori difesi anche con le armi. Gli episodi raccontati nel testo che segue appartengono a un conflitto che non è certo nato qualche mese fa in Ucraina, ma accompagna praticamente da sempre la storia dell’umanità,
intrecciandosi, o meglio, tentando di resistere e opporsi alle guerre che di volta in volta contrappongono gli Stati ma anche potenze dai tratti meno formali. La lotta di classe. Di questo conflitto, di questa resistenza proletaria alla guerra non vi è alcuna traccia nella mole di informazioni sulla vicenda ucraina che da mesi ci sommerge. E non è certo un caso. Per questo,
nonostante non ne condividiamo completamente l’analisi di fondo, abbiamo deciso di tradurre e presentarvi questo testo, pubblicato sul blog di un gruppo di compagni cechi chiamato “Tridni Valka”, Guerra di Classe.

né con l’Ucraina né con la Russia


Israele/Palestina – Dichiarazione di un giovane refuznik

Tradotto in italiano a partire dalla traduzione francese: http://non-fides.fr/?Israel-Palestine-j-appelle-les#nb1

Israele-Palestina: “Faccio appello ai soldati semplici ed ai riservisti affinché rifiutino di  obbedire agli ordini e non partecipino al massacro”.

Dichiarazione di diserzione di un giovane israeliano

Udi Segal, giovane israeliano di 19 anni, doveva incominciare il servizio militare lunedì 28 luglio 2014. Nonostante sia obbligato per legge, come la maggior parte degli israeliani ebrei della sua età, a partire militare una volta finito il liceo, Udi ha rifiutato.
È uno di quelli che vengono chiamati refuznik (in ebraico sarvan, da sirev: “ha rifiutato”), come gli altri giovani che rifiutano di servire in Tsahal. Alcuni di loro rifiutano di prestare servizio nei territori palestinesi occupati, altri rifiutano di essere incorporati del tutto, come nel caso di Udi.
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