Signornò!
Da un interessante dossier prodotto dal Centro di documentazione contro la guerra – intitolato La guerra che verrà… – riprendiamo questa lettera con cui una sessantina di studenti israeliani di diciotto anni dichiara di non voler prender parte, accettando la coscrizione militare, all’oppressione del popolo palestinese. Ecco l’elemento che la Macchina digitale-bellica non è ancora riuscito a soppiantare: la coscienza. Senza collaborazionismo, non c’è guerra. Un testo da diffondere.
Pensando a giovani così, il futuro ci appare meno sinistro.
Siamo un gruppo di diciottenni israeliani a un bivio. Lo stato israeliano chiede la nostra coscrizione nell’esercito. Si presume una forza di difesa che dovrebbe salvaguardare l’esistenza dello Stato di Israele. In realtà, l’obiettivo dell’esercito israeliano non è difendersi da forze armate ostili, ma esercitare il controllo su una popolazione civile. In altre parole, la nostra coscrizione all’esercito israeliano ha un contesto politico e molte implicazioni. Ha implicazioni, in primo luogo, sulla vita del popolo palestinese che ha vissuto sotto l’occupazione violenta per 72 anni. In effetti, la politica sionista di brutale violenza ed espulsione dei palestinesi dalle loro case e dalle loro terre è iniziata nel 1948 e da allora non si è più fermata. L’occupazione sta anche avvelenando la società israeliana: è violenta, militarista, oppressiva e sciovinista. È nostro dovere opporci a questa realtà distruttiva unendo le nostre lotte e rifiutando di servire questi sistemi violenti, primo fra tutti quello militare. Il nostro rifiuto di arruolarci nell’esercito non significa voltare le spalle alla società israeliana. Al contrario, il nostro rifiuto è un’assunzione di responsabilità delle nostre azioni e delle loro ripercussioni.
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