Per contro-insurrezione intendiamo tutti quegli interventi che vengono operati dal potere dominante nei confronti dello spazio circostante, spazio sociale e relazionale, spazio geografico ed urbano, ma anche spazio semantico, concettuale e filologico, con l’obbiettivo di rafforzare e proteggere le propria fondamenta dal rischio di una radicale messa in discussione e destabilizzazione delle stesse.
Questa frase riportata definisce in modo puntuale le pratiche e i contenuti che sottendono un intervento definito dagli analisti militari e di controllo sociale come contro-insurrezionale. Queste dinamiche, dapprima evocate o analizzate come situazioni abbastanza lontane dalla nostra quotidianità, divengono mano a mano sempre più visibili e pressanti, facendoci ricordare a noi tutti che l’anno 2020 del famigerato rapporto NATO sulle operazioni urbane è ormai alle porte. Basti pensare all’accelerazione di queste dinamiche solo nell’anno appena trascorso in italia, dove le città sono state invase da corpi speciali dell’arma dei carabinieri e dove il sindaco di Milano, Sala, ha proposto l’utilizzo dei soldati per la militarizzazione delle periferie. Ecco una proposta inquietante che è stata ripresa da vari esponenti del dominio anche per le periferie di altre città anche di minor dimensione. Questo improvviso scatto in avanti da parte dello Stato nel predisporre nel territorio un dispositivo contro-insurrezionale articolato, non è però scevro di contraddizioni e di problematiche per lor signori, che, purtroppo, non provengono da una contrapposizione di classe a queste misure da parte degli sfruttati, ma banalmente dal fatto che la presenza dei militari nelle strade richiede un aggiornamento della legislazione dei padroni della società.