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E’ uscito il libro: Lo spillover del profitto. Capitalismo, guerre ed epidemie

LO SPILLOVER DEL PROFITTO

Capitalismo, guerre ed epidemie a cura di Calusca City Lights Edizioni Colibrì, Milano, luglio 2020, 144 pp. Euro 14,00

Come Centro di documentazione contro la guerra abbiamo contribuito all’edizione del libro che pone una domanda cruciale: “Il 2020 sarà l’anno della seconda (e ultima) grande crisi del capitalismo, dopo quella del 1929, che annuncerà un ‘Ottobre 1917’ a livello mondiale?”. E lo fa, dopo avere tratteggiato i nessi stringenti fra “capitalismo, guerre ed epidemie”, avere proposto alcuni approfondimenti sul carattere duale (civile e militare) delle tecno-scienze contemporanee e avere ragionato intorno alla “economia di guerra”.

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Missili di co-produzione italiana all’Egitto del dittatore Al-Sisi

 Tratto da https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/09/missili-di-co-produzione-italiana.html

Missili di co-produzione italiana all’Egitto del dittatore Al-Sisi


Più di un centinaio di missili di produzione anglo-franco-italiana per le nuove unità da guerra del dittatore Abdel Fattah al-Sisi. Secondo il quotidiano on line La Tribune, il governo egiziano ha scelto il consorzio europeo MBDA (di proprietà per il 75% delle holding Airbus e BAE Systems e per il restante 25% di Leonardo-Finmeccanica), per la fornitura dei sistemi missilistici superficie-aria destinati ad armare le quattro fregate della classe Meko A200 recentemente acquistate.

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Fincantieri vara navi da guerra. Destinazione Qatar

Tratto da https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/09/fincantieri-vara-navi-da-guerra.html

 

Fincantieri vara navi da guerra. Destinazione Qatar

Varo tecnico negli stabilimenti navali del Muggiano (La Spezia) del primo pattugliatore “Offshore Patrol Vessel (OPV)” commissionato dalla Marina militare del Qatar alla holding a capitale pubblico Fincantieri S.p.A.. Alla presenza del ministro della Difesa Lorenzo Guerini e del ministro di Stato per gli Affari della Difesa del Qatar Khalid bin Mohammad al Attiyah, il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo e l’amministratore delegato Giuseppe Bono hanno ufficialmente presentato l’unità della classe“Musherib” che sarà consegnata al Qatar entro il 2022. Alla cerimonia hanno partecipato pure i Capi di Stato maggiore delle Marine di Italia e Qatar, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragon e il generale Abdulla Hassan Al Suleiti.

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Frontex a caccia di migranti grazie ad israele e al complesso militare-industriale ue

Tratto da https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/09/frontex-caccia-di-migranti-grazie-ad.html

Frontex a caccia di migranti grazie ad Israele e al complesso militare-industriale UE


La realizzazione di un sistema di comando che sovrintenda alle attività di controllo delle frontiere marittime dell’Unione Europea e favorisca lo scambio di informazioni tra le Marine militari, le Guardia coste e le forze di polizia dei paesi membri Ue ed extra-Ue come ad esempio Israele.

Con la supervisione e il supporto di Frontex, l’Agenzia a cui Bruxelles affida la sorveglianza dei flussi migratori e della frontiere esterne dell’Unione, il Ministero della Sicurezza Pubblica d’Israele, i Ministri della Difesa di Italia, Grecia e Portogallo, altri enti statali, importanti centri di ricerca nel settore della cyber security e alcune delle industrie aerospaziali militari europee hanno promosso il progetto Andromeda (An EnhaNceD Common InfoRmatiOn Sharing EnvironMent for BordEr CommanD, Control and CoordinAtion Systems), finanziato dalla Ue con 5 milioni di euro nell’ambito del programma di ricerca e innovazione “Horizon 2020”.

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L’economia di guerra e il suo doppio

Articolo tratto dal numero 11 della rivista anarchica “i giorni e le notti”

L’ECONOMIA DI GUERRA E IL SUO DOPPIO

Se non si considerano gli sconquassi che sta generando anche nel loro campo, l’attuale crisi del Coronavirus è da molti punti di vista una manna per la classe dirigente. Non solo perché costituisce un’occasione per avviare un’enorme rivoluzione tecnologica che potrebbe privarci di tutto ciò che ci rende propriamente umani, ma anche perché permette di attribuire a un imponderabile – un virus che sarebbe scaturito dalla Grande Nemica del capitalismo, la Natura – una crisi economica che si stava già preparando da tempo e che sta mettendo fine, in modo traumatico, a quella fase neoliberista dell’economia popolarmente nota come “globalizzazione”. Dalla crisi del 2008, della cui natura strettamente economica nessuno può dubitare, nulla è realmente cambiato nel modo di far soldi della finanza mondiale. I “salvataggi” delle banche, percepiti all’epoca come un’infrazione dei sacri principi liberisti, ma ampiamente invocati e incassati dai loro stessi propugnatori, non hanno fatto altro che continuare ad alimentare e gonfiare un’economia segnata dalla pura speculazione. Adesso, di fronte alla massiccia immissione di denaro nel sistema, letteralmente stampato con la creazione di una montagna di debito pubblico, uno spettro s’aggira tra le varie borghesie nazionali e le colonne dei loro giornali: “economia di guerra”. Ennesima apparizione del linguaggio bellicista in un mondo in cui ormai tutto parla il lessico della guerra, pensiamo che questa espressione abbia sensi diversi a seconda di chi la pronuncia, di quando, come e di fronte a chi viene pronunciata. Il senso di questo articolo è cercare di capire cosa sarà realmente l’economia di guerra, per non confonderla con il suo “doppio” propagandistico. Per il padronato, “economia di guerra” ha principalmente due sensi, a loro volta legati tra loro. Il primo è che qualcosa sta cambiando, e dovrà cambiare, nel modo di realizzare i profitti. Il secondo, è che sui profitti si sta allungando l’ombra dello Stato, che lo Stato sta “tornando”. Per noi, che siamo spiriti semplici, e che in tutti questi anni non abbiamo affatto visto sparire lo Stato, ma ce lo siamo sentiti sempre più sul collo, questa affermazione suona già strana. “Se n’è mai andato, lo Stato?” Cominciamo da qui.

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Il mare tra utopia e potere

Testo uscito sul numero 11 della rivista anarchica “i giorni e le notti

Il mare tra utopia e potere

Introduzione

Questo articolo è frutto di un anno di osservazione del mondo della logistica navale e della cosiddetta talassocrazia, cioè del potere perpetrato da parte di uno Stato-nazione sui mari e dei relativi conflitti per la sua acquisizione. Questo potere può essere di riviera – come la Russia – o di dimensioni planetarie come gli USA. Altri Paesi vivono ancora della rendita del colonialismo precedente alle due grandi guerre, senza contare le nuove potenze (prima tra tutte la Cina). Sui mari si intrecciano il mondo del commercio e della geopolitica militare; i due fattori, come ben si può presupporre, sono strettamente legati al controllo dei colli di bottiglia prettamente geografici. Si va dall’inserimento delle varie potenze capitaliste nei porti con i fondali più profondi per far entrare le sempre più mastodontiche navi da trasporto di container, ai porti con miglior logistica nel retroterra (ferrovie e magazzini) e con miglior tecnologia a disposizione (automazione, 5G, satelliti). Non secondaria, in Italia, è ovviamente la questione dell’accesso ai porti franchi (ZES, Zone Economicamente Speciali) con ricadute positive per quanto riguarda il peso fiscale delle merci e annessi controlli da parte dello Stato. Vorremmo dare uno sguardo di cosa sta avvenendo in modo veramente “rivoluzionario” in un aspetto della logistica spesso trascurato nelle analisi, o, meglio, mettere assieme in modo riassuntivo i pezzi di questo ambito fondamentale del capitale.

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War games nel Mediterraneo delle forze aeree e navali di USA e Marocco

WAR GAMES NEL MEDITERRANEO DELLE FORZE AEREE E NAVALI DI STATI UNITI E MAROCCO


Giochi di guerra nel Mediterraneo con le forze aeree e navali di Stati Uniti d’America e Marocco e l’impiego dei bombardieri B-52 “Stratofortresses” a capacità nucleare. Il Comando Strategico USA e l’US Africa Command hanno reso noto che il 7 settembre hanno preso il via le missioni di addestramento congiunte in nord Africa di due velivoli B-52H assegnati al 5° Stormo bombardieri dell’US Air Force di stanza nella base di Minot, North Dakota. Denominati “Bush 11” e “Bush 12”, le fortezze volanti sono decollate dalla base britannica di Fairford.

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Il “capitano coraggioso” Colaninno vende navi da guerra. L’ultima all’Algeria

Il “Capitano Coraggioso” Colaninno vende navi da guerra. L’ultima all’Algeria


Nuovi affari per il complesso militare-industriale italiano in Algeria. A fine luglio, i cantieri navali Intermarine di Sarzana hanno consegnato un’unità cacciamine alla Marina militare algerina.  Lunga 52,5 metri e larga 10, la nave da guerra ha un dislocamento di 700 tonnellate circa e può raggiungere velocità massime fra i 13 e i 16 nodi. Oltre a finalità d’individuazione e neutralizzazione di mine navali, l’unità può essere utilizzata per vere e proprie attività di combattimento grazie all’imbarco di due sistemi multiruolo per l’attacco simultaneo di bersagli OTO Marlin WS con cannone da 30 mm e direzione del tiro prodotti da Leonardo-Finmeccanica S.p.A.. Leonardo ha fornito pure i sensori elettrottici per il controllo del tiro e i sistemi di comando, controllo e comunicazione. Alla realizzazione del cacciamine ha contribuito la società di ingegneria e progettazione Orizzonte Sistemi Navali S.p.A., interamente controllata dalle holding a partecipazione statale Fincantieri e Leonardo.

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I ribelli dell’Adriatico. L’insurrezione di Valona e la rivolta di Ancona del 1920

Segnaliamo l’uscita di questo libro per conto delle edizioni Zero In Condotta:

Luigi Balsamini e Marco Rossi

I RIBELLI DELL’ADRIATICO

L’insurrezione di Valona e la rivolta di Ancona del 1920

pp.160 EUR 10,00

ISBN 978-88-95950-65-5

Giugno 1920: il Primo conflitto mondiale è terminato da due anni, ma navi da guerra della Marina militare italiana sparano cannonate sulle due sponde dell’Adriatico.

Davanti a Valona bombardano le posizioni degli insorti albanesi che stanno assediando la città per mettere fine all’occupazione coloniale italiana. Ad Ancona, invece, tirano granate sul popolo insorto a fianco dei bersaglieri che si rifiutano d’essere mandati a Valona.

La stampa borghese parla di “moti anarchisti”, ma nonostante il lavoro di agitazione contro il militarismo svolto, sin dai tempi della guerra di Libia, dagli anarchici, dai sindacalisti rivoluzionari dell’USI e dai socialisti “disfattisti”, la rivolta armata di Ancona – largamente spontanea – sorprende tutti e sarà uno dei momenti di più alta conflittualità del cosiddetto Biennio rosso.

La repressione statale ad Ancona causa oltre trenta vittime proletarie, ma il governo italiano è costretto a ritirare le truppe dall’Albania.

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La guerra quale costruttrice di città

Tratto da https://finimondo.org/node/2504

La guerra quale costruttrice di città

Lewis Mumford

 

Lo sviluppo intensivo dell’arte delle fortificazioni trasferì l’energia costruttiva dal piano dell’architettura a quello dell’ingegneria, dall’estetica del disegno a calcoli materiali di peso, numero e posizione: preludio alla più ampia tecnica della macchina. In special modo essa trasformò il quadro urbano dal mondo ristretto della città medievale con i suoi itinerari pedonali, le sue vedute chiuse, il suo spazio a mosaico, all’ampio mondo della politica barocca con il suo fuoco di artiglieria a lunga portata, i suoi veicoli a ruote, il suo crescente desiderio di conquistare spazio e di estendere la propria influenza.

Una buona parte del nuovo sistema di vita ebbe origine in un impulso verso la distruzione: distruzione a largo raggio. La fede cristiana e la cupidigia capitalistica si allearono per lanciare i nuovi conquistadores attraverso i mari a saccheggiare l’India, il Messico, il Perù: mentre il nuovo tipo di fortificazione, il nuovo tipo di esercito, il nuovo tipo di officina industriale, di cui troviamo il miglior esempio nei vasti arsenali e nelle fabbriche d’armi, congiurarono per sconvolgere i sistemi su base relativamente cooperativistica della città protetta. La protezione si mutò in sfruttamento spietato: invece di sicurezza gli uomini cercarono espansione avventurosa e conquista. E il proletariato era sottoposto in patria a una forma di governo non meno spietata e autocratica di quella che distrusse le civiltà indigene del Nord e del Sud America.

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