Monthly Archives: Gennaio 2021

Un’altra storia

Riceviamo e diffondiamo:

Un’altra storia

Esiste una storia della lotta contro il MUOS che non è mai stata raccontata. Una storia fatta di persone che qualche anno fa a Niscemi hanno respirato e cospirato insieme per scagliarsi contro la costruzione del M.U.O.S., un moderno sistema di telecomunicazioni satellitari della marina militare statunitense utilizzato per coordinare in modo capillare tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo. E’ una storia che racconta un periodo in cui la possibilità di intersecare la rabbia di ogni singolo individuo per canalizzarla verso forme di lotta e di conflitto concreti sembrava reale. Ma è anche una storia che ricorda, una volta ancora, che se non c’è una visione condivisa sulla critica all’esistente e sui diversi modi per minare gli ingranaggi che lo mantengono in vita, e se non c’è una condivisione sulla necessità e l’urgenza di orizzontalità e di autodeterminazione di ogni singola individualità all’interno di un gruppo di persone, non è possibile percorrere la stessa strada fianco a fianco. Il fine non giustifica i mezzi, se i mezzi non sono condivisi; e i mezzi sono anch’essi parte del fine. Quando una lotta introietta impietosamente le stesse dinamiche di potere “esterne” – che poi tanto esterne non sono – creando una divisione tra “buoni” e “cattivi” (dove i cattivi sono ovviamente le individualità più radicali, più libere e più avvezze ad ogni dinamica di esercizio del potere), è chiaro che non solo i metodi non sono condivisi, ma non lo è neppure il fine in sé. Quando un movimento di lotta tende a romanzare alcune azioni simboliche e autoreferenziali e chi le compie e nel contempo cerca di sotterrare quelle più radicali, dissociandosi e lasciando solo chi si trova a dover affrontare le conseguenze della repressione, hai la certezza assoluta che nulla possa più essere condiviso con certi individui e con certe dinamiche di movimento.

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Lipsia (Germania): incendiate jeep dell’esercito

Lipsia (Germania): incendiate jeep dell’esercito

de.indymedia.org / 1° gennaio 2021

[traduzione da attaque.noblogs.org]

Nella tarda serata del 31 dicembre 2020, abbiamo incendiato sette jeep della Bundeswehr [esercito tedesco], sul parcheggio della Mercedes a Lipsia-Schönefeld. L’esercito merita la nostra attenzione in quanto cassetta degli attrezzi della repressione statale, al pari delle altre istituzioni colpite, questi ultimi anni, in occasione di San Silvestro.
Numerosi argomenti validi posso essere richiamati per criticare la Bundeswehr: fa la guerra («missioni di forza all’estero»). È concepita per far rispettare, con la forza, gli interessi dello Stato tedesco nel mondo intero. Si tratta di una struttura autoritaria, piena di reti di destra e caratterizzata da rapporti machisti. Con la piattaforma militare dell’aeroporto di Lipsia-Halle, la città di Lipsia, che aspira a una buona reputazione, dispone anche di una struttura militare che può operare nel mondo intero.

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Solidarietà ai compagni/e indagati/e

Tratto da https://www.facebook.com/Bolzano-Antimilitarista-1644362495794034/?hc_ref=ARS8dzm73cNB7-KM94PWVcFLfXOCG3-WJJ01K4bScDfwPCdW1awsyQrtw1x5_3mNscg&fref=nf&__tn__=kCH-R

 

SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI/E INDAGATI/E

Pubblichiamo l’appello dell’assemblea degli indagati e solidali dell’Operazione Lince. Condividiamo e partecipiamo in massa!

CONTRO LE BASI, AZIONE DIRETTA

Questo slogan ha animato le lotte antimilitariste tra il 2014 e il 2017. Ora lo Stato presenta il conto.

Il 27 gennaio inizierà il processo per l’Operazione Lince, con 45 indagati di cui 5 per 270bis, associazione sovversiva con finalità di terrorismo, proprio per queste lotte.

Il 19 gennaio ci sarà l’udienza per la Sorveglianza Speciale per gli stessi 5 indagati per terrorismo.

A bloccare la macchina della guerra c’eravamo tutti e tutte. Non lasciamo soli i nostri compagni e le nostre compagne indagate.

Il 19 gennaio, alle ore 9, fronte Tribunale di Cagliari.

Il 27 gennaio, alle ore 9, fronte Tribunale di Cagliari.

Contro le basi tanti modi, un’unica lotta.

Indagati e Solidali


Bolzano – Scuole Gianni Rodari: Fuori l’Esercito e la guerra dalla scuola

Tratto da https://oltreilponte.noblogs.org/post/2021/01/04/bolzano-scuole-gianni-rodari-fuori-lesercito-e-la-guerra-dalla-scuola/

Bolzano – Scuole Gianni Rodari: Fuori l’Esercito e la guerra dalla scuola

Oggi come ieri la guerra è sempre stata legata a doppio filo con la propaganda, con l’esigenza di giustificare agli occhi della popolazione l’immenso spreco di risorse sociali ed economiche che viene destinato all’Esercito, un apparato mastodontico che assorbe immense risorse che potrebbero e dovrebbero essere destinate a scuole ed ospedali, per esempio. Un apparato che recluta i propri membri fra le parti più povere della popolazione e che costruisce uomini incapaci di pensare, trasformati in strumenti di oppressione. Una struttura parassitaria che soprattutto oggi, in tempi di pandemia da COVID, richiede per il suo mantenimento una spesa insostenibile a livello di armamenti e mantenimento di missioni militari di guerra all’estero.

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Sigonella, al via i lavori per la nuova megastazione di telecomunicazioni delle forze armate USA

Riceviamo e pubblichiamo:

Sigonella, al via i lavori per la nuova megastazione di telecomunicazioni delle forze armate USA


Entrerà in funzione a Sigonella nella primavera 2024 uno dei principali centri di comunicazione delle forze armate USA a livello mondiale. Il Pentagono ha reso noto di aver firmato il 29 settembre 2020 un contratto per la realizzazione di una nuova Stazione di telecomunicazioni satellitari all’interno della grande base aeronavale siciliana. I lavori sono stati affidati alla Wolff & Muller Government Services Italia S.r.l. di Milano e prevedono una spesa compresa tra i 39 milioni e 700 mila e i 42 milioni di dollari, quasi il 50% in meno di quanto era previsto nel progetto predisposto nel marzo 2019 dal Dipartimento di U.S. Navy e poi autorizzato dal Congresso degli Stati Uniti d’America (77 milioni e 400 mila dollari).

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La NATO e i nuovi gioielli di morte della base di Sigonella

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La NATO e i nuovi gioielli di morte della base di Sigonella


La Nato organizza nuovi sistemi di controllo mondiale. La base di Sigonella è stata scelta come centro di comando e controllo dei velivoli senza pilota che possono operare dall’Oceano Atlantico al Medio Oriente, dal Baltico sino al Sud Africa. Intanto alcune della aziende chiamate ai lavori per il nuovo centro AGS Nato ricevono fondi a pioggia dall’Alleanza Atlantica, dalle Agenzie ONU, dalle forze armate per ristrutturare, potenziare, realizzare misure di difesa passiva e attiva, recinzioni armate, sistemi di videosorveglianza, in mezzo mondo… 

Cinque droni per le prossime guerre della NATO. Sono i Phoenix del nuovo sistema di “sorveglianza terrestre” AGS, gioielli di morte del complesso militare-industriale statunitense, schierati da qualche mese nello scalo di Sigonella. La stazione aeronavale siciliana è stata scelta infatti come main base e centro di comando e controllo dei velivoli senza pilota che possono operare dall’Oceano Atlantico al Medio oriente, dal Baltico sino al Sud Africa. Per l’ambizioso e costosissimo programma dell’Alleanza Atlantica sono in corso imponenti lavori infrastrutturali che cambieranno il volto di Sigonella. In cantiere la realizzazione di 14 edifici in una superficie complessiva di 26.700 metri quadrati, per ospitare centrali radio, uffici, caserme, hangar e officine di manutenzione dei droni NATO.

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Leonardo-Finmeccanica con Israele per produrre software e componenti dei carri armati USA

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Leonardo-Finmeccanica con Israele per produrre software e componenti dei carri armati USA


Leonardo (ex Finmeccanica) rafforza la propria partnership con il complesso militare-industriale israeliano grazie alle commesse multimilionarie del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America.

Con un comunicato a firma della controllata statunitense dell’holding italiana (Leonardo DRS) e di Rafael Advanced Defense Systems (azienda israeliana produttrice di sistemi di intelligence e telecomunicazione avanzata), è stata annunciata la consegna finale dei sistemi di “protezione attiva” Trophy APS che saranno installati nei carri armati “Abrams” M1A1/A2 MBT dell’Esercito e del Corpo dei Marines USA. Progettato e realizzato in Israele, il sistema Trophy APS ha la funzione di proteggere i veicoli da guerra terrestri da eventuali attacchi simultanei di razzi e missili provenienti da più fonti. Leonardo DRS, partner strategico di Rafael Advanced Defense Systems, ha fornito il caricatore automatico modificato per il Trophy APS.

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L’oscena caccia-triangolazione tra Italia, Grecia e Israele

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L’oscena caccia-triangolazione tra Italia, Grecia e Israele

 


Cinque mesi di negoziati e alla fine il Ministero della difesa greco ha fatto la sua scelta: sarà Elbit Systems Ltd, una delle maggiori aziende dell’agguerrito complesso militare-industriale d’Israele, a fornire i velivoli e i simulatori avanzati destinati alla Scuola di addestramento di volo dell’Aeronautica militare che sarà realizzata a Kalamata, nel Peloponneso. L’accordo, sottoscritto dai vertici militari dei due paesi,  comporterà una spesa da parte ellenica di un miliardo e 680 milioni di dollari; Elbit Systems consegnerà dieci caccia-addestratori M-346, assicurando altresì per i prossimi vent’anni l’addestramento e le relative attività logistiche a favore del personale militare greco.

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Un centinaio di blindati da guerra, il “regalo” miliardario di fine d’anno del governo Conte agli italiani

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Un centinaio di blindati da guerra, il “regalo” miliardario di fine d’anno del governo Conte agli italiani

 


Fine 2020 con il botto per l’Esercito italiano. Il giorno di san Silvestro il consorzio militare-industriale Iveco – Oto Melara ha reso noto di aver firmato con la Direzione Nazionale degli Armamenti del Ministero della Difesa il contratto miliardario per la produzione di 86 esemplari della nuova blindo armata “Centauro 2” (con l’opzione della consegna di altre dieci unità all’Esercito) e la fornitura del relativo supporto logistico integrato e delle attrezzature di officina necessarie alla manutenzione dei veicoli. “Il contratto segna il proseguimento della fornitura iniziale dei primi dieci esemplari acquisiti nel luglio 2018 e garantisce una stabilità di lungo periodo consolidando il presidio di competenze strategiche per il settore terrestre dell’industria nazionale della Difesa e assicurando la continuità produttiva”, riporta la contorta nota delle due aziende.

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ENI rafforza presenza negli Emirati Arabi Uniti con nuove acquisizioni offshore

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ENI rafforza presenza negli Emirati Arabi Uniti con nuove acquisizioni offshore


Negli stessi giorni in cui il Parlamento chiedeva al Governo la proroga della sospensione dell’esportazione di alcuni sistemi d’arma ad Arabia saudita ed Emirati Arabi Uniti per i crimini commessi in Yemen, il colosso energetico ENI – controllato in parte dallo Stato italiano – decideva di espandere la propria presenza in territorio emiratino. A fine dicembre l’azienda italiana ha firmato infatti un contratto per l’acquisizione di una quota del 70% della concessione nel Blocco esplorativo 3, situato nell’offshore nord-occidentale di Abu Dhabi. L’accordo di concessione è stato firmato dal ministro dell’Industria degli Emirati Arabi nonché amministratore delegato dell’Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC) Sultan Ahmed Al Jaber, dall’Ad di ENI Claudio Descalzi e da Phongsthorn Thavisin, general manager della società petrolifera thailandese PTT Exploration and Production Public Company Limited (PTTEP), anch’essa parte del consorzio con una quota di minoranza.

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