Golfo di Augusta sempre più a rischio Chernobyl-Fukushima

di Antonio Mazzeo

Gli abitanti del polo chimico e petrolifero di Augusta-Melilli-Priolo, in provincia di Siracusa, sanno di vivere in una delle aree più a rischio e inquinate d’Italia. Lo chiamano giustamente il “golfo della morte”. Alle spalle, le grotte e le cave naturali dei monti Climiti, per decenni depositi delle armi chimiche in dotazione alle forze armate italiane e statunitensi. Sulla costa, selve di ciminiere, raffinerie e oleodotti: hanno avvelenato le acque e i fondali con arsenico, mercurio, metalli pesanti, diossine, idrocarburi e scorie cancerogene. Infine il porto, uno dei più grandi d’Italia, 6,8 km di pontili dove si movimentano annualmente oltre 31,5 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi. Un’area del complesso è off limits: serve per gli attracchi delle unità della marina militare impegnate nei pattugliamenti del Canale di Sicilia e per rifornire di carburante e munizioni la VI Flotta USA e le navi da guerra degli alleati NATO. Con la guerra alla Libia il via vai militare si è fatto ancora più intenso ed è sempre meno raro osservare nel golfo le minacciose sagome dei sottomarini nucleari delle classi “Ohio” e “Los Angeles” della US Navy, quelli che hanno sferrato gli attacchi con centinaia di missili da crociera “Tomahawk” all’uranio impoverito. Presenze dall’insostenibile impatto ambientale che mettono ancora più a rischio la sicurezza e la salute della popolazione, ignara – stavolta – di convivere a fianco di reattori simili a quelli della famigerata centrale di Chernobyl. Continue reading


Catania-Fontanarossa per la guerra contro la Libia

di Antonio Mazzeo

C’è chi chiede più aerei, più missili e più bombe, chi vorrebbe lo sbarco dei marines e l’intervento delle forze terrestri. Tutti in ordine sparso, il coordinamento tra i comandi è scarsissimo e le divisioni in ambito NATO si fanno giorno per giorno sempre più evidenti. E alla fine, la “coalizione dei volenterosi” in guerra contro la Libia rischia di trasformarsi in un’armata Brancaleone alla nuova crociata del XXI secolo.
Ne sanno qualcosa le forze armate svedesi, tornate ad una missione militare in Africa dopo un’assenza di mezzo secolo (l’ultima volta si era trattato del Congo negli anni ’60). Dopo l’invio a Sigonella di otto caccia multiruolo JAS 39 “Gripen” (Grifone) e la partecipazione alle attività d’interdizione aerea nei cieli di Tripoli e Bengasi, finite le scorte di combustibile, la Swedish Air Force ha scoperto che i velivoli non sono omologati all’uso del carburante in dotazione agli aerei della marina e dell’aeronautica militare USA ospitati nella base aeronavale siciliana. Stop alle operazioni, dunque, e caccia a terra fino a quando non è stata trovata una soluzione d’emergenza. Le autorità italiane hanno consentito ad un aereo cisterna TP 84 (versione scandinava dell’aereo da trasporto C-130 “Hercules”) di utilizzare le piste dell’aeroporto di Catania-Fontanarossa per rifornirsi di carburante presso la locale stazione Agip. Con buona pace degli attoniti passeggeri che s’interrogano sulla conversione alla guerra di quello che è il principale scalo siciliano e il terzo in Italia come volume di traffico. La Sicilia dunque sempre più trampolino di guerra alla Libia: agli attacchi dei reparti di volo USA e NATO erano già stati destinati Sigonella, Trapani-Birgi e Pantelleria. Adesso c’è pure Fontanarossa… Continue reading


Da Quirra

Un documento dalla lotta contro il poligono militare:

Scarica qui “atobiu”


Birdi ke su porru

Un giornale sardo contro la militarizzazione del territorio e non solo.

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I fiammiferi e le idee

 Al termine di una delle decine di perquisizioni eseguite in tutta Italia, il 6 aprile, su di un tavolo c’era il materiale sequestrato dalla Digos: una pila di giornali e volantini anarchici con sopra una scatola di fiammiferi. Una metafora variamente interpretabile.

Bruciamo le idee sovversive? Oppure le idee sovversive sono come il proverbiale fiammifero che può incendiare la prateria?

L’operazione repressiva che ha colpito le compagne e i compagni di Fuoriluogo, e che si è estesa a varie delle loro “frequentazioni non occasionali”, è indicativa dei tempi in cui viviamo.

Anni di iniziative, di assemblee, di presìdi, di manifestazioni, di occupazioni, di scontri con la polizia, di blocchi e diverse azioni anonime contro le strutture del dominio, della segregazione, della guerra diventano un’“associazione a delinquere” con tanto di capi e di sottoposti. Con l’arresto di sei compagni (uno poi rilasciato), le misure restrittive applicate ad altri sette e il sequestro di uno spazio di documentazione, la procura di Bologna non vuole solo far terra bruciata attorno ad alcuni anarchici, ma cancellarne la presenza e la minaccia.    Continue reading


Fuori la guerra dall’università

Venerdì 25 marzo presso il Polo scientifico e tecnologico “Fabio Ferrari” della Facoltà di Scienze e Ingegneria dell’Università di Trento si è svolto l’Education Day, giornata dedicata alla presentazione dei corsi universitari e organizzata in stretta collaborazione con le maggiori aziende del settore. Questa serie di lezioni e incontri con docenti, ricercatori e manager è stata interrotta da un gruppo di antimilitaristi che hanno ricordato la sinergia tra ricerca universitaria, aziende produttrici di armi e guerre in corso. In particolare, attraverso una serie di interventi e in un testo distribuito, si è messa in evidenza la connessione del DISI (Dipartimento di Ingegneria e Scienze Informatiche) e di alcuni centri di ricerca ad esso collegati (Eledia Group, Rs Lab) con Finmeccanica. Nonostante la reazione stizzita di alcuni dei docenti coinvolti, in particolare di Fausto Giunchiglia, ordinario di Ingegneria e membro del comitato scientifico di Eurotech (azienda correlata a Finmeccanica), si è aperto uno spazio di discussione con alcuni studenti e ricercatori mettendo al centro le responsabilità di una ricerca scientifica sempre più al servizio di interessi privati e funzionale allo sviluppo di tecnologie che trovano applicazione in campo bellico.

Informare di queste responsabilità è un primo passo per scacciare la guerra dall’Università e dalle nostre vite.

Per maggiori informazioni sulle iniziative e su incontri di approfondimento: fuorilaguerradalluniversita@gmail.com

Leggi il volantino distribuito


Corteo a Bologna, il 16 aprile

Scarica il manifesto


Dossier sull’ENI

Scarica, stampa e diffondi il dossier sull’Eni: le sue malefatte, e le malefatte contro di lei. Da stampare preferibilmente su carta gialla, formato A3 fronte retro.


Roma, iniziativa contro Finmeccanica

Riceviamo e diffondiamo:

Finmeccanica meccanica di morte

Martedì 29 un corteo pubblico non autorizzato contro la guerra, partito da piazza Mazzini passa davanti alla sede di Finmeccanica in piazza Montegrappa, che viene colpita da lanci di vernice.
Nell’andarsene il corteo è stato rincorso e disperso dalla celere. Sei compagne ed un compagno sono stati fermati. Saranno rilasciati in serata con denunce a piede libero.
Le responsabilità di Finmeccanica, colosso del capitalismo italiano, sono enormi, i suoi affari grondano sangue.
I tornado italiani che bombardano la Libia sono di sua fabbricazione.
Le armi, i mezzi blindati, i carri armati e le armi di Gheddafi anche essi sono marchiati Finmeccanica.
Gheddafi stesso attraverso Unicredit possiede azione Finmeccanica. Dove c’è guerra questi assassini vendono armi ad entrambi gli schieramenti. Dove c’è guerra per loro c’è profitto.
L’attacco diffuso alle ditte, le imprese, gli enti di ricerca è una delle possibilità praticabili per tutti quegli antimilitaristi che hanno a cuore la distruzione di questa società e del suo sviluppo tecnologico, votato allo sfruttamento degli oppressi e al rafforzamento del dominio dei ricchi.
Contro la pace fatta di CIE, frontiere insanguinate, città militarizzate.
Contro la guerra e il suo business di morte. Contro Finmeccanica!

SOLIDARIETA’ TRA GLI OPPRESSI, GUERRA AGLI OPPRESSORI


Il 4 aprile, alle 18 a sociologia, Trento